"Pratiche estreme con animali", parla una vittima della “Setta delle bestie”
Un erborista di Milano il capo della setta con sede in una località vicino Novara
"Setta delle bestie", processo a Novara
Pestaggi, torture, manipolazioni, minacce, abusi, torture e stupri. È un inferno quello che ha raccontato una donna, oggi 30enne, e all’epoca dei fatti ragazzina. È la storia della "Setta delle bestie" che negli anni ’90 ha commesso svariati reati contro la persona.
“Era l’inferno, sono dovuta fuggire per non morire”, ha raccontato la ragazza nella deposizione al processo in corso a Novara. Come scrive il Corriere della Sera, in quella zona piemontese, in mezzo ai boschi, nella località Cerano, si trovava una cascina, base centrale dell’organizzazione segreta.
Le vittime “ribelli” che non si “applicavano” nelle pratiche sadomaso venivano agganciate ad anelli appesi al soffitto. Il principale accusato di questi orrori è Gianni Maria Guidi erborista con residenza a Milano, morto di recente. Guidi sarebbe stato il gran maestro della setta, l’indiscusso capo che si faceva chiamare “pontefice”.
“In particolare adescavano giovani che venivano inserite sfruttando il vincolo di fiducia dei familiari già appartenenti al gruppo, alle quali venivano inculcate le teorie della setta tramite iniziazioni a ‘pratiche magiche’, scrive il Gip. “Venivano indotte a subire plurimi abusi sessuali fino ad arrivare, per le prescelte su ordine di Guidi, a pratiche estreme come congiunzioni con animali, bruciature, tatuaggi praticati a freddo nelle parti intime”
Nell’ordinanza del giudice si legge ancora: “Costringevano le ragazze durante le serate a servire tutti, denudarsi, effettuare un addestramento di salti, flessioni e camminare a quattro zampe, e mangiando da una ciotola messa a terra. Quindi venivano messe su una poltroncina rossa e legate, bendate, fustigate”. La setta approfittava dello stato delle vittime per farsi consegnare ingenti somme di soldi e farsi intestare abitazioni.