Olio di oliva, più della metà non è davvero extravergine: ecco quali
Su 20 bottiglie di olio venduto come extravergine di oliva, ben 11 risultano essere di olio vergine. A farne le spese, in termini economici, sono i consumatori
Olio di oliva, più della metà non è davvero extravergine. Il test
L'olio extravergine di oliva che si compra al supermercato potrebbe essere in realtà del semplice olio vergine. È quanto emerso da una recente indagine effettuata da Il Salvagente, che ha messo in luce una situazione in cui vengono tratti in inganno migliaia di consumatori.
Su 20 bottiglie di olio analizzate, tra private label (cioè del marchio del supermercato) oppure di grandi brand olivicoli, tutte vendute come extravergine di oliva, più della metà (11) non hanno superato le analisi alle quali sono state sottoposte, risultando contenenti dell'olio vergine. Un prodotto tendenzialmente venduto a un prezzo inferiore rispetto all'evo ma in questo caso spacciato per olio di alta qualità. Lo scarto di prezzo tra i due prodotti è di circa il 30%.
"Abbiamo analizzato 20 campioni di olio extravergine: alla prova del panel test - si legge sul sito de Il Salvagente - più della metà sono risultati vergini, di qualità inferiore a quella promessa. Più della metà dei nostri lotti infatti alla prova organolettica del panel test - obbligatoria per legge per classificare un olio e da noi commissionata alla struttura accreditata dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma – è risultata bocciata. Pur non essendo obbligati, abbiamo deciso di sottoporre lo stesso lotto a una seconda prova: in 11 casi su 11 è stata confermata la presenza di difetti e quindi il declassamento del prodotto".
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Dunque, sebbene i campioni analizzati hanno riportato parametri chimici conformi ai limiti di legge, ad essere risultati vergine a seguito di due panel test sono stati invece 11 lotti su 20: nello specifico 7 private label (a marchio della Gdo o di discount) e 4 di marca.
Va ricordato come l'assunzione di olio vergine non mette a rischio la nostra salute. Si tratta, però, di un inganno economico, con tanti clienti che si sono trovati a pagare un prodotto di minore fattura come uno di massima qualità. Chi ha commissionato le analisi dichiara inoltre come non pochi brand abbiano risposto a tale inchiesta sostenendo come al momento dell'imbottigliamento l'olio risultasse extravergine di oliva, declinando quindi ogni responsabilità riguardo il modo in cui le bottiglie siano state conservate e poi esposte sugli scaffali della grande distribuzione.