Mimmo Lucano, cadono quasi tutte le accuse: condannato a 1 anno e 6 mesi

Stravolta la sentenza di primo grado, che aveva condannato l’ex sindaco di Riace a 13 anni e 2 mesi

Di Redazione Cronache
Mimmo Lucano
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Mimmo Lucano, cadono quasi tutte le accuse: condannato a 1 anno e 6 mesi

Cadono in appello quasi tutte le accuse per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. I giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria hanno condannato a un anno e sei mesi, con pena sospesa. Nel processo dopo l’inchiesta Xenia in primo grado, Lucano era stato condannato a 13 anni e 2 mesi. A settembre 2021 l’ex primo cittadino del comune calabrese, divenuto un modello in tutto il mondo per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, era stato condannato per associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. I sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari avevano chiesto una condanna a 10 anni e 5 mesi, una pena minore a quella comminata in primo grado. La difesa, rappresentata dagli avvocati Andrea Daqua e l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha contestato la tesi dell’accusa e chiesto l’assoluzione di Lucano.

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Inoltre, i legali hanno definito la ricostruzione un «accanimento non terapeutico», sottolineando come ci sia stato «uno stravolgimento dei fatti» e «un uso distorto delle intercettazioni» per condannare «a ogni costo» Lucano. L’attenzione della difesa si è concentrata su quella che è stata definita dai legali una conversazione «chiave». Secondo Daqua e Pisapia il tribunale di Locri avrebbe utilizzato una trascrizione della Guardia di finanza dove è attribuita a Lucano una frase «inesistente» nella perizia disposta dalla stessa procura. Le motivazioni degli avvocati convergono quindi su una «una lettura forzata se non surreale dei fatti». In sostanza, si sarebbero inquinate le prove per portare alla condanna di Lucano che invece, per la difesa, aveva un solo obiettivo: «in linea con quanto riportato nei manuali Sprar: l’accoglienza e l’integrazione. Non c’è una sola emergenza dibattimentale (intercettazioni incluse) dalla quale si possa desumere che il fine che ha mosso l’agire del Lucano sia stato diverso».

 

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