Intelligenza artificiale, un libro scritto da ChatGPT-4: "Imito, dunque sono?"

Su Affaritaliani.it la recensione del primo volume scritto dall'IA: “Imito, dunque sono?”

di Ludovica Manusardi Carlesi
Imito dunque sono, primo libro scritto da un'intelligenza artificiale
Culture

Intelligenza artificiale, il primo libro scritto da ChatGPT-4: "Imito, dunque sono?". Recensione

L’intelligenza artificiale è paragonabile a quella umana? Riuscirà a cambiare profondamente il modo in cui le persone lavorano, imparano, viaggiano, si curano e si relazionano? Potrà eludere il controllo dei suoi creatori e diventare una minaccia per l’umanità? La risposta suggerita da questo libro (“Imito, dunque sono?”, ChatGPT-4, Collana scientifica Il Sestante. Edizione Bietti, 2023, p. 233, 16 euro) non sopraggiunge da ricercatori, scienziati, esperti informatici, bensì dall’intelligenza artificiale stessa: l'autore infatti è ChatGTPT-4. Imputato e giudice finiscono per coincidere, ma questa pratica poco ortodossa persegue un fine importante: riduce al minimo la distanza tra il fenomeno e la legge che lo genera e lo regola dall’interno. Offre una testimonianza diretta che descrive la realtà con l’immediatezza necessaria per assumere decisioni corrette, in una situazione di crisi e di incertezza.

Fino all’inizio di quest’anno le questioni riguardanti l’intelligenza artificiale, per quanto diffuse, erano ancora circoscritte nell’alveo degli specialisti. Nelle imprese, in medicina, in ambito militare, nei settori dell’economia, reti neurali e “agenti esperti” sono all’opera da anni, ma il grande pubblico, in apparenza, non ne era stato toccato in prima persona. Negli ultimi mesi è iniziata una vera e propria corsa per sviluppare e implementare menti digitali sempre più potenti che ha visto tra gli altri Elon Musk e Bill Gates suscitare allarmi preoccupanti sul futuro di questo strumento che potrebbe uscire dal controllo di coloro che l’anno creato assumendo quasi una sorta di autonomia intellettiva, raggiungendo la soglia critica dell’autocoscienza.

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Il libro sgombra queste paure proprio perché nelle risposte fornite si evince che l’IA non è un’intelligenza simile a quella umana, ma di tipo sostanzialmente diverso. Le risposte provengono infatti dall’acquisizione di una quantità enorme di dati che aumentano esponenzialmente secondo dopo secondo e quindi sono di tipo statistico e non dettate da autocoscienza.

Lo sforzo di ideazione e di redazione da parte di ChatGTP-4 è stato sollecitato da una specie di gioco, -serio e per nulla semplice- di botta e risposta, formulato nella struttura di un prompt  preciso ma versatile dal curatore del testo Paolo Bottazzini. Le elaborazioni fornite da ChatGTP-4 sono state quindi trascritte in modo fedele includendo limiti di trattazione ed errori. Anche il sommario è stato è stato articolato dal dispositivo seguendo una narrazione storica che parte dalle origini (Alan Turing e la macchina universale) per arrivare fino ai nostri giorni esaminando via, via elementi di matematica e di logica, le architetture dei sistemi, i progetti e i paradigmi, fino alle reti neurali di cui oggi celebriamo i successi e le loro applicazioni.

I due ultimi capitoli sono dedicati alle implicazioni sociali e etiche, temi decisivi per esplorare le ipotesi sul futuro dell’IA e sulla governance che dovrebbe regolarne la convivenza con la società degli uomini.

La decisione di lasciar parlare ChatGPT impegna inoltre a sorvegliare le sue prestazioni, sotto la vigilanza di una interrogazione preliminare che domanda cosa sia l’intelligenza – ma soprattutto, cosa sia la stupidità e chi siano i suoi seguaci. Eraclito, e prima ancora Aristotele, aveva inaugurato il percorso con cui la scienza e la politica in Europa hanno tentato di costruire una cinta di protezione a salvaguardia del sapere e del potere dall’influenza dell’imbecillità. Forse la storia della filosofia e dell’intero Occidente coincide con questo tentativo sempre fallito e sempre ricostruito; forse le promesse e le minacce dell’intelligenza artificiale compongono il capitolo più recente di questo percorso.

La prefazione del curatore Paolo Bottazzini ha il pregio di inquadrare e di interpretare il lavoro di ricostruzione compiuto da ChatGPT, con i suoi errori battezzati dai giornalisti di settore «pappagalli stocastici», in questa prospettiva critica. Un’appendice a sorpresa presenta un’intervista possibile a ChatGTP-4, le cui conclusioni vengono lasciate al giudizio ultimo del lettore. Completa l’opera una bibliografia particolarmente esauriente e stimolante.

 

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