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Mancini, vincente sì ma mai numero 1. L'addio agli Azzurri? "Colpa" della Figc
Eccellente giocatore ma non il più grande della sua epoca. Bravo allenatore, ma con il peso della mancata convocazione ai Mondiali
Mancio, vincente sì ma mai numero 1. L'addio alla Nazionale e le (pesanti) responsabilità della FIGC
Singolare destino quello di Roberto Mancini, di Jesi, 58 anni, che ieri si è dimesso da commissario tecnico della Nazionale. È stato un eccellente giocatore, ma non il più grande della sua epoca, nella quale meglio di lui, nei club e in azzurro, hanno fatto Robi Baggio e il suo più caro amico, Luca Vialli, compagno nella Sampdoria di Mantovani, che vinse lo scudetto, e suo braccio destro nella cavalcata vittoriosa degli Europei 2021.
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Ma anche nella sua esperienza di c.t., iniziata nel maggio 2018, i meriti dell’allenatore marchigiano non possono essere considerati allo stesso livello di Enzo Bearzot e di Marcello Lippi, che hanno guidato l’Itala ai trionfi dei Mondiali, nel 1982, in Spagna, e nel 2006, in Germania. E sia il mister toscano sia il “vecio” friulano non hanno subito, mai, l’onta della mancata qualificazione a un Campionato del Mondo, che Roberto condivide con il suo predecessore, Ventura.
E occorre osservare che Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, con Mancini in panchina, non ha potuto, o non è stato in grado di assicurare al c.t. di lavorare, con serenità. Lo fecero, invece, con Bearzot, l’avvocato Federico Sordillo e con Lippi il prof. Guido Rossi, che sostituì, nel maggio del 2006, a seguito delle conseguenze di Calciopoli, il presidente Franco Carraro… Personaggi, Sordillo e Rossi, certo, ben più esperti e autorevoli di Gravina, che ha, CLAMOROSAMENTE, sbagliato valutazioni, appena poche settimane fa, affidando a Mancini tutto il sistema Italia … .