Pranzo con funghi velenosi, morte tre persone. Australia sotto choc

Un momento in famiglia si è trasformato in tragedia quando il fungo killer Amanita Phalloides ha portato alla morte per intossicazione tre persone

Di Redazione Cronache
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Pranzo mortale in famiglia, tre persone uccise dal fungo più velenoso del mondo

In Australia tiene banco un fatto di cronaca che si tinge di giallo: tre persone sono morte e una è ricoverata in condizioni critiche dopo un pranzo a base di manzo alla Wellington, una specialità inglese, e funghi evidentemente velenosi.

Come scrive l’Agi, l'Australia è attanagliata dal mistero del pranzo fatale, tenutosi a casa della signora Erin Patterson nella piccola città di Leongatha, nello Stato di Victoria, lo scorso 29 luglio. Finora la donna non è stata accusata e la polizia non ha fornito prove che suggeriscano che l'atto fosse intenzionale.

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Il fungo più letale del mondo

A distanza di più di due settimane dal fatto, le autorità di polizia hanno riferito che gli ospiti hanno effettivamente ingerito delle Amanita Phalloides, noti come Tignosa verdognola o Calice della morte. È considerato il fungo più velenoso al mondo e cresce proprio a Leongatha, due ore di strada da Melbourne, ma è facilmente confondibile con altre specie commestibili.

Nella sua dichiarazione alla polizia di Victoria, rilanciata dall'Australian Broadcasting Corporation e da Nine Newspapers, la signora Patterson, 48 anni, ha detto di avere usato nella preparazione del pasto una miscela di champignon acquistati in un supermercato e funghi secchi acquistati in un negozio di alimentari asiatico a Melbourne diversi mesi fa, pertanto non poteva sospettare che fossero velenosi.

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"Ora sono devastata al pensiero che questi funghi possano aver contribuito alla malattia sofferta dai miei cari e alla loro scomparsa", ha detto la padrona di casa. È stata l'unica - assieme ai suoi figli - a non aver accusato alcun malore, motivo per cui la donna è finita al centro di sospetti e speculazioni, ma finora la polizia non l'ha incriminata.

I legami con le vittime

Quel fatidico 29 luglio aveva pensato bene di preparare per i suoi ospiti - gli ex suoceri Don e Gail Patterson, genitori settantenni dell'ex marito Simon, dal quale vive separata da un po' - la sua ricetta di manzo alla Wellington, ovvero un filetto di manzo in crosta, piatto tipico della cucina inglese.

Gli altri due invitati erano un pastore battista, Ian Wilkinson, 68 anni, con la moglie Heather, 66 anni. Gli ex suoceri e la moglie del pastore sono deceduti pochi giorni dopo il pranzo, con una sintomatologia riconducibile all'intossicazione alimentare. Il pastore è ricoverato in un ospedale di Melbourne in uno stato critico ma le sue condizioni sono stabili, in attesa di un trapianto di fegato.

In una nuova dichiarazione, rilanciata oggi, la padrona di casa ha ribadito la sua innocenza e ha affermato di essere stata lei stessa ricoverata dopo il pasto a causa di dolori allo stomaco. "Voglio davvero ripetere che non avevo assolutamente alcun motivo per ferire queste persone che amavo", ha sottolineato Patterson. I suoi figli, che non erano presenti al pranzo, hanno mangiato il giorno dopo un po' degli avanzi di manzo alla Wellington, ma visto che non amano i funghi erano stati tolti.

Dubbi sulla ricostruzione

Dopo essersi inizialmente rifiutata di parlare con i media, ora la donna ha raccontato di essere stata lei stessa ricoverata in ospedale il 31 luglio, sottoposta a fleboclisi salina e che le sono state somministrate medicine per proteggersi dai danni al fegato. Tuttavia alcune zone d'ombra permangono in merito ad alcune sue dichiarazioni iniziali.

La donna ha ammesso di aver mentito alle autorità su un disidratatore alimentare sequestrato dalla polizia in una discarica locale durante le indagini della scorsa settimana. Presa dal panico per la tragica fine dei suoi ospiti, ha spiegato di essersi sbarazzata del disidratatore perché era preoccupata di poter perdere la custodia dei figli. Le potenti tossine del fungo incriminato danneggiano gravemente fegato e reni, e al momento non esiste un antidoto efficace per contrastare l'intossicazione da Amanita falloide.

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