Economia

Gli elicotteri di Merloni &Co non decollano: Esperia in perdita per quasi 5mln

di Andrea Giacobino

L'azienda, controllata da dieci anni con l’81% dalla Maire Investments di Fabrizio Di Amato, ha accumulato perdite per quasi 5 mln tra il 2020 e il 2022

Gli affari non decollano, Maire Investments è salita al 100% di Esperia Aviation Services. Simone Pierangeli nuovo Ceo

Gli elicotteri non sono stati un buon investimento per i Merloni (guidati da Paolo a capo del gruppo Ariston), i fratelli Luca e Lucio Rovati (già proprietari di Rottapharm), il finanziere romano Sigieri Diaz Pallavicini della Vittoria, Giovanni Malagò e Lupo Rattazzi, della dinastia Agnelli. Qualche settimana fa, infatti, a Roma davanti al notaio Romolo Rummo s’è tenuta l’assemblea straordinaria dei soci di Esperia Aviation Services, che presieduta da Luigi Alfieri opera nei voli privati con una flotta di cinque elicotteri A109 prodotti da AgustaWestland.

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Gli azionisti sono stati convocati perché l’azienda, controllata da dieci anni con l’81% dalla Maire Investments di Fabrizio Di Amato (numero uno della quotata Maire Tecnimont), ha accumulato perdite per quasi 5 milioni di euro fra il 2020 e lo scorso anno, che hanno eroso il capitale. Di qui la necessità di ripianare il rosso, mediante uso delle riserve, azzeramento e successiva ricostituzione del capitale per 2 milioni. Cosa che l’assemblea ha deliberato ma con l’astensione di tutti i soci di minoranza presenti, fra i quali Merloni Holding (di Paolo Merloni), la Lunedes (della sorella Claudia Merloni) e Diaz Pallavicini della Vittoria mentre erano assenti Fidim (la holding dei Rovati) e la Gl Investimenti (società comune fra Malagò e Rattazzi).

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Quindi Di Amato ha dovuto da solo mettere mano al portafoglio e ora Maire Investments è salita al 100% di Esperia Aviation Services che molto probabilmente cercherà di vendere qualcuno dei suoi elicotteri. Con l’approvazione del bilancio 2022 Simone Pierangeli ha assunto la carica di amministratore delegato al posto di Pierpaolo Cristofori, il manager che Di Amato aveva scelto perché forte di un lungo curriculum fra cui l’incarico di cfo di Terna, dopo essere stato ceo di Infracom e aver prima lavorato in BT Italia, Wind, Omnitel-Vodafone e Olivetti.