Scuola, Bonanni: "Precari condannati a nuove lunghe vie crucis"
Allarme precari nelle scuole italiane: la denuncia di Raffaele Bonanni, presidente dell'Associazione Nazionale, sul Dl Pa Bis in discussione alla Camera
Allarme precari nelle scuole italiane, tutti i rischi per le circa 60mila persone in attesa di essere inserite nel corpo docente MIUR
Oltre 50 mila precari del mondo della scuola rischiano di rimanere a piedi ancora a lungo. Dopo anni di promesse e slogan, una delle categorie più importanti per lo sviluppo del capitale umano necessario al progresso del Paese, potrebbe subire un nuovo contraccolpo durissimo.
In questi giorni, infatti, è in discussione alla Camera il DL PA Bis che all’articolo 20 prevede una serie di disposizioni in materia di reclutamento del personale scolastico e acceleratorie dei concorsi PNRR, tra cui le misure relative all’abilitazione degli insegnanti. Nonostante la necessità di modelli formativi nuovi, in linea con l’utilizzo sempre maggiore delle tecnologie, e un livello di precariato che dovrebbe indurre a riflettere, il dibattito si sta orientando sull’obbligatorietà della presenza ai corsi per l’ottenimento dei CFU, diversamente da quanto richiesto nel Pnrr che esige, piuttosto, modalità più flessibili, moderne e soprattutto digitali.
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Dura, e immediata, la reazione di Raffaele Bonanni, Presidente Associazione Nazionale Scuola italiana (ANSI), che non ha perso tempo nel denunciare la piega che sta prendendo l’esame parlamentare e i potenziali rischi per quei circa 60 mila precari in attesa di essere inseriti nel corpo docente MIUR.
"È stupefacente che anche di fronte alle urgenze della scuola, dei disoccupati, dei programmi Pnnr, alcuni ambienti corporativi vogliano a tutti i costi far prevalere interessi particolari”, ha commentato Bonanni. “Quello che emerge è che la pandemia ha sdoganato il ricorso all'online in ogni attività privata, ma non in alcuni settori pubblici. E questo è ancora più grave se si considera che dovranno sostenere i corsi diverse decine di migliaia di precari che da diversi anni attendono di essere assunti”.
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"Costoro - ha sottolineato il Presidente ANSI- non potranno avvalersi delle rapide e vantaggiose soluzioni moderne per aggiornarsi, ma dovranno sottostare ancora a modelli formativi obsoleti, per le resistenze di taluni ambienti che vogliono salvaguardare pratiche arcaiche a dispetto di ogni ragione, che invece modernità imporrebbe di fare il contrario. È inspiegabile il fatto che ogni ambiente sindacale e politico dichiari giustamente di dare priorità assoluta ai precari della scuola, ma nei fatti, comprimendo le possibilità di ricorso pieno alla corsualità on line, li si condanna a nuove lunghe via crucis", ha aggiunto, sottolineando come "senza soluzioni rapide costoro non saranno formati né abilitati neanche nel 2033".
Un calcolo che rende l’idea di quanto la situazione, se dovesse sfuggire di mano, possa andare ad aggravare ancora di più la categoria, rallentando, tra l’altro, quel processo di digitalizzazione che dovrebbe coinvolgere in primis il mondo del lavoro e delle professioni, su cui l’Italia sconta già ritardi importanti rispetto al resto d’Europa.