Spot Esselunga e comunicazione tra ex: come può migliorare la "convivenza"

Altro che polemiche sulle famiglie separate, lo spot racconta uno spaccato di vita reale che può sicuramente progredire anche dal punto di vista legale

di Giulia Sapi*
Cronache

Spot Esselunga e comunicazione tra ex coniugi: un'occasione per riflettere sulla condizione dei separati

Giulia Sapi, Presidente Lombarda dell’Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori
 

Siamo alla seconda settimana di dibattito su uno spot di un’azienda della grande distribuzione che racconta la storia di una coppia di genitori separati con una figlia che cerca di farli comunicare. Noi avvocati abbiamo letto con attenzione in questi giorni le tante prese di posizione su questo messaggio, che è diventato un’occasione per divisioni su un tema che è al centro della nostra esperienza di tutti i giorni, sia come professionisti che come cittadini. Per questo può essere colta l’opportunità, fuori dalle polemiche, per condividere un contributo positivo per il futuro.

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Quello spot fotografa una realtà che noi avvocati delle relazioni familiari vediamo quotidianamente da anni e che viviamo al fianco delle coppie che si separano o divorziano. I dati degli ultimi anni in Italia parlano di un 60% circa di coppie con figli che si lasciano e di un 90% circa delle separazioni che sono consensuali. Dati che dicono due cose. Ovvero in primis che la vecchia teoria che le famiglie rimanessero unite per i figli non coincide più con la realtà della società italiana e quindi questo obbliga tutti a cercare di affrontare le separazioni sempre di più dal punto di vista dei figli.

In secondo luogo che, rispetto al numero complessivo, sono poche le coppie che finiscono a litigare in Tribunale. Tuttavia, tale dato non deve essere letto con superficialità: infatti, dietro le tantissime separazioni consensuali non sempre ci sono rapporti di dialogo e comunicazione tra i due ex coniugi. E questo significa per i figli, e in particolare per i bambini, il trovarsi comunque nel mezzo di una comunicazione che si interrompe o si inaridisce, come in parte racconta quello spot.

Allora senza dare giudizi morali sarebbe invece utile cogliere l’opportunità offerta da un prodotto commerciale, ma insieme inevitabilmente sociale come è quel messaggio, per provare tutti a fare qualche passo avanti. A cominciare dal cercare noi legali, insieme alle famiglie e a tutto il mondo della giustizia, a favorire modalità e scelte nelle separazioni che aiutino a favorire la comunicazione dentro quella che era una famiglia unita.

Se pensiamo che nelle separazioni spesso si litiga sull’affidamento dei figli per il riconoscimento o meno del diritto di uno dei genitori a rimanere nella casa che era della famiglia, capiamo che noi legali dovremmo cercare di aiutare questi genitori a trovare anche nuove soluzioni che abbiano sempre come priorità l’interesse dei figli e la loro crescita serena. E capiamo che la comunicazione immateriale deve essere centrale almeno quanto le situazioni materiali che inevitabilmente cambiano.

Cogliere dal dibattito in corso questo stimolo aiuterebbe a migliorare una realtà che non va più nascosta. E magari darebbe anche qualche spunto in più alla politica, che può concretamente intervenire ancora sulla legislazione per fare molti passi avanti rispetto alla situazione attuale, che direttamente o indirettamente tocca la maggioranza relativa degli italiani e soprattutto milioni di ragazzi. La parola chiave è comunicazione.

*Presidente Lombarda dell’Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori

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