Oms, sfuma il patto per regalare i dati di mld di pazienti alla Big Pharma

L’OMS prova ad accentrare i dati e le ricerche in caso di nuova emergenza pandemica. Ma 11 Paesi si oppongono. E’ una misura che fa danni, è dimostrato...

di Antonio Amorosi
Cronache

Sulla Sanità si può fare peggio di quanto visto durante il Covid: si può scavare

“Non dobbiamo ripetere gli errori del passato quando la prossima pandemia colpirà”, ha detto il segretario generale dell’ONU António Guterres, “sappiamo che emergeranno altre minacce per la salute”. L’OMS è un’agenzia dell’ONU.

Per i motivi indicati da Guterres l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha proposto ai 194 Paesi aderenti di condividere tutti i dati dei pazienti, le analisi, gli studi, le elaborazioni e i vaccini messi in campo in caso di nuova pandemia, ergo di concentrare le strategie possibili nell’OMS che potendo avere un prospetto mondiale della situazione avrebbe in teoria una visione complessiva del fenomeno. Bellissimo!

Peccato che, come è noto, l’OMS non è un organismo super partes. Gran parte dei fondi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche quelli di EMA, l’agenzia del farmaco europea e della FDA, l’agenzia del farmaco americana, provengono dall'industria farmaceutica. In numero nettamente preponderante anche le ricerche scientifiche, gli studi, le sperimentazioni e le analisi del settore sanitario sono finanziata dalle case farmaceutiche, ovvero dall’industria del farmaco, creando un mostruoso conflitto di interessi che solo i cechi non vedono. Se l’OMS è finanziato dai 194 Paesi membri dell’ONU con contributi fissi in base al PIL gran parte dei finanziamenti reali arriva dai contributi volontari dei privati tramite donazioni, di media più dell’80% del budget annuale annuale.

Così il 18 settembre scorso 11 Paesi, Russia, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Corea del Nord, Eritrea, Iran, Nicaragua, Siria, Venezuela, Zimbabwe, si sono opposti formalmente alla proposta con una lettera cassando la strategia. 

“Come sapete, la questione dell'impatto negativo della coercizione unilaterale”, scrivono gli 11 Paesi, “è una questione essenziale per i nostri popoli. Un terzo della popolazione mondiale è colpita da queste misure illegali. Ci sono ampie prove, anche da fonti ONU, del pesante tributo causato dalle misure coercitive unilaterali mirate alla capacità dei paesi di raggiungere uno sviluppo sostenibile e di compiere ulteriori progressi nella tutela del diritto alla salute delle rispettive popolazioni”. 

Stanno dicendo, in sostanza, che le misure coercitive centralizzate da calare sui loro Paesi, in molti casi in via di sviluppo, hanno dimostrato di creare più danni che benefici. E accusano che non ci sia stata una reale volontà da parte “di un piccolo gruppo di Paesi sviluppati di impegnarsi in negoziati significativi per trovare compromessi, imponendo pratiche sleali che pretendono di imporre una sorta di ‘veto’ su determinate questioni, e fingono addirittura di farlo, impedendo la discussione nel quadro dei negoziati intergovernativi”. Proposta rifiutata. L’ONU chiude la seduta parlando di accordo storico sulla Sanità mondiale. In realtà il quadro prospettato non ha raccolto l’appoggio di tutti ed è stato cassato.

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