Morte Chris, spedizione punitiva a casa del pirata: “Ti ammazziamo, torneremo"

Sassi e bastonate contro la porta di Davide Begalli, l’automobilista che ha investito a Negrar il 13enne Chris Obeng Abom. “Erano una trentina"

Di Redazione Cronache
Chris Abom
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Morte Chris Obeng Abom, spedizione punitiva a casa del pirata della strada: "Erano in 30 e urlavano 'Ti ammazziamo'"

Viene fuori, che ti ammazziamo”. È stata una spedizione punitiva quella organizzata ieri pomeriggio all’indirizzo della casa dove si trova Davide Begalli, il 39enne accusato di essere il pirata della strada che ha travolto Chris Obeng Abom, lasciandolo poi sul ciglio della strada nel Veronese. Una trentina di persone con il volto coperto ha fatto visita all’uomo, un artigiano edile che vive a Negrar di Valpoliccella, lo stesso paese dove è stato investito il 13enne e dove vive la famiglia Abom. Proprio il giorno prima il 39enne si era trasferito nell’abitazione della compagna dove il gip gli ha concesso di scontare i domiciliari. Begalli è stato arrestato 48 ore dopo l’incidente con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga.

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A raccontare del raid punitivo intorno alle 18.10 di ieri, martedì 8 agosto, è il legale di Davide Begalli al Corriere del Veneto. "Erano una trentina, tutti neri, la maggior parte con il volto travisato da bandane e t-shirt. Lanciavano sassi contro la porta d’ingresso, la prendevano a calci, pugni e bastonate. Urlavano 'Vieni fuori che ti ammazziamo, dopo la morte di Chris non abbiamo più niente da perdere'".

"In quel momento il mio assistito si trovava nella casa della compagna insieme al figlio minorenne della donna, è stato un autentico raid punitivo, gridavano di volerlo uccidere, Begalli e il ragazzo hanno cercato in ogni modo di bloccare la porta dall’interno per impedire a quelle persone di buttarla giù. Il mio cliente adesso ha la spalla dolorante, alla fine quegli uomini se ne sono andati sentendo che Begalli stava chiamando i carabinieri". Allontanandosi "però hanno promesso che sarebbero tornati presto a riprenderlo e che non finiva lì, ora sia il mio cliente che il minore che ha vissuto la terribile esperienza insieme a lui sono impauriti e terrorizzati, non sanno come proteggersi e temono che quelle persone tornino presto, magari di notte".

Sull’episodio stanno ora indagando polizia locale e carabinieri, giunti dopo la chiamata d’allarme di Begalli.

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