Linguaggio in codice per la coca. Miccichè: "Non sniffo ma niente niente test"

Blitz a Palermo: le intercettazioni con Mario Di Ferro, gestore del ristorante palermitano Villa Zito arrestato con l'accusa di spaccio

Di Redazione Cronache
Gianfranco Miccichè
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Palermo, arrestato il pusher dei vip: fra i clienti anche Gianfranco Miccichè (che non risulta indagato)

Blitz a Palermo: Mario Di Ferro, gestore del noto ristorante palermitano Villa Zito- ritrovo della Palermo Bene- è stato arrestato con l'accusa di spaccio di droga. Il gip Antonella Consiglio ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del ristoratore, in passato organizzatore di eventi, su richiesta del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Oltre a Di Ferro sono state notificate altre cinque ordinanze cautelare nei confronti di altrettanti indagati.

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Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dello Sco e della squadra mobile, riporta l'agenzia stampa La Presse, fra i clienti c’era l’ex presidente dell’Assemblea Siciliana Gianfranco Miccichè che non risulta però indagato. Già in aprile Di Ferro era stato arrestato in flagranza mentre sotto casa cedeva 3 grammi di cocaina a un burocrate dell’Ars molto vicino a Miccichè.

Palermo, arrestato il pusher dei vip: le intercettazioni con Gianfranco Miccichè 

Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, alle 22.23 del 18 novembre scorso l’ex senatore di Forza Italia Gianfranco Miccichè chiamava Mario Di Ferro, ristoratore che gestisce il ristorante Villa Zito, un locale frequentato dalla Palermo che conta. A Di Ferro Miccichè faceva sapere che l’indomani sarebbe partito alla volta di Milano dove si sarebbe trattenuto per cinque giorni. Una frase in codice che, secondo gli inquirenti che intercettano Di Ferro da tempo, indicava le dosi di cocaina che l’ex presidente dell’Ars avrebbe dovuto acquistare.

Il ristoratore, arrestato oggi per cessione e vendita di sostanze stupefacenti, secondo l’accusa coglieva al volo il riferimento e si informava sull’orario del volo. Saputo che Miccichè sarebbe partito intorno alle due, lo rassicurava che sarebbe riuscito a farcela e gli dà appuntamento telefonico al mattino seguente. "Vabbè, siete cinque, cinque giorni, va bene ciao". Dove con i giorni, per gli investigatori, i due si riferivano appunto alle dosi da comprare.

Poco dopo Di Ferro contattava il suo fornitore: Gioacchino Salamone, nome noto agli inquirenti che l’hanno nel 2018 accusato di essere l’uomo dei clan mafiosi nel traffico di droga. "All’una meno un quarto puntuale, da me al bar, va bene?", gli dice Di Ferro. Alle 13.55 Gianfranco Miccichè veniva ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre arrivava al ristorante Villa Zito. Scendeva, lasciava il suo autista in attesa, entrava e andava via alle 15.20. Ma il copione dello spaccio, per gli investigatore, si sarebbe ripetuto per una trentina di volte in due mesi: tra novembre e dicembre del 2022.

Il 26 novembre scorso ad esempio, Miccichè sentiva Di Ferro al telefono e gli annunciava che stava arrivando. "Tra una mezzoretta vengo lì", dice. Alle 20.29 il ristoratore, in compagnia del politico, chiama Salvatore Salamone e gli chiede di raggiungerlo "eh … avvicina". Alle 20.43 il fornitore arrivava al ristorante ed entra dall’ingresso principale per andarsene poco dopo. E ancora il 30 novembre il sistema di videosorveglianza davanti all’ingresso secondario del locale riprendeva oltre all’arrivo di Miccichè a bordo dell’auto blu dell’Ars, anche il successivo incontro tra Di Ferro e Salamone che, dopo averlo atteso, alle 14.32 attraverso il cancello gli consegnava una bustina.

Palermo, la difesa di Gianfranco Miccichè: "Non sniffo, ma non faccio il test"

Non parla, per ora, Gianfranco Micicchè, nel ciclone per l’inchiesta sullo chef spacciatore di Palermo: al momento rilascia poche laconiche dichiarazioni filtrate dal suo staff. Come riporta Repubblica, l'ex presidente dell'Ars nega di essersi recato a Villa Zito per rifornirsi di cocaina: "Ci andavo solo per pranzare. Ho fatto degli errori in passato, ora non più". “Escludo in maniera categorica che io mi muova in macchina con lampeggiante acceso. È un errore che ho fatto e di cui sono pentito. Considero molto più importante nella mia vita di essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. L'importante è essere a posto con la propria coscienza. Ed io lo sono".

Poi dice che non si sottoporrà mai al test del capello per dimostrare che non assume droghe: "È solo demagogia. Anche se facessi un tiro ogni tre mesi, sarebbero solo problemi miei"

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