Messina Denaro alle sorelle: "Non mi pento". Le conversazioni in carcere
La freddezza e i rimproveri alla figlia Lorenza che l'ha visitato nel giorno del suo compleanno
Messina Denaro tranquillizza le sorelle che lo hanno visitato in carcere: "Non mi pento"
Continuano i colloqui in carcere per Matteo Messina Denaro. Ne riporta diversi oggi Repubblica. In particolare si parla dell'incontro con le tre sorelle al carcere dell'Aquila, col vetro blindato in mezzo. "U siccu le rassicura sulla sua strategia, e con un filo di voce, quasi sussurrando, ma facendosi capire con l’aiuto del labiale, ripete: «Non mi pento»", scrive Repubblica.
"D’altro canto, questa sua linea l’aveva già chiarita ai pm che lo hanno incontrato la prima volta in cella, affermando che non avrebbe collaborato, salvo fare lunghe e tortuose dichiarazioni in cui si discolpa di ogni omicidio, strage o delitto in cui è stato condannato definitivamente. Sostenendo pure che lui non è nemmeno affiliato a Cosa nostra e quindi dice di non essere un uomo d’onore", scrive Repubblica, che spiega come "il tumore lo sta corrodendo e lui vuole andare via senza tradire nessuna delle persone che per trent’anni lo hanno coperto e favorito. E lo hanno aiutato a nascondere il suo ricco bottino".
Sempre secondo Repubblica, il 26 aprile scorso, nel giorno del suo compleanno, è andata a trovarlo in carcere la figlia Lorenza, 26 anni. "Ufficialmente è la prima volta che si incontrano. In latitanza non l’avrebbe mai cercata per parlarle. Adesso ha davanti una ragazza che ha insistito per andarlo a trovare. Lui è seduto dietro il vetro della sala colloqui. Lei è emozionata. Lui non lascia intravedere alcuna commozione, è freddo anche quando Lorenza lo chiama papà. In meno di un’ora di colloquio il boss le rinfaccia alcuni comportamenti che lei ha avuto quando era adolescente. Dal modo con il quale il boss ricostruisce gli episodi del passato è come se l’avesse sempre controllata a distanza. E con tono freddo, ma pacato, chiede se ha ricevuto i regali che in questi anni le ha fatto recapitare, lamentandosi però di non aver mai avuto un segnale di «ringraziamento», un assenso o un rigetto per i suoi «pensieri»".