"Prenditi la mia villa da 400mila €, ti prego". Agguato a Pescara, la svolta

La traversata in Sudamerica per prendere "un carico" e i debiti di droga non pagati. Le intercettazioni incastrano il killer ultrà e il mandante della Locride

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Agguato Pescara: "Lo vedete cosa succede agli infami?". Intercettazioni

Arriva una clamorosa svolta nelle indagini sull'agguato di un bar di Pescara, costato la vita all’architetto Walter Albi, 66 anni, e il grave ferimento dell’ex calciatore Luca Cavallito, di anni 49. Sono stati arrestati due uomini, l'esecutore e il mandante. Il killer è stato incastrato dal riconoscimento della voce, mandava messaggi vocali alle vittime. Dietro l'agguato c'erano debiti di droga non saldati. Lo chiamavano «lo zio», ma non avevano capito perché. Meglio, Walter Albi e Luca Cavallito l’hanno capito - si legge sul Corriere della Sera - quando ormai era tardi e Natale Ursino, 53 anni, di Locri, legato alla cosca Cordì, pochi giorni prima dell’agguato al Bar del Parco, aveva mostrato loro il video di un’esecuzione di ‘ndrangheta aggiungendo queste poche parole: "Lo vedete dalle nostre parti cosa succede agli infami? Io non voglio credere che voi non manteniate la parola data...".

Allora - prosegue il Corriere - sì che Cavallito aveva capito e aveva detto allo «zio» quasi supplicando: «Prenditi la mia casa, vale 400 mila euro, è tua». Ma quello se n’era già andato con un’alzata di spalle, perché ormai aveva deciso di farli ammazzare. Albi, in cambio, si era impegnato con lo «zio» a fare una traversata fino in Sudamerica, disponendo di una patente nautica, per effettuare «un carico» non meglio precisato. Cocaina, probabilmente. Ma il fatto è che non trovava mai il battello, tergiversava e intanto Ursino si stava spazientendo: «Ma quale Sudamerica, questo non è capace di andare nemmeno da Pescara a Spalato», si lamentava. Gli arresti sono scattati ieri mattina. la soddisfazione del pool investigativo: "La sofisticazione criminale era elevata ma la nostra risposta è stata adeguata".

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