Omicidio Alice Scagni, la sentenza: 24 anni e 6 mesi al fratello Alberto

Alberto Scagni è stato condannato per aver ucciso la sorella Alice, ma la Corte d’assise di Genova ha riconosciuto la seminfermità di mente

Di Redazione Cronache
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Omicidio Alice Scagni, la sentenza: 24 anni e 6 mesi al fratello Alberto. I genitori in aula: "Processo contro di noi"

Niente ergastolo per Alberto Scagni, condannato per aver ucciso la sorella Alice: 24 anni e 6 mesi di carcere, oltre al riconoscimento della seminfermità di mente da parte della Corte d’assise di Genova.  Tutto il processo, infatti, si è giocato sulla sua incapacità di intendere e volere; che era totale per i genitori di Alice e parziale per il perito del Gip Elvezio Pirfo. Secondo il pm (che aveva chiesto la condanna all’ergastolo) e anche dei legali del marito Gianluca Calzola invece Alberto era pienamente capace di intendere. Da qui le diverse aspettative sulla gradazione della condanna.

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Stando ad una prima lettura del dispositivo la Corte d’Assise presieduta da Massimo Cusatti, riporta il Corriere della Sera, pare abbia accolto le conclusioni del perito del Gip riconoscendo il parziale vizio di mette. Inoltre la corte ha riconosciuta l’aggravante della premeditazione, ma non quelle della crudeltà e del mezzo insidioso (il coltello che aveva occultato all’interno di un sacchetto). Visto il parziale vizio di mente la Corte ha poi stabilito che a fine pena Alberto Scagni debba trascorre un ulteriore periodo di almeno tre anni all’interno di una Rems (le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).

I genitori Graziano Scagni e Antonella Zarri fin dall’inizio puntano il dito anche contro forze dell’ordine e medici, che non avrebbero ascoltato le loro drammatiche richieste di aiuto. Ma lo scorso luglio, la procura ha chiesto di archiviare le accuse per due agenti della polizia e una dottoressa del centro di Salute mentale dell’Asl 3 . Per cui, a questo punto, resta questo processo, quello per omicidio, a carico di Alberto.

"Questo è stato un processo contro di noi, nel quale non si sono voluti ascoltare tutti i testimoni. Non ci può essere giustizia dopo un processo del genere. Di sicuro c’è un pregiudizio" hanno detto in aula i genitori Graziano e Antonella. "È una sentenza già scritta. Vogliono addossare tutto ad Alberto per non procedere contro chi ha sottovalutato i rischi legati al suo stato mentale".

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