Teatro San Carlo, finisce la telenovela: Lissner direttore. Figuraccia governo

I giudici: "La legge che ha spodestato il Maestro viola 4 articoli della Costituzione. Decreto illegittimo"

Di Redazione Cronache
Stephane Lissner ex direttore Teatro San Carlo
Cronache

Teatro San Carlo, il pool di avvocati (compreso quello di Affari) batte il governo. Lissner resta al suo posto

Stéphane Lissner ha vinto la sua battaglia legale e il governo Meloni ne é uscito malissimo. Questo l'epilogo finale, salvo ulteriori colpi di scena, della telenovela sul Teatro San Carlo di Napoli. L'esecutivo, attraverso il ministro della Cultura Sangiuliano, aveva deciso di scrivere un decreto legge ad personam, o meglio contro personam, per spodestare il Maestro francese e affidare il ruolo all'uscente ad della Rai Carlo Fuortes. Ma i giudici - si legge su Repubblica - si sono espressi e hanno dato ragione a Lissner che resta saldamente in carica, sovrintendente e direttore artistico del San Carlo. Almeno fino alla definizione del giudizio di costituzionalità richiesto dal collegio di magistrati che oltre due settimane fa avevano ascoltato, in udienza, le posizioni della Fondazione, che si era affidata all’Avvocatura dello Stato, e del sovrintendente francese accompagnato da un collegio difensivo di prim’ordine: il giuslavorista Claudio Morpurgo, l’esperto di governance Pietro Fioruzzi e il costituzionalista Giulio Enea Vigevani (che é anche il legale difensore di Affaritaliani.it).

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La sentenza - prosegue Repubblica - é un siluro sulla norma con la quale il sovrintendente Stéphane Lissner era stato defenestrato dal San Carlo. Una spallata che colpisce il governo Meloni, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, la Fondazione Teatro San Carlo: il Tribunale di Napoli ritiene che il decreto che aveva spodestato Lissner, incurante di un contratto che scadeva nel 2025, "violi i principi degli articoli 3, 97, 98 e 77 della Costituzione” e con un’ordinanza emessa ieri chiede l’intervento della Consulta. Non senza puntualizzare: “La norma non risponde a canoni di ragionevolezza e di coerenza, non è funzionale ad obiettivi di interesse pubblico generale, incide negativamente sul buon andamento e continuità dell’azione amministrativa, è lesiva dell’unico lavoratore destinatario della norma ad hoc ed è stata adottata con decreto legge in assenza dei prescritti requisiti di necessità ed urgenza".

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