Apple sempre più in fuga dalla Cina: anche gli Ipad si faranno in Vietnam
La pandemia, i lockdown prolungati a Shanghai e le tensioni geopolitiche tra Pechino e Usa sparigliano le carte del big tech che riprogetta la produzione
Apple, dopo le cuffiette ora anche gli Ipad. Cook studia nuove rotte verso Vietnam e India
Prima le cuffiette, ora anche gli Ipad: il colosso americano del tech molla Pechino e punta su nuove rotte produttive. Un cambio di passo storico causato da una serie di fattori, tra i quali il ritorno della pandemia a Pechino, il lockdown prolungato di Shanghai e le continue tensioni geopolitiche con Washington.
Solo due settimane fa l'amministratore delegato di Apple Tim Cook aveva incontrato il primo Ministro del Vietnam Pham Minh Chinh nel quartiere generale di Cupertino. I due avevano parlato di investimenti e produzione. Di intensificare la produzione, giacchè 31 aziende con 160 mila lavoratori già forniscono pezzi di ricambio e attrezzature ad Apple.
Secondo la stampa vietnamita Chinh avrebbe anche chiesto a Cupertino proprio di intensificare le sue attività commerciali in Vietnam, con la speranza di poter diventare il mercato modello di Apple in Asia. Certo, il tour negli States di Pham Minh Chinh ha toccato anche gli headquarter di Intel e Google. Ma la sostanza non cambia. Apple e le altre Big Tech hanno la necessità di diversificare la produzione, al momento troppo centralizzata in Cina.
C'entrano gli stop della catena di approvvigionamento nella zona di Shanghai (e non solo) e la conseguente penuria di componenti determinanti per la produzione, c'entrano le restrizioni per arginare la nuova ondata di Covid. E non da ultimo pesano le fibrillazioni internazionali provocate dall'aggressione russa ai danni dell'Ucraina e il tentennare di Pechino.
Sono alcune delle ragioni che spingono Apple a spostare parte della produzione dalla Cina, dove produce il 90% dei prodotti, in Vietnam. A partire dagli iPad (nel 2021 la compagnia ne ha venduti 58 milioni), che nelle intenzioni della compagnia deve diventare la seconda linea principale di prodotti Apple realizzati nel Paese del sud-est asiatico, dopo gli AirPods.
Secondo Nikkei Asia, che per primo ha dato risalto alla strategia di Apple, Cupertino avrebbe anche sollecitato alcuni fornitori di circuiti stampati e parti elettroniche di aumentare le scorte e a costituire una sorta di "inventario d'emergenza" per proteggersi da futuri blocchi.
La decisione di Apple mostra come il gigante delle tecnologia stia cercando di gestire l'offerta per soddisfare la domanda dei consumatori ed espandere la produzione al di fuori della Cina, un processo che aveva gia' iniziato ad accelerare con l'intensificarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino.
Secondo Nikkei Asia, uno dei principali assemblatori cinesi per Apple (la BYD) poi avrebbe aiutato la compagnia a costruire linee di produzione in Vietnam, dove presto inizierà la produzione di una parte dei tablet. Una scelta che era già nei numeri.
Nel secondo trimestre, le entrate di Apple iPad sono diminuite dell'1,92% anno su anno e il Ceo Tim Cook aveva dichiarato che la causa era da riportare a "vincoli di fornitura molto significativi" durante il trimestre. Con un impatto sulle entrate, su questo trimestre, valutabile in 8 miliardi di dollari. Non solo. Apple, come altre Big Tech, punta a diversificare il più possibile la supply chain: per evitare il più possibile intoppi alla produzione in caso di nuove chiusure localizzate.
Dunque, non solo Vietnam, ma anche semaforo verde per l'India, dove secondo un recente rapporto reso noto dal Wall Street Journal Apple già produce il 3,1% della quantità globale di iPhone, con l'intenzione di portarla al 6% o al 7%.