Quel legame tra vecchiaia e Intelligenza Artificiale

La popolazione mondiale avrà un ritorno positivo nel farsi “aiutare” dall'Intelligenza Artificiale nel suo complesso?

di Ezio Pozzati
Culture

Ha ragione Geoffrey Hinton (padrino dell'IA) e con lui molti altri o chi la vede in prospettiva come la soluzione per il benessere dell'uomo? Solo il tempo svelerà l'arcano

 

Negli anni '80 e '90 del secolo scorso si parlava e si concretizzava una scelta: la robotica. Come in tutte le innovazioni anche qui si manifestavano voci contrarie per la presunta perdita di posti di lavoro e quant'altro. Oggi la tecnologia non si ferma e nasce basandosi sull'Intelligenza Artificiale. Si può concordare o meno sulla “bontà” di questa nuova frontiera, ma come in tutte le cose è necessario fare delle scelte. Domanda: cosa ha spinto le persone ad occuparsi di Intelligenza Artificiale?

Esplorare nuovi sentieri è insito nell'essere umano, addirittura oggi stiamo progettando di “colonizzare” pianeti come la Luna o Marte senza dimenticare che abbiamo inviato sonde oltre i confini dell'universo e poi si fanno passi da gigante non solo verso l'infinito, ma anche per per migliorare la qualità della vita delle persone. Cento anni fa si lavorava per 50/60 ore la settimana e senza ferie (no limits, Natale e Pasqua compresi per il settore agricolo, dell'allevamento e altri di vitale importanza); oggi l'orario di lavoro si è ridotto a 30/40 ore settimanali con un mese di ferie (o più).

Ed ecco dove voglio arrivare, però data la delicatezza dell'argomento, non vorrei essere frainteso o additato come cinico, non è nel mio modo di pensare. La popolazione mondiale ha raggiunto e superato gli otto miliardi. A livello mondiale abbiamo notevoli disuguaglianze (soprattutto di sviluppo) fra i vari continenti dove troviamo popolazioni dove la stragrande maggioranza delle persone sono rappresentate dai giovani, mentre nel Vecchio Continente, in Giappone e negli U.S.A. (tanto per fare un esempio) la popolazione sta lentamente scivolando verso la vecchiezza.



A tutt'oggi non esistono organizzazioni a livello mondiale che possano indirizzare tutte le Nazioni accompagnandole verso uno sviluppo sincronizzato del pianeta ergo ci troveremo in una condizione dove le “macchine”, volenti o nolenti, dovranno sostituire la carenza di personale qualificato e specializzato, lasciando i lavori più umili e con minore competenza al resto della popolazione. Dico questo perché già oggi ci sono delle aziende che prevedono, entro il 2050, una carenza di personale con competenze, causato sempre dall'invecchiamento demografico. Ora la domanda: è possibile programmare un evento così importante?

La popolazione mondiale avrà un ritorno positivo nel farsi “aiutare” dall'Intelligenza Artificiale nel suo complesso? Robotica e IA cammineranno pari passo con le esigenze della popolazione mondiale e del singolo individuo? Persone come Alan Turing (1912-1954) autore dell'incipit “Can machine think?” dell'articolo “Computing Machinery and Intelligence”, scritto nel 1950 per la rivista Mind, e John McCarthy (1927-2011) considerato il padre dell'Intelligenza Artificiale, hanno ragionato per dare un senso alla possibilità di aiutare l'uomo o hanno prodotto risultati senza valutarne le eventuali controindicazioni? Ha ragione Geoffrey Hinton (padrino dell'IA) e con lui molti altri o chi la vede in prospettiva come la soluzione per il benessere dell'uomo? Solo il tempo svelerà l'arcano. 

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