Papa Francesco comunista? Il siparietto con la stampa argentina
Papa Francesco e quel mix di cose di sinistra e di destra: il siparietto con la stampa argentina. Ecco che cosa c'è dietro
Papa Francesco e quel mix di cose di sinistra e di destra
Ieri si è assistito ad un gustoso siparietto che ha visto protagonista Papa Francesco e i giornalisti dell’agenzia stampa argentina Telam. Siamo alle spalle della Sala Nervi o Sala Paolo VI: l’imponente struttura adibita ad auditorium dove si celebra un Sinodo molto importante per la Chiesa cattolica. Bergoglio è in forma e la inaspettata giornata di sole lo eccita alla dialettica. "Il boia non è solo chi uccide una persona, ma anche chi la sfrutta. Dobbiamo esserne consapevoli. A volte quando mi sentono dire le cose che ho scritto nelle encicliche sociali, dicono che il Papa è comunista. Non è così. Il Papa prende il Vangelo e dice quello che dice il Vangelo". E poi ancora: "Già nell'Antico Testamento la legge ebraica prevedeva la cura della vedova, dell'orfano e dello straniero. Se una società soddisfa queste tre cose, è un fenomeno. Perché si fa carico delle situazioni estreme della società. E se ti fai carico delle situazioni estreme, farai lo stesso anche con gli altri".
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Insomma, si tratta della solita diatriba sul Vangelo che sarebbe, secondo una vulgata, “comunista” e quindi il Papa che del Vangelo è il massimo rappresentante in Terra sarebbe quindi anch’esso comunista per proprietà logico – transitiva. Ma così non è, tiene a puntualizzare il Papa perché in effetti a lui i “comunisti” non piacciono affatto e durante il suo simpatico pontificato ha dato numerose prove di una strana ambiguità. A volte dice cose di sinistra a volte di destra e poi le mischia insieme, mandando ai matti i radical – chic progressisti che all’inizio credevano di avere il Papa dalla loro parte e poi si sono accorti che Francesco è contradditorio.
Prendiamo ad esempio il caso dei migranti. Una volta è totalmente a loro favore, sembra un avatar di Fratoianni. La settimana dopo è con l’Italia che non può essere l’unica a gestire quello che anche lui definisce un “problema”, con grande scorno dei centri sociali e affini che già lo avevano messo nelle magliette insieme a Che Guevara. E così è stato per l’omosessualità. E l’effetto è simile sulla destra. Giorgia Meloni non lo aveva in simpatia, come riporta nella sua autobiografia, “Io sono Giorgia”. Lei “tifava” giustamente per il Papa conservatore, Giovanni Paolo II, il papa polacco che abbatté il comunismo ed anche per l’austero Benedetto XVI. Ma poi ad inizio 2023 conobbe Papa Francesco e se ne innamorò tanto da scherzarci in pubblico come un vecchio amicone. Ora non si sa se il furbo gesuita abbia recitato la parte per acchiapparsi con monsignor Zuppi il Pnrr a cui tiene molto per la Caritas, sta di fatto che con lui ha risuonato la sua naturale frequenza di destra.
Insomma Papa Francesco pare essere Zelig, quel personaggio di Woody Allen che assumeva immediatamente la personalità di chi aveva di fronte. Tuttavia Papa Francesco non è comunista, ma neppure fascista. Lui è peronista. Ma cosa fu (e cosa è ancora) il peronismo? Sintesi dinamica e non statica di nazional- corporativismo e sindacalismo rivoluzionario, chiare indicazioni di debito verso Benito Mussolini, ma anche una ‘teoria del popolo’ che pur prendendo lo spunto dal fascismo italiano sarebbe diventato un ‘fascismo – socialista argentino’, anzi, un fenomeno del tutto nuovo, un contenitore di populismi non altrimenti identificabili, un misto di giustizia e lotta alla povertà, che segnerà la nascita di una nuova classificazione politica.
Confrontando la pastorale francescana ritroviamo i fondamenti del peronismo: giustizia sociale, vicinanza ai poveri, agli sfruttati, alle classi sociali svantaggiate, esaltazione del lavoro, attacco ai valori capitalisti del denaro in nome di ideali superiori (per il Papa Dio, per Perón la Nazione), preoccupazione morale, politica del buon senso, visione militante, teoria della prassi giornaliera dell’azione costruttiva verso una ‘società nuova’ (Il Regno dei Cieli per il Papa, la Nuova Argentina per Perón). Alla luce di queste considerazioni non meraviglia più di tanto l’uscita di Papa Francesco, anzi sarebbe stato strano il contrario, con buona pace di chi lo credeva un “Papa comunista”.