Bonus Partite Iva da 800 euro. Ecco come funziona e chi può richiederlo

Indennità Iscro, si rinnova per il 2024. Sarà necessario aver guadagnato nel 2023 un importo inferiore al 70%

di Redazione
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Economia

Ritorna per il 2024 Iscro, il bonus da 800 euro per aiutare le Partite Iva che hanno perso il lavoro

La legge di Bilancio 2024 rinnova, ma con modifiche, il bonus 800 euro rivolto ai lavoratori autonomi con Partita Iva, l’indennità Iscro.
Una sorta di “cassa integrazione per i lavoratori autonomi”, come definita da Giorgia Meloni, che è stata introdotta nel 2021 per una fase di sperimentazione