Lista dei putiniani: Mario Giordano scrive a Franco Gabrielli
É scattata la caccia alla talpa che avrebbe fornito il dossier con i nomi e i volti degli influencer e opinionisti filorussi in Italia
In una "cartolina" pubblicata su La Verità Mario Giordano si rivolge a Franco Gabrielli
Continua a far discutere il dossier segnaletico realizzato da un gruppo di lavoro e pubblicato dal Corriere della Sera, cui sembrerebbe che hanno partecipato anche le agenzie di intelligence, che avrebbero ispirato la lista dei putiniani in Italia. Franco Gabielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi Segreti, nella conferenza stampa, dopo la pubblicazione dell'articolo afferma: "Il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente), mi ha convinto a chiedere al Dis di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera".
Pertanto Mario Giordano, in quella che definisce una sua cartolina indirizzata a Gabrielli, pubblicata su La Verità, con schiettezza dopo un'analisi che riguardano l'operato del sottosegretario anche in altre vicende, riguardo a questa gli pone la domanda: "Ma proprio perché lei è così bravo, mi domando: chi diavolo gliel'ha fatto fare di organizzare la conferenza stampa di venerdì? Come le è saltato in mente di presentarsi a dire non c'è un dossier sui filo russi tenendo in mano il suddetto dossier?".
Il giornalista aggiunge: "Come pensa di poter essere ancora credibile se il documento che non doveva esistere, esiste a tal punto che viene contestualmente desegretato? Come pensa di poter tranquillizzare gli italiani se si viene a sapere che di documenti segreti per altro non ce n'era solo uno ma addirittura quattro? È normale che in un Paese democratico i servizi segreti stilino liste di persone colpevoli solo di criticare Draghi?
Lei, caro Gabrielli, ha detto che verranno puniti i colpevoli della fuga di notizia. Le scrivo per questa cartolina per pregarla di non farlo: il problema infatti non è chi ha dato la notizia sul dossier, il problema è che esiste il dossier. Anzi, senza la fuga di notizie non sapremmo quanto rischiano la nostra libertà e la democrazia nelle mani di persone come lei".
Ora, sempre secondo La Verità, è in atto la caccia alla talpa che ha consegnato ai giornalisti del Corriere della Sera il report riservato. I sospetti si stanno concentrando su un dirigente che avrebbe rapporti datati con una delle giornaliste che hanno pubblicato l'articolo. Va detto però che la lista dei possibili protagonisti della fuga di notizie è piuttosto variegata. L'elenco è ampio visto che all'ultima riunione del tavolo sulla cosiddetta minaccia ibrida della disinformazione, che dal 2019 si sarebbe riunito meno di una decina di volte, avrebbero partecipato esponenti dei nostri apparati di sicurezza (Dis, Aisi e Aise), dei ministeri degli Affari esteri, dell'Interno, della Difesa e dello Sviluppo economico (coinvolto nell'oscuramento di alcuni canali tv), del Dipartimento dell'informazione e dell'editoria che dipende da Palazzo Chigi, della neonata agenzia per la cybersicurezza nazionale e dell'Agcom.
Ma il documento potrebbe non necessariamente essere stato consegnato alle croniste da uno dei partecipanti alla riunione sopracitata, ma essere uscito da un cassetto di un ufficio di piazza Dante, sede del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, dove si riunisce il gruppo di lavoro.La talpa certamente starà tremando dopo aver sentito le dure parole pronunciate da Gabrielli, che vale la pena riportare: "È una cosa gravissima e che ha creato grande discredito. Ovviamente per chi mi conosce sa che nulla rimarrà impunito". Ha spiegato di doverlo al Paese e alla credibilità della nostra intelligence che ha ricordato di frequentare da lustri (è stato direttore dell'Aisi) e in cui, purtroppo, "ci sono persone di cui volentieri faremmo a meno".