David Puente, re senza scettro. Il cv del Censore di Open è modestissimo

David Alejandro Puente Anzil non risulta nel sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti pur comparendo in quello della Lombardia. Il caso

Di Giuseppe Vatinno
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David Puente, re senza scettro. Il cv del Censore di "Open" è modestissimo

L’altro ieri abbiamo scritto un articolo su una strana vicenda e cioè del perché il noto “cercatore di latte vaccino” David Alejandro Puente Anzil non risulta nel sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti pur comparendo in quello della Lombardia.

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Puente ha replicato con un articolo lunghissimo e confusionario in cui se la prende con l’universo mondo, tra cui l’ex Presidente della Rai Marcello Foa, ma fallisce nel cogliere lo spirito con cui l’ho scritto che non è solo quello di capire perché sussista questa strana anomalia, ma piuttosto, tramite un procedimento di tipo maieutico e socratico, di far capire a Puente che la “legge” del Fact checking deve valere anche per lui.

Il punto è, come del resto molti gli contestano, che non ha alcuna autorità per giudicare il lavoro degli altri.

Non è stato nominato da nessuno, eppure si permette di attaccare con astio qualsiasi affermazione che a suo insindacabile parere sia una “bufala”. E poiché ha molti seguaci il malcapitato viene esposto al pubblico ludibrio della gogna della Rete. Una sorta di “squadrismo mediatico” della peggior specie. A parte la rozzità del metodo, non si capisce perché lui debba essere accettato come Papa quando obiettivamente non ha i numeri neppure per fare il semplice diacono. Si tratta di un problema anche di democrazia, correttezza e legalità. Puente non è legittimato da nessuno a fare le pulci al mondo intero in nome di una sua presunta autorevolezza che non gli è riconosciuta, soprattutto quando non vuole che nessuno indaghi sulle sue affermazioni. Infatti se vediamo il suo CV è alquanto scarno ed inadeguato all’Alto Magistero che dice di perseguire. Puente risulta possedere solo una laurea triennale in “Scienze e Tecnologie Multimediali” conseguita all’Università di Udine dal 2001 al 2012.

Della debolezza del titolo se ne deve essere accorto lui stesso perché scrive su Linkedin che: “Ho impiegato tanto a laurearmi, ciò è dovuto al fatto che ho preferito iniziare fin da subito un'esperienza lavorativa” e poi ancora: “Sto valutando, in futuro, un'ulteriore laurea”. Dunque non solo ha una triennale di scarso impatto ma mette le mani avanti dicendo che sta valutando una ulteriore laurea di cui però naturalmente non si vede traccia. E poi –diciamolo francamente-12 anni per laurearsi non depongono bene a suo favore. Non è certo un fulmine di guerra.

Per il diploma non è che stia messo meglio perché ha fatto un Istituto Statale d’Arte occupandosi di “Graphic art, graphic design, web”. Inoltre aggiunge che ha seguito un corso (uno solo!) in “Scienze e Tecnologie Multimediali”. Però si occupa di tutto: dalla fisica quantistica, alla medicina, all’economia, alla politica, ai viaggi spaziali, all’ingegneria, ai folletti, agli gnomi e pure agli elfi. Si tratta di un tuttologo privo di qualsiasi competenza specifica.

Insomma non siamo certo di fronte ad un Einstein o un professore di Stanford, ecco. Anche sul giornalismo qualcosa da dire c’è. Puente sono decenni che si vanta di essere un “cacciatore di bufale (altrui)” ma giornalista professionista è diventato solo nel novembre del 2021. Come mai? E siamo contenti per lui e gli diamo il benvenuto al Convento però come novizio avventizio e non come Priore, perché i numeri non ce li ha per farlo. Il Fact checking a cui lo abbiamo volutamente sottoposto ha svelato due cose. Che le sue affermazioni non sono indagabili (se no si arrabbia per lesa maestà) e che poi fare il Fact checking non è una attività così simpatica per chi la subisce, vero Puente?

Infatti sui social è attaccato da masse di utenti inferociti di essere giudicati da un Re senza scettro autonominatosi Censore Massimo e per di più dal francamente assai misero CV. Un utente ha colto lo spirito della nostra piccola indagine scrivendo: “Caro Puente chi di Fact checking ferisce di Fact checking perisce. Stacce” e proprio questo era lo spirito della cosa. E se proprio si vuole a tutti i costi giudicare il lavoro dei colleghi e delle persone –cosa non molto bella da farsi- sarebbe bene che sia costituita una commissione pubblica, magari da parte dello stesso Ordine e regolarmente eletta. Di censori autocratici che oltretutto non sono indipendenti perché partner –ad esempio- di Facebook (come è Open) non sappiamo che farcene. Ah, dimenticavo, regolarizzi la sua posizione con il sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti così evita seccature da quei curiosoni dei suoi colleghi.

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