Morte Julia Ituma, quella telefonata "molto intima" e poi il lancio nel vuoto

La compagna di stanza: dormivo, non ho sentito nulla. Sarà decisiva la perizia sul cellulare della giovane campionessa di volley

Julia Ituma
Cronache

Morte Julia Ituma, la verità è nascosta nel suo cellulare

Quel volo dal sesto piano dell'hotel che ospitava Julia Ituma a Istanbul è un giallo. La giovane campionessa di volley è stata trovata senza vita, ma quello che c'è dietro a questo dramma è ancora tutto da decifrare. Cammina piano nel corridoio deserto, i capelli raccolti, la testa chinata come se stesse meditando sul da farsi. Poi - si legge sul Corriere della Sera - Julia Ituma, si accascia contro un muro e rimane in quella posizione a lungo, la testa raccolta tra le gambe. Infine si alza, in felpa e calzoncini scuri, le scarpe sportive ai piedi, guarda un’ultima volta il telefono prima di aprire la porta della sua camera mentre le altre luci dietro di lei si spengono. È quasi mezzanotte di mercoledì sera e sono queste le ultime immagini che mostrano la diciottenne viva. Ma l’indizio più importante verrà dall’esame del telefono cellulare di Julia che è stato posto sotto sequestro dalla polizia. La compagna di stanza: dormivo, non ho sentito nulla.

L’attenzione degli investigatori - prosegue il Corriere - è sulle ultime telefonate fatte dalla giovane. Nel filmato girato dalla telecamera di sicurezza si vede Ituma lasciare la stanza alle 22.30 per parlare al telefono. Quanto tempo? Con chi? Di certo c’è che la ragazza tornerà in stanza più di un’ora dopo, alle 23.50, dopo essersi a lungo disperata in corridoio e aver guardato un’ultima volta il telefono. "È una questione intima sua, deve aver avuto telefonate importanti e non sappiamo con chi. Devono averle procurato questo disagio", ha detto Donato Saltini, agente dell’atleta. A sentire amici e parenti Julia era una ragazza felice piena di sogni e di talento. Proprio qualche giorno fa al PalaIgor di Novara aveva dichiarato a La Stampa di avere grandi ambizioni: "Sì, mi ispiro a Paola Egonu".

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