Nel Cilento bosco annientato per fare cassa, altro che green economy
Un bosco di alberi alti come palazzi, non si tagliavano dal 1978, passando per una selva di cespugli. Politica Green alla rovescia. Imminente abbattimento
Comune del Sud, alle porte di un'oasi naturalistica, tra boschi, arte e storia preserva l'ambiente? No. Alza le entrate comunali tagliando i boschi per rivendere la legna. E il sindaco dice che ha avuto l'autorizzazione anche dai carabinieri forestali. Ma non è possibile tecnicamente. Sigh! Ma c'è chi si oppone e scende in campo
Gli alberi come uno scudo verde contro l'inquinamento, i boschi ci difendono dalla CO2, principale gas serra responsabile del cambiamento climatico, e poi la biodiversità, l’acqua, l’aria pulita, il benessere che ci possono garantire anche turismo, economia, reddito.
Sono così importanti che l’Unione Europea sta creando linee di finanziamento per dare risorse a chi mantiene e protegge alberi, tutta la cultura del nostro tempo vuole difendere foreste e boschi ma nel Comune di Altavilla Silentina, alle porte del Parco del Cilento (Salerno), tagliano un intero bosco di alberi alti quanto palazzi come fossero cespugli, per vendere legna (le foto in apertura sono del bosco).
A peggiorare il quadro è il fenomeno delle frane che ci sono già state in quell'area ed il bosco affaccia su delle abitazioni. Il tutto accade in un comprensorio con vincolo idrogeologico e nelle carte di approvazione non compare il parere della Soprintendenza per l’autorizzazione paesaggistica. E’ questa la denuncia del Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, associazione nazionale che difende i boschi e che diffida il Comune dal procedere, informando l’ente pubblico, il consiglio comunale, il sindaco Franco Cembalo, la direzione Generale per le Politiche agricole, alimentari e forestali della Regione Campania, i carabinieri forestali di zona (il comando di Sicignano degli Alburni) e la Comunità Montana Calore-Salernitano.
“Il taglio proposto”, scrivono quelli del Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, “non è a norma, in quanto il bosco non è stato oggetto di taglio dal 1978. Essendo passato per oltre 1,5 volte il turno di taglio e risultando pertanto bosco abbandonato, non è applicabile il taglio colturale, come da Direttiva operativa dei Carabinieri Forestali”. Immaginate quanto può crescere in 45 anni il fusto di un albero, altro che cespugli o bosco ceduo come è scritto nelle carte.
E poi aggiunge l'associazione G.U.F.I.: “Il taglio del bosco aumenterebbe grandemente il rischio idrogeologico, e invitiamo la Regione Campania”, che conosce il progetto sulla carta, “a rivedere la sua autorizzazione al taglio, riservandoci di avvertire le autorità competenti in caso di taglio senza autorizzazione paesaggistica. Per tanto si diffida il Comune dal procedere”. Una cosa è il progetto sulla carta altra è la realtà. Nel bosco vivono diverse specie faunistiche, tra cui il gatto selvatico, in via di estinzione, dopo anni è ricomparso l’istrice, specie protetta, e la ghiandaia, uccello dalle caratteristiche piume blu, particolarmente importante per la funzione di pesticida naturale, nutrendosi di insetti e larve.
Documento Regione Campania sull'Area interessanta al taglio, dove si evince che è un comparto soggetto a deformazioni lente e diffuse e a colamento lento
A guardare il dettaglio c’è davvero da restare sorpresi. La signora Giovanna, abitante del luogo, spiega ad Affaritaliani: “Ci sono già state frane in passato, non so come possano pensare di fare una cosa del genere”. Costo del progettista, pagato da pochissimo: 16.197,65 euro.
“In ottemperanza alle prescrizioni dettate”, si scrive nel progetto di taglio, “si è proceduto al rilascio di 2.353 matricine sull’intero lotto boschivo, che è risultato essere di Ha 23.51.79, e che quindi corrispondono a 100 matricine (alberi che si lasciano in piedi, ndr) ad ettaro”. Tradotto in italiano corrente: poiché un ettaro corrisponde a 10.000 metri quadrati, 100 matricine che restano in piedi, dopo il taglio, corrispondono a lasciare nel bosco, di 23 ettari, un albero ogni 100 metri quadrati di superficie. Fate voi le considerazioni dal caso.
Paradosso ulteriore è che il Comune, che da sempre si chiamava Altavilla Cilento, tanti anni fa si autoescluse dall’area del Parco del Cilento, una scelta non casuale ad opera di passati amministratori. Farne parte avrebbe voluto dire sottoporsi ai vincoli dell’oasi territoriale e non rendere possibili le speculazioni edilizie che per decenni hanno depredato il territorio, abbandonando la parte antica del Paese a favore della pianura, dove gli speculatori hanno fatto grandi affari, dando un po' a destra e a manca. E’ noto che sia quantomeno difficile fare tagli boschivi in aree protette. E di fronte al bosco che tagliano si trova un cartellone della Comunità Montana che pubblicizza i percorsi naturalistici. Quindi tagliano il ramo sul quale sono seduti?
