"Messina Denaro? Latitante di Stato. La Trattativa ora si fa sui migranti"

Intervista ad Antonio Ingroia, ex pm di Palermo che istruì il processo sulla trattativa Stato-mafia

di Eleonora Perego
Arresto Matteo Messina Denaro, nel cerchio Antonio Ingroja
Cronache

L'ex pm Ingroia parla con Affari: "Messina Denaro? Latitante di Stato. La nuova trattativa con la mafia si gioca sulla pelle dei migranti"

Non è mancata l’autopsia sul corpo di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra morto domenica notte nel reparto detenuti dell’Ospedale San Salvatore de L’Aquila. Una decisione presa di concerto con la procura di Palermo, per sgomberare il campo da contestazioni sull’applicazione del regime 41 bis su un malato di tumore al colon al quarto stadio. La salma, dissequestrata, è partita poi dal capoluogo abruzzese per raggiungere Castelvetrano, paese natale del boss, dove questa mattina c'è stata la tumulazione nella cappella di famiglia. 

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Ma anche ora "U Siccu” continua a far parlare di sé, mentre lo stesso Stato, che dopo trent’anni di latitanza è riuscito ad arrestarlo, prosegue le indagini per scovare i suoi tesori e per capire come si evolverà l’organizzazione mafiosa. Tanti gli interrogativi, alcuni dei quali aperti in quello storico 16 gennaio 2023, giorno in cui Messina Denaro è stato arrestato. Interrogativi le cui risposte potrebbero non solo far luce su tanti misteri italiani, ma anche sbrogliare nodi irrisolti e risalenti all’epoca delle stragi mafiose del 1993.

Affaritaliani.it ne ha parlato con Antonio Ingroia, ex magistrato, avvocato e politico che fino al 2012 è stato pubblico ministero a Palermo istruendo, tra gli altri, il processo sulla Trattativa Stato-Mafia. Oltre che aver lavorato a stretto contatto con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Avvocato Ingroia, perchè in molti pensano che Messina Denaro si sia fatto arrestare?

Io per primo lo ipotizzai poco dopo il 16 gennaio. Ma in quel momento di grande euforia per il suo arresto venni tacciato di sminuire il prezioso lavoro degli inquirenti e della procura. Naturalmente io ho sempre riconosciuto il buon lavoro svolto dagli investigatori, ma direi che alla fine le risultanze mi hanno dato ragione. Oltre alle condizioni di salute, è arrivata infatti perfino una sorta di confessione dello stesso boss, che ha detto: "Se non ci fosse stata la malattia non mi avreste mai preso”. La sua decisione di tornare sul territorio dove era più facilmente individuabile, che è quello d’origine, insomma, è nata dalle sue condizioni di salute che lo costringevano a stare fermo nei pressi di un posto clinico che lo potesse curare, di dotarsi di un cellulare di riferimento… Messina Denaro ha "ammesso" di aver abbassato la guardia e di essere uscito un po’ allo scoperto. Quindi lui si è sostanzialmente consegnato allo Stato.

Se è vero che si è fatto catturare, è anche vero che nel corso della latitanza in più occasioni si è stati vicini al suo arresto

Sì, è successo tantissime volte che sulla base di buone informazioni e ottime indagini si sia arrivati molto vicini all’arresto di Matteo Messina Denaro, ma che poi all’ultimo minuto questi non sia stato arrestato nei luoghi ritenuti “caldi” per un soffio… anzi per una soffiata tempestiva. È evidente, infatti, che Messina Denaro sia stato latitante a lungo grazie alle sue accortezze e alle sua abilità, ma anche alle coperture che sono state dentro anche alle istituzioni, non solo al suo territorio.

Cioè tra gli inquirenti e i politici di oggi e del passato ci sono figure legate alla mafia che lo hanno in qualche modo coperto?

Non si tratta di congetture o sospetti, ma di fatti, basterebbe chiederlo ai magistrati che in questi anni si sono occupati della sua ricerca. Ed è per questo che condivido l’affermazione di chi dice che Matteo Messia Denaro sia stato un “latitante di Stato”. Lo Stato alla fine lo ha arrestato, certo, ma lo ha fatto quando lui ha voluto essere arrestato. E d’altra parte è rimasto latitante perché una parte dello Stato non voleva arrestarlo.

