Si dice “morte con dignità” e non “suicidio assistito”. Un racconto dagli Usa

Un noto oncologo americano racconta dell'assistenza medica alla morte fornita ai pazienti terminali

(Fonte: IPA)
Cronache

Oregon, il primo stato a legalizzare la prescrizione letale negli Stati Uniti

In Oregon, negli Stati Uniti, il suicidio medicalmente assistito è praticato da più di venticinque anni. Si tratta del primo Stato ad aver legalizzato la “morte con dignità” negli States, dove la pratica non si effettua ovunque, anzi. Lo racconta con un reportage il quotidiano francese Le Monde.

Il Kilimangiaro scalato per raccogliere fondi

Charles D. Blank, oncologo e specialista del pancreas, è un professionista riconosciuto. Presiede lo SWOG Cancer Research Network, una rete di ricercatori con 12.000 membri in 47 stati americani. Nel 2015 ha scalato il Kilimangiaro con un collega per raccogliere fondi per migliorare la diagnosi precoce di questo cancro particolarmente mortale.

Dalle 60 alle 70 prescrizioni letali all'anno

Nel corso degli anni, a forza di curare pazienti con prognosi disperate, il dottor Blanke è diventato uno specialista nell'assistenza medica alla morte. Ogni anno scrive più prescrizioni letali di qualsiasi altro medico dell'Oregon: 60 nel 2022, 70 l'anno prima, ovvero circa il 20% delle prescrizioni che consentono ai malati terminali di morire nel momento in cui lo decidono. L'Oregon è stato il primo stato americano a legalizzare la "morte con dignità", secondo il titolo della legge entrata in vigore il 27 ottobre 1997.

L'assistenza medica 

Il telefono chiama, ma l'oncologo non risponde. Arrivato nella mensa dell'Oregon Health & Sciences University, vuole prendersi “il tempo necessario” per spiegare perché l'assistenza medica alla morte è così importante per lui. Charles Blanke non usa il termine "suicidio assistito", espressione che ormai viene usata solo da chi vi si oppone. “Non si tratta di suicidio – sottolinea - i malati chiedono solo di vivere”.

Non è un suicidio

La legge lo prevede espressamente. In nessun caso le azioni del paziente, della sua famiglia o dei suoi medici possono essere considerate "suicidio”, “suicidio assistito”, “omicidio misericordioso” o omicidio", specifica. Nessun protagonista può essere perseguito e le assicurazioni non possono rifiutarsi di onorare i contratti stipulati. Per gli stessi motivi, anche la parola “suicidio” non compare sui certificati di morte. La morte è attribuita alla malattia che ha preso il paziente.

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