Rdc addio, caos di proteste al Sud. Un uomo tenta di darsi fuoco in comune

Continuano le agitazioni in tutto il Sud Italia di fronte alla sospensione del Reddito di cittadinanza; nelle amministrazioni è il caos

Di Redazione Cronache
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Reddito di cittadinanza addio, esplode il caos nei comuni del Sud Italia: Napoli, Taranto e Palermo colpiti

Ci siamo: dal 1 agosto termina ufficialmente l'erogazione del Reddito di cittadinanza, stoppato dal governo con la manovra di bilancio 2023. Solo venerdì scorso l'Inps ha inviato un Sms a 169mila nuclei familiari avvisandoli che si stava per concludere l'erogazione del sussidio, che per il 2023 era già stato decurtato a 7 mesi di durata.

Una decisione fortemente contestata dalla popolazione, che tra ieri e oggi ha acceso proteste in diversi comuni italiani, mandando le amministrazioni nel caos.

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Stop al Reddito di cittadinanza, la protesta infiamma i comuni del Sud. Un uomo tenta di darsi fuoco

A Napoli si è fatta infuocata la contestazione davanti alla sede dell’Inps, mentre davanti al municipio di Taranto e Cosenza si è creata la ressa.

A Terrasini, in provincia di Palermo, un disoccupato di 60 anni, dopo avere ricevuto la notizia di non ricevere più il reddito di cittadinanza si è presentato questa mattina nel palazzo comunale tentando di dare fuoco alla stanza del sindaco, gettando della benzina a terra e versandola anche su se stesso. Ma è stato fermato in tempo. "Brucio il Comune se non mi aiutate", ha detto al sindaco Giosuè Maniace. Il sindaco ha subito chiamato i carabinieri che hanno portato via il disoccupato in ambulanza. "Sono stati attimi di paura e di tensione per fortuna non è accaduto nulla di irreparabile - ha commentato il primo cittadino - Era già venuto una prima volta stamattina per dirmi che da oggi gli toglievano il reddito di cittadinanza. Poi è tornato con la tanica di benzina ed è salito dicendo 'Brucio il comune se non mi date soldi', perché io gli avevo detto che non potevo aiutarlo".

È soprattutto al Sud, quindi, che cresce lo sconforto, con i cittadini che urlano “Meloni ci costringe a delinquere” e primi cittadini e amministratori locali che lamentano: “Non possiamo far fronte a tutto”. Ma anche ai “piani alti” della politica le contestazioni non mancano. Le opposizioni attaccano, con il Movimento 5 stelle e il Partito Democratico che accusano il Governo di fare “macelleria sociale” e di fare – ha sostenuto Giuseppe Conte – una “guerra ideologica a danno dei deboli”.

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La maggioranza avanza compatta, e sostiene invece la scelta del Governo di sospendere la misura, con Fratelli d’Italia che tuona: “Conte e Schlein soffiano sul fuoco”.

Stop al Reddito di cittadinanza, ecco le misure alternative

Contestualmente alla chiusura dello strumento di accompagnamento al reddito per le fasce sociali più indigenti, il governo di Giorgia Meloni ha introdotto una serie di misure alternative.

Primo l’assegno di inclusione, che sarà riconosciuto a partire dal primo gennaio 2024 quale misura di sostegno economico, condizionata al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, sulla base dell'Isee, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare e all'adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.

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Poi c’è la carta “Dedicata a te”, per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità, da parte di persone in possesso di un Isee non superiore a 15.000 euro, rilasciata da Poste Italiane tramite Postepay, è nominativa e sarà operativa da luglio 2023. Ancora, dal 1° luglio 2023 è stato aumentato a 290,11 euro l'importo dell'assegno di incollocabilità. Si tratta di un versamento erogato agli invalidi per infortunio o malattia professionale.
Non da ultimo, dal primo settembre 2023 invece scatta il supporto per la formazione e il lavoro, che prevede la partecipazione a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale e orientamento.

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