“Legna da ardere”, scrive la delibera di giunta approvata il 29 dicembre 2022 del Comune che taglia i 23 ettari, “per un totale introito di 197.084 euro”. Un piatto di lenticchie, in pratica. Voto favorevole unanime dei presenti, l’assessore Antonio Marra (sindaco uscente del Comune, al vertice per due mandati e capataz della politica locale), dell’assessore Enzo Marra (con le deleghe proprio a Manutenzione, Patrimonio, Ambiente e Protezione Civile), assessori Giovanna Di Matteo e Franca Saponara. Tre giorni dopo, l’1 gennaio 2023, non sarebbe più stato possibile, visto che le pianificazioni di taglio della Regione riguardano il periodo 2013-2022. Assente in aula il sindaco Franco Cembalo ma è lui il primo cittadino responsabile di quanto accade nella sua giunta.
Sindaco, ma tagliate un bosco ad alto fusto e lo fate passare per cespugli, bosco ceduo?
Cembalo: “No, non è così. Non stiamo facendo niente di illegale. Non è alto fusto”.
Ma come non è ad alto fusto? Ci sono alberi alti come palazzi, sono stato io stesso sul luogo e abbiamo le foto…
Cembalo: “Essendoci le autorizzazioni della forestale noi lo abbiamo già venduto e lunedì iniziano i lavori”.
Ma se gli abitanti ci dicono che lì ci sono frane e nelle carte della Regione quella è una area ad alta pendenza e a rischio scivolamento…
Cembalo: “Nella località Chianca non ci sono frane”
Ma gli abitanti ci hanno detto che hanno avute le frane.
Cembalo: “Ma quando mai…”
E poi avete pagato 16.000 euro per il progetto. Ma non le sembra una cifra troppo elevata?
Cembalo: “Sono bandi che noi abbiamo fatto. E’ stata quella la risposta, con quella cifra e l’abbiamo fatto”
Quindi voi avete intenzione di tagliare il bosco comunque?
Cembalo: “Abbiamo già fatto l’appalto. Se la Regione ci ha dato l’autorizzazione…”
Ma la Regione vi ha dato un’autorizzazione su un bosco ceduo che è ceduo solo sulla carta, in realtà è dal 1978 che non si fanno tagli, lo scrive anche il vostro tecnico e lo può vedere anche lei che gli alberi sono ad alto fusto.
Cembalo: “E’ il tecnico che ha fatta una relazione che dice che il bosco è ceduo e può essere tagliato e noi lo tagliamo. Non siamo certamente tecnici, anche se io sono tecnico perché mio padre era nel settore boschivo e ha fatto lui il taglio nel ‘78, in quella zona”
Appunto Sindaco, per bosco ceduo si intendono cespugli, alberi piccolini ma se dal ‘78 non si è mai tagliato... gli alberi sono diventati enormi…
Cembalo: “Non è così, non è così. Noi purtroppo siamo amministratori, non siamo tecnici. Abbiamo chiesto anche alla forestale”
Ma come? Avete chiesto anche alla forestale dei carabinieri?
Cembalo: “Sì, sì, di Sicignano degli Alburni”
E che cosa vi hanno detto?
Cembalo: “Che possiamo procedere”.
L’affermazione del sindaco ci ha lasciati molto perplessi. La forestale dei carabinieri è un organismo atto al controllo e non al rilascio di autorizzazioni. Di conseguenza non può aver dato al sindaco alcun via libera, aspetto confermato anche da fonti confidenziali.
“Un disastro che è davvero anacronistico”, commenta ad Affaritaliani l’avvocato Dario Barbirotti, esponente dei Verdi campani, coordinatore di quelli di Salerno, “non è che il Comune per fare cassa deve danneggiare l’ambiente. Il denaro, i Comuni lo possono trovare in altro modo. Tagliare un bosco non è dare risposte alla comunità, è danneggiare la comunità. Se il Comune dovesse procedere al taglio siamo pronti a scendere in campo anche dal punto di vista giudiziario ed è normale che ci si costituisca parte civile in un processo per danni ambientali. Certo che lo faremo. Ma ci auguriamo che il Comune si ravveda e torni sui suoi passi”.
In linea generale un bosco del genere ricresce in 80-100 anni. Ma il senso, di un tale intervento in un Comune ai confini del Parco del Cilento che dovrebbe vivere di turismo, bellezze naturali, cultura e risorse faunistiche ambientali, qual è?
Dai verbali sul bilancio 2022 del Comune emerge la discussione dei consiglieri comunali dove il capo dell’opposizione, Enzo Giardullo, rivela quello che sarebbe il vero motivo della vendita. Sentito da Affaritaliani Giardullo conferma: “Oltre al danno ambientale vendono il bosco perché possono equilibrare il bilancio, senza la vendita ci sarebbe stato un ammanco di 367.000 euro, c’è anche un altro bosco tagliato che si chiama La Macchia. E’ facile rilevare un problema grosso nel bilancio, di poste non messe correttamente in altri capitoli che fanno andare in rosso il Comune. Ho denunciato tutto alla Corte dei Conti”.
Aggiornamenti. In seguito all'inchiesta di Affari sono nate le proteste dei cittadini