Palamara: "Cosentino assolto? Come per Berlusconi, indagini politicizzate"
"Ci sono inchieste che vengono strumentalizzate per distruggere la vita politica di chi legittimamente è stato eletto dal popolo"
Cosentino, fine dell'incubo giudiziario. Palamara ad Affari: "Procura sconfessata come con Berlusconi"
Fa rumore la conferma da parte della Corte di Cassazione dell’assoluzione di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, già scagionato in appello dall’accusa di tentato impiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa. Scagionato per “non aver commesso il fatto”. La Procura generale del capoluogo campano non aveva mollato ma ora, dopo quasi 12 anni di inferno giudiziario e mediatico, l’ex coordinatore regionale di Forza Italia ne è uscito definitivamente. Si tratta dell’ennesimo colpo a una certa parte della magistratura, già “ferita” dalla recente assoluzione nel processo Ruby-ter di Silvio Berlusconi?
Queste assoluzioni clamorose sono frutto di una magistratura giudicante che si sta riappropriando di autonomia di giudizio, rompendo il circolo di sudditanza con la procura? E che ruolo ha avuto l’informazione in tutto questo? Esiste un rapporto patologico tra procura, accusa, e informazione mediatica? I processi si fanno nelle aule di tribunali oppure tra politica e media? Affaritaliani.it ha approfondito i quesiti con Luca Palamara, ex magistrato e oggi impegnato in politica, oltre che come scrittore.
Si respira un'aria nuova nelle aule di tribunale? C’è una frattura sempre più evidente tra procure e giudici?
Quando ci sono delle sconfessioni clamorose come le ultime, è chiaro che si mette in dubbio l’operato del pubblico ministero. Che ci siano differenti valutazioni fa parte della fisiologia del processo, ma qui sta accadendo in modo costante e “clamoroso”. Quindi il tema della terzietà del giudice diventa fondamentale e sempre più importante. Reintroduce la necessità di potenziare questo aspetto.
La nuova “regola di giudizio” per l’archiviazione introdotta dalla Riforma Cartabia – si passa dalla “sostenibilità dell’accusa in giudizio” alla “ragionevole previsione di condanna” – potrebbe incrinare ancora di più i rapporti?
La previsione di condanna in dibattimento sarà un banco di prova per capire se questa modifica potrà impattare e risolvere queste problematiche, che normalmente sono fisiologiche (differente valutazione) ma dall’altro rischiano di assumere un carattere patologico. Quando l’accusa, infatti, viene smentita in maniera clamorosa, si crea anche agli occhi dell’opinione pubblica un disorientamento. Certamente dobbiamo capire anche come verrà applicata la regola: i giudici sposeranno questa nuova cultura? Faranno i dibattimenti solo “quando ne varrà la pena”? E' un terreno dove si potrebbe acuire sempre di più questo dibattito.
Quanto sta accadendo dimostra che i giudicanti hanno maggiore autonomia, sono meno “succubi” della procura?
Uno dei temi che va affrontato è sicuramente il problema della scarsa applicazione, nelle indagini preliminari, della "ricerca di elementi a favore dell'imputato". Anche questo contribuisce ad assoluzioni che in qualche modo fanno rumore. Se nelle indagini preliminari si facesse più uso della ricerca degli elementi a favore dell’imputato si risparmierebbero tanti dibattimenti inutili. Questo non avviene perché prevalgono impostazioni accusatorie che tendono a tradire la cultura della giurisdizione della quale allo stato attuale pubblici ministeri e giudici fanno parte.
I mezzi di informazione, oltre che i pm, hanno massacrato negli anni sia Cosentino sia Berlusconi. I magistrati si fanno ancora forza sulla rilevanza mediatica di alcuni processi?
Il rischio di un cortocircuito tra magistratura e informazione è fortissimo. In generale, ma in questi casi più di altri, c’è la tendenza che il giornalista diventi magistrato e viceversa. Ognuno deve tornare a svolgere correttamente il proprio ruolo.
Le assoluzioni di Berlusconi e Cosentino sono assoluzioni "politiche" quindi? Una sconfessione ancora una volta di certa magistratura "politicizzata"?
È ovvio che bisogna attendere le motivazioni compete. Da quello che è emerso fino a questo momento sono decisioni basate su una motivazione tecnico giuridica che tuttavia hanno sconfessato una impostazione accusatoria maturata in un contesto di conflittualità politica di una parte della magistratura con l’allora premier Berlusconi. E anche su Cosentino, se è vero che occorre attendere le motivazioni, un dato è certo: ci sono indagini che vengono strumentalizzate per distruggere la vita politica di chi legittimamente è stato eletto dal popolo.