Trattativa Stato-mafia, non è finita. Chiesto appello-bis per vertici del Ros
La Procura Generale della Cassazione ha chiesto, invece, la conferma dell'assoluzione di Marcello Dell'Utri
Trattativa Stato-mafia in Cassazione. La Procura Generale ha chiesto l'appello-bis per gli ex vertici del Ros assolti
E' attesa il prossimo 27 aprile la sentenza della Cassazione nell'ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia. Il caso, infatti, non si è ancora concluso: la Procura Generale della Suprema Corte ha chiesto un nuovo processo d'appello per il generale dei carabinieri Mario Mori, il generale Antonio Subranni e l'ufficiale Giuseppe De Donno, tutti ex vertici del Ros (Raggruppamento operativo speciale). Il rappresentate dell'accusa ha chiesto invece la conferma dell'assoluzione per l'ex senatore Marcello Dell'Ultri.
All’esame della sesta sezione penale c’è la sentenza di 2.791 pagine emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Palermo, che il 23 settembre 2021 ha ribaltato la decisione di primo grado assolvendo “per non aver commesso il fatto” l’ex senatore Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di Silvio Berlusconi, e “perché il fatto non costituisce reato”, gli ex generali del Ros dei Carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni e l’ufficiale Giuseppe De Donno. Sono state confermate solo le condanne al boss corleonese Leoluca Bagarella (ridotta da 28 a 27 anni) e quella al medico Antonino Cinà (12 anni).
“Non mi aspetto nulla. Il mio stato d’animo? Molto buono”, ha detto il generale dei Carabinieri Mario Mori entrando in Cassazione dove oggi, 14 aprile, si tiene l’udienza per il processo sulla trattativa tra Stato e mafia.
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La sentenza d'assoluzione è stata impugnata dalla Procura generale di Palermo, che ne ha chiesto l’annullamento: per la procuratrice generale Lia Sava e i sostituti Giuseppe Fici e Sergio Barbiera “la Corte di Assise di appello ha contraddittoriamente ed illogicamente assolto Subranni, Mori e De Donno”. Per quanto riguarda Dell’Utri, invece, “non è dato comprendere perché si sia tenuto per sé il messaggio ricattatorio dei vertici mafiosi non riportandolo al destinatario finale, che era colui per il quale si era interessato per la tessitura di un accordo elettorale”. I sostituti pg della Cassazione hanno quindi chiesto un nuovo processo di appello per Mori, De Donno e Subranni, precisamente “l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata, limitatamente alla minaccia nei confronti dei governi Amato e Ciampi con effetto estensivo anche al non ricorrente Antonio Subranni”. Secondo il procuratore generale, una parte delle prove a supporto della sentenza è “desunta indiziariamente” e le accuse non sono dimostrate “oltre ogni ragionevole dubbio“.
E ancora, ha aggiunto, “a questa esigenza di certezza processuale, la sentenza fornisce una risposta non conforme al diritto e difettosa sul piano motivazionale”. Nelle conclusioni si legge ancora “la sentenza di Appello descrive la trattativa negli anni ma non fa una precisa ricostruzione della minaccia e di come sia stata rivolta al governo, e lo fa solo in modo congetturale. A questa esigenza di certezza processuale la sentenza fornisce una risposta non conforme al diritto e difettosa sul piano motivazionale”.