Monfalcone scende in piazza, il 33% è di origine islamica: "Morte a Israele"

Il sindaco del comune al confine con la Slovenia: "Un imam mi ha detto che non sono interessati all'integrazione ma vogliono sostituirci"

Di Redazione Cronache
manifestazione pro Palestina
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Monfalcone, manifestazione pro Palestina. Tensioni dopo la bandiera di Israele esposta dal sindaco leghista

La guerra tra Israele e Palestina sta avendo ripercussioni in tutto il mondo. In Italia ad esempio c'è stato il caso della manifestazione a Monfalcone, comune di 30mila abitanti al confine con la Slovenia. Centinaia di persone si sono radunate venerdì sera in centro inneggiando all'islam più integralista, attaccando Israele, reclamando libertà per la Palestina al grido: "Allah Akbar, morte a Israele". Si calcola che il 33% dell'intera popolazione di Monfalcone sia musulmano. La città - si legge su Libero - vive anche delle commesse dei bacini di Fincantieri. Il colosso della cantieristica navale ha sempre avuto bisogno di braccia. E di gente che lavori tra lamiere enormi, saldatrici industriali e bacini di carenaggio che sembrano isole, così col tempo si è formata una comunità sempre più grande e stando a quanto affermato dalla sindaca della città, con un obiettivo ben chiaro.

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"Qualche anno fa - spiega la leghista Anna Maria Cisint - un imam ha ammesso candidamente: occuperemo la città. A noi non interessa l’integrazione. Siamo qui per sostituirvi". La bandiera con la stella di David issata sul palazzo comunale - prosegue Libero - deve avere surriscaldato gli animi: "La vivono come una provocazione, ci hanno spiegato dalla Digos. Il timore è che la situazione possa sfuggire di mano. "Vogliamo difendere le nostre radici", sottolinea il sindaco. "A fine novembre porterò in consiglio comunale un provvedimento per sanzionare chi indossa il velo integrale. E sarà obbligatorio parlare in italiano nei centri culturali. Qui ormai vanno in giro con il velo integrale. Le bambine di 14 anni, raggiunta la maturità sessuale, vengono spedite nei Paesi d’origine per sposarsi. Io stessa ho salvato quattro ragazzine che stavano per essere obbligate a sposarsi per forza. Una aveva dei tagli in testa", racconta Cisint. Un altro esempio aiuta a capire: su una comunità di "6mila donne che hanno seguito i mariti, appena 7 lavorano".

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