"Toccare le parti intime non è violenza". Lo pensa un giovane su cinque

I dati dell'indagine condotta da Ipsos per Actionaid rilevano anche come 4 su 5 credano che una ragazza possa sottrarsi a una violenza "se davvero lo vuole"

Di Redazione Cronache
Cronache

Giovani, uno su cinque pensa di poter toccare le parti intime senza consenso. L'indagine di Actionaid

Toccare le parti intime di una persona senza il suo consenso "non è violenza" per 1 adolescente su 5. Una stessa quota pensa che le ragazze possano "cercarsi" la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante. Sono solo alcuni dei dati – ma probabilmente i più allarmanti - che emergono da un'indagine condotta da Ipsos per ActionAid su un campione rappresentativo di circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. L’obiettivo era approfondire cosa pensano i giovani della violenza tra pari.

Stando ai dati emersi, da una parte è incoraggiante che la maggioranza dei giovani (80%) sia consapevole che toccare una persona nelle parti intime senza consenso sia una violenza, dall'altra invece preoccupa che la restante quota, minoritaria ma non per questo trascurabile, di ragazzi e ragazze intervistati. Il 20% di loro infatti la pensa diversamente dagli altri coetanei e legittima (o almeno giustifica”) i comportamenti sopra citati.

Leggi anche: Femminicidio a Trapani: 39enne uccisa dall'ex, poi lui scappa e si suicida

Per la responsabile Education di ActionAid, Maria Sole Piccioli, si tratta di “violenza non capita, non percepita. Succede ancora oggi", come spiega l’esperta in un video di commento sulla ricerca. "La proposta del ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di inserire alcune ore di educazione sessuale durante gli studi delle scuole superiori è sicuramente una buona notizia ma assolutamente non sufficiente", avverte Piccioli.

Proseguendo nella classifica – come fa sapere l’Adnkronos - tra le forme di violenza più “condivise” al secondo posto  c’è “picchiare qualcuno”, che registra il 79% dei consensi, in assoluto quello più citato dai maschi. Al terzo posto, con il 78%, fare foto o video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze, con 84% delle citazioni.

Leggi anche: Caivano, minacce di morte a Meloni. Intimidazioni ai parenti delle vittime

Gli adolescenti italiani sono concordi su chi commette atti di violenza nel nostro Paese: i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti. Non c'è un dato plebiscitario su quali comportamenti siano violenti e quali no, e sembra esistere un gap di percezione rispetto a dove si annida la violenza e le conseguenze che ne derivano. In un'estate che è stata caratterizzata da un particolare susseguirsi di episodi di abusi e aggressività che hanno coinvolto adolescenti, con un ingrediente spesso presente, cioè l'amplificazione dell'impatto di queste violenze sui social, la ricerca - realizzata attraverso i fondi 8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai - ha indagato le opinioni degli adolescenti al riguardo, come reagiscono e si difendono dalla violenza e quanto influiscono stereotipi di genere e pregiudizi sul loro vissuto.

Pregiudizi che talvolta non risparmiano chi ha orientamenti sessuali differenti dai propri. Identificarsi come persone binarie/fluide/trans? Per quasi 1 under 20 su 3 tanti di coloro che lo fanno stanno "solo seguendo una moda del momento".  Perché si diventa oggetto di violenza? In risposta a questa domanda al primo posto vengono indicate le caratteristiche fisiche (50%), poi l’orientamento sessuale (40%) e l’appartenenza di genere (36%). Il primo danno indicato dal 27% degli intervistati, senza distinzione di genere, è il malessere psicologico, al secondo posto isolamento e depressione (21%) e al terzo posto disagio e vergogna (18%). 

Leggi anche: Omicidio Rossella Nappini: Harrati chiuso nel silenzio, il grido del vescovo

Un altro dato significativo è che "non sempre i ragazzi e le ragazze che subiscono una qualche forma di violenza poi la denunciano", evidenziano gli autori. Il motivo principale è la vergogna nel raccontarlo al mondo adulto, seguita dalla paura a dirlo e l'inutilità della denuncia, il timore di ulteriori minacce da parte dell’aggressore. Nella fascia di età 17-19 anni si registra la più alta frequenza di atti violenti subiti, che può derivare - interpretano gli autori - da una maggior consapevolezza di quanto viene vissuto. 

Violenza sessuale, le ragazze ritenute "colpevoli di provocare" i bollenti spiriti

Fra le convinzioni condivise da una quota minoritaria (ma anche qui, significativa, di teenager) c'è quella che le ragazze possano provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante. E molti di più, 4 su 5, credono che una donna, se davvero non lo vuole, può sottrarsi a un rapporto sessuale.  Chi subisce violenza? Le ragazze più dei ragazzi, analizzano i giovani nella ricerca. Sono loro a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma si manifesti: molto più spesso dei coetanei maschi assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, a situazioni in cui le parti intime vengono toccate senza consenso, alla diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime.  

Inoltre, rileva l'indagine, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, di essere toccate nelle parti intime, di essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime. I ragazzi invece rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.  

Tags:
actionaidconsensogiovaniipsosstuproviolenza