Film da vedere: "Gli Orsi non esistono". Il caso Iran e il senso della libertà

Pellicola del grande regista Jafar Panahi

di Simone Rosti
Scena tratta dal film "Gli orsi non esistono" del regista iraniano Jafar Panahi
Culture

“Gli Orsi non esistono”: un film da vedere di grande attualità, per riflettere sul senso della libertà a partire dal caso Iran

 

In un momento storico nel quale le autocrazie sembrano rafforzarsi e coalizzarsi a favore della causa russa, è importante affidarsi alla forza delle istituzioni, ma è altrettanto importante affidarsi all’arte: faro della speranza in grado di tenere vivo il senso della libertà. Un valore che, anche in Italia, alcuni intellettuali sembrano sottovalutare e barattare (si veda il patetico appello per un “Un negoziato credibile per fermare la guerra”).

Per questo consigliamo la visione del nuovo film del grande regista iraniano Jafar Panahi, una riflessione pacata ma potentissiama sul senso vero della libertà. Pur restando sempre sui binari della commedia (dai toni bonari senza spazio per le isterie), il film affronta temi forti e la deriva liberticida iraniana viene raccontata senza sconti e senza vie d’uscita consolatorie. Il dramma si compie, le frustrazioni si susseguono, l’impossibilità di cambiamento rende il contesto claustrofobico.

Il regista ancora una volta ci conduce nei meandri del regime iraniano e lo fa dal di dentro (perché interdetto all’espatrio) con l’uso della sua arte, quella del cinema e delle immagini che in questo film si compenetrano - nel racconto di due storie d’amore - in una sorta di scatole cinesi dove i confini fra realtà e finzione (e finzione nella finzione) non esistono più. Il regime travolge tutto, non salva nulla, l’arte del cinema cerca di resistere e Panahai ci mette tutto se stesso, sia come attore che come regista, per issare il vessillo della libertà.

Ci sono anche altri grandi temi che escono da questa commedia drammatica: la coerenza (del registra protagonista) che non rinuncia mai a varcare il confine anche quando (forse) potrebbe; le tradizioni (anche quelle più antiquate e “ostili” al buon senso) nelle quali ci si ripara quasi a voler rafforzare la propria corazza di protezione dal regime. Insomma un’opera che ha meritato il Premio Speciale della Giuria alla 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; purtroppo però il regista Jafar Panahi non ha potuto presenziare alla cerimonia perché è stato arrestato nel luglio 2022 e condannato a sei anni di reclusione per propaganda contro il governo iraniano. 

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