Miss Italia, il transgender Federico nato donna si iscrive e sfida il concorso

"Il criterio del dato biologico fa ridere: sono visibilmente un ragazzo e sarei scartato. Il mio è un gesto politico, non parteciperò davvero"

Di Redazione Cronache
Carolina Stramare (foto Lapresse)
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Federico Barbarossa, il transgender che si iscrive a Miss Italia

Federico Barbarossa si è iscritto a Miss Italia. Nato donna ed esponente dell’associazione “Mixed Lgbtqia+”, dopo la vittoria di Rikkie Kollè in Miss Olanda ha deciso di iscriversi al concorso. "Quando ho letto che erano ammesse solo ragazze nate biologicamente donne mi ha fatto ridere il criterio del dato biologico, perché allora anche io sono nato donna. Eppure, se a me scarterebbero perché sono visibilmente un ragazzo, una ragazza trans verrebbe scartata perché non considerata donna: qual è il senso allora? C’è un cortocircuito in questo castello di carte costruito sulla biologia", dice in un'intervista a Repubblica.

La patron del concorso, Patrizia Mirigliani, aveva detto di aver rifiutato l’iscrizione di due ragazze transgender perché "il regolamento non lo permette e io non voglio cambiarlo". Da qui la decisione di Federico di iscriversi: una provocazione che però può avere effetti concreti su Miss Italia. A Repubblica dice di non condividere i valori del concorso, "ma siccome viviamo in un mondo in cui questi concorsi esistono e si rivolgono alle donne, ritengo debbano poter partecipare tutte le donne. Quello che mi lascia basito è che la posizione di Miss Italia si pone addirittura al di sopra della legge italiana, che prevede per le persone trans la rettifica dei dati anagrafici, con il cambio dei documenti, fino al certificato di nascita. Con quali diritti e metodi vanno a indagare nella vita e nel corpo di una persona transessuale?", chiede. 

L’obiettivo finale è "semplicemente innescare, attraverso uno scherzo, una riflessione sull’assurdità di alcune logiche fuori dal tempo e dal mondo. Far capire che, nonostante certe posizioni retrive, il mondo va avanti", dice sempre a Repubblica. "Qualcuno ci immagina come mostri a tre teste che mai potrebbero aspirare a vincere un concorso di bellezza, perché anche la rappresentazione mediatica spesso porta avanti narrative che feticizzano i nostri corpi. Con questa campagna stiamo dando visibilità alla verità delle persone trans".

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