Apollo deposita l'offerta per Seci. Il Sigaro Toscano fa ancora gola
Nei mesi scorsi la famiglia aveva rifiutato, ma dopo il fallimento il fondo potrebbe avere vita facile
Apollo pronta a rilevare la holding Seci della famiglia Maccaferri
Il fondo di private Equity Apollo sarebbe pronto a rilevare la holding Seci, di proprietà della famiglia Maccaferri che è stata dichiarata fallita nei giorni scorsi a causa degli oltre 800 milioni di euro di debiti. Il fondo, come riporta il Corriere della Sera, ha presentato una proposta di concordato fallimentare per rilevare ciò che resta della fortuna di una famiglia un tempo tra le più influenti di Bologna.
Apollo, si legge sul quotidiano, vuole acquistare la maggioranza del Sigaro Toscano e la lunga serie di proprietà, tra cui anche una quota di Palazzo Zambeccari. II dossier è nelle mani dei curatori della società. Nelle prossime settimane predisporranno il loro parere, poi toccherà al Tribunale valutare se l’offerta del fondo è congrua. L’ultimo passaggio, in caso di via libera, toccherà poi ai creditori che dovranno approvare l’operazione.
Apollo mesi fa aveva offerto 200 milioni per rilevare Seci quando i Maccaferri stavamo lavorando al piano di concordato. La famiglia, però, aveva rifiutato l’offerta del fondo e di tutti gli altri (da Carlyle in giù) che si erano fatti avanti. Poi era arrivata la decisione del fallimento, prima chiesto dalla Procura, e poi avallato dal Tribunale. Ora Apollo rientra in gioco. I professionisti bolognesi legati alla società che gestisce più di mezzo miliardo di asset in giro per il mondo stavano lavorando da tempo all’operazione.
Nella loro durissima relazione, riporta Il Corriere della Sera, i curatori avevano attaccato la gestione di Seci prendendo di mira l’assoluta mancanza «di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile». I curatori hanno puntato il dito contro la totale sovrapposizione tra azionisti e gestori della società, una sistema di deleghe inadeguato e la mancanza di requisiti di imparzialità degli organismi deputati al controllo. A verificare i conti di un gruppo da un miliardo di fatturato, dicono i curatori, era una persona fisica e non una società di revisione. Anche per questo motivo l’azienda aveva ritardato a certificare lo stato di dissesto che l’ha portata al fallimento.Da lì la richiesta dei 322 milioni di danni agli ex amministratori. Se Apollo riuscisse a portare a termine il concordato fallimentare si farebbe carico anche di quella richiesta. Si chiuderebbe così anche la storia della holding creata dai Maccaferri nel 1949 per mettere insieme tutte le attività di un impero che ora è passato di mano.