Ma ora che Messina Denaro è morto, chi sarà il nuovo capo di Cosa Nostra?

Non credo ci sarà più un “capo dei capi”, come del resto non c'è già da un po’, perché anche Matteo Messina Denaro negli ultimissimi anni si era abbastanza defilato. Grazie al lavoro di molti, Cosa Nostra è stata fortemente indebolita nella sua struttura militare. Dopo la monarchia istituita da Totò Riina, e che ha avuto come principale successore Bernardo Provenzano, oggi c’è una sorta di oligarchia. La mafia di Cosa Nostra è diventata una sorta di federazione tra famiglie sui vari territori con pari ruolo e dignità. Questo rende certamente il fenomeno mafioso più invisibile e inafferrabile, difficile da contrastare nelle indagini. Sicuramente meno efficiente dal punto di vista militare, ma siccome Cosa Nostra da qualche decennio è meno militare, meno stragista – come dimostra anche il calo degli omicidi di mafia – ma soprattutto finanziaria e affaristica, direi che è più funzionale a Cosa Nostra la nuova struttura che questa si è data.

Quali sono le armi della mafia d’oggi? E soprattutto si può parlare di una nuova "trattativa" con lo Stato?

Ci si è chiesti, con la cattura di Matteo Messia Denaro, se ci potesse essere una nuova “trattativa”. Io penso che la mafia, da una parte, abbia rinunciato all’attacco violento nei confronti dello Stato con stragi, omicidi… e dall’altra parte si sia impegnata in diversi affari come la gestione dell’immigrazione clandestina. E che lo Stato, del resto, abbia rallentato le indagini e indebolito la legislazione antimafia (tanto che oggi c'è chi propone l'abolizione del cosiddetto carcere duro), "chiudendo gli occhi" su questioni come la gestione del traffico dei migranti.

Ma la questione dei migranti è al centro dei pensieri del governo Meloni, e con Nordio si sta portando avanti una linea dura contro la criminalità organizzata, o mi sbaglio?

Come dicevo poc’anzi per quanto riguarda la questione migranti si è fermi al dibattito tra accoglienza e respingimento, tematiche sicuramente importanti ma che tralasciano quella della gestione dei flussi migratori - in mano alla criminalità organizzata internazionale dalla quale sicuramente la mafia non è fuori - e delle cause. Su questo non mi pare che si siano stati fatti dei passi in avanti. E sul tema della giustizia basti pensare al dibattito sulle intercettazioni e, appunto, alla volontà di parte della politica di abolire il carcere duro...

Tornado a Matteo Messina Denaro, che cosa pensa del patrimonio conoscitivo - i pizzini - e delle ricchezze del boss? E' stato ritrovato quasi tutto?

Non c’è dubbio che, nei fatti, sia stato ritrovato quello che lui stesso ha voluto far trovare. Stiamo parlando di uno dei capi assoluti di Cosa Nostra, uno degli ultimi depositari dei segreti della stagione stragista. E infatti non è stato trovato nessun biglietto, nessun documento… non mi aspettavo la famosa Agenda rossa di Borsellino – che secondo alcuni era nelle mani di Messina Denaro - ma ad esempio il famoso "Papello" di Riina, che in molti avevano detto fosse in suo possesso... E invece nulla. Certamente il boss ha creato un covo supersegreto dove tenere questi documenti. In più a mio parere quasi tutte le sue ricchezze sono all’estero e al sicuro. È stato a lungo in giro per il mondo gestendo il riciclaggio internazionale, tanto che Riina nelle intercettazioni si lamentava che Messina Denaro facesse solo i propri interessi  e non più quelli di Cosa nostra. Quanto trovato è solo la minima parte del suo tesoro.

Il nipote Francesco Guttadauro prenderà il posto del boss secondo Lei?

Non posso avanzare ipotesi sulle prospettive e future dinamiche dei vertici mafiosi. Non lo escludo, è possibile, ma il gioco del “toto-capo” è ozioso. C’è stato un solo vero “capo dei capi”, ossia Totò Riina, in parte succeduto da Bernardo Provenzano e in parte – ma solo in parte – da Matteo Messina Denaro. Ma ormai l’organizzazione mafiosa ha cambiato pelle e struttura. Non serve e non ha senso cercare di individuare un nuovo “capo dei capi”. Io credo non ci sarà, quanto meno a breve.

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