Matti e assassini: il disastro delle Legge Basaglia, da Rovereto a Roma

Situazioni ben conosciute; il problema è nelle istituzioni che non agiscono preventivamente in maniera efficace e risolutiva

Di Giuseppe Vatinno
Cronache

Matti e assassini: dall'omicidio di Rovereto al "pazzo" di Spinaceto a Roma. Il disastro della Legge Basaglia non risparmia nessuna città

Nweke Chukwuka, 37 anni, di professione squilibrato e killer. Senza fissa dimora, spesso sotto effetto di droga ed alcol, era noto per i suoi comportamenti violenti. Urlava per strada e infastidiva chi passava nel parco Nikolajevka del quartiere di Santa Maria, a Rovereto. Giunto nel 2006 in Italia era sposato pur non avendo più rapporti con la famiglia. Ce li aveva invece con le due sorelle che conoscevano bene la sua violenza, perché le menava in continuazione.

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Già nel 2022 era stato arrestato, proprio nel mese di agosto, per aver minacciato la clientela di un bar con una bottiglia rotta. Chiamati i carabinieri aveva aggredito anche loro ed era stato arrestato. Dopo i domiciliari aveva ora solo l’obbligo di firma, a cui aveva ottemperato fino al giorno dell’omicidio, sabato scorso. Aveva richiesto il rinnovo del permesso di soggiorno fortunatamente negato, con i militari che avevano chiesto l’inasprimento della pena, tuttavia il giudice aveva negato la misura aggiuntiva (perché?).

La vittima, Iris Setti di 61 anni, era una ex funzionaria di banca. È stata aggredita con inaudita violenza con calci e pugni, finita con il volto irriconoscibile per i colpi inferti. Quando l’hanno arrestato era ubriaco. L’ha massacrata sfilandole anche un anello dal dito. La donna frequentava quel parco perché lo attraversava per andare a trovare la madre anziana. Ancora non si sa se c’è stato uno stupro. Le due sorelle, Anthonia e Linda, lo consideravano assai pericoloso: "Lo avevamo detto ai carabinieri l’ultima volta che ci aveva aggredito: se va avanti così prima o poi ucciderà qualcuno. Avevamo chiesto gli venisse fatto un TSO. Ci hanno risposto che, finché non avesse davvero ammazzato una persona, loro non potevano farci niente. Ora è successo".

Ed il punto è proprio questo.

Perché l’episodio di Rovereto non è certo un caso isolato. Purtroppo ogni città, paese, quartiere d’Italia ha almeno un “pazzo” scatenato ben conosciuto da tutti per i suoi comportamenti e le istituzioni non fanno nulla. Ad esempio Roma ne ha diversi per ogni quartiere. È “famoso” uno squilibrato drogato che gira per Spinaceto, periferia sud della Capitale vicino a dove abita la premier Meloni, con le stesse caratteristiche comportamentali di Chukwuka. Segnalato al locale commissariato di Polizia i cittadini hanno avuto la stessa risposta delle sorelle di Rovereto.

Eppure la situazione è ben conosciuta. In questi casi il problema è nelle istituzioni che non agiscono preventivamente in maniera efficace e risolutiva. Nel caso di Rovereto c’è anche un giudice che ha –a quanto si sa- negato l’inasprimento della pena. E poi data la sua nota pericolosità perché non era in gattabuia o in un reparto psichiatrico? Le sorelle chiedono il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), ma nessuno fa niente. Anche perché c’è una proceduta ben precisa per ottenerlo, procedura che coinvolge il medico di famiglia e i vigili urbani e/o le forze dell’ordine e alla fine è il Sindaco che deve eseguirlo concretamente.

Quindi la responsabilità è non solo nelle sorelle (Inutile dirlo a voce, dovevano scrivere) che non hanno allertato un medico ma anche dei militari che non lo hanno fatto. In ogni caso dopo massimo 15 giorni sarebbe stato già fuori. Infatti su tutto questo grava una tara storica per l’Italia, l’abolizione dei manicomi e la mefitica legge Basaglia che complica ogni azione di prevenzione e cura del disagio psichico.

Gli omicidi e gli atti di violenza di soggetti psichiatrici in libertà si susseguono con preoccupante regolarità. Dopo l’uccisione di una psichiatra pisana qualche mese fa la Lega aveva detto di voler presentare una legge per la riapertura dei manicomi ma poi non se ne è saputo più niente. Ci sono addirittura movimenti che richiedono da anni l’abolizione del TSO, l’unico fragilissimo presidio rimasto a disposizione per contenere temporaneamente i “matti” che piacevano tanto allo psichiatra Franco Basaglia. Ma nel “mondo alla rovescia” non ci si deve meravigliare più di nulla.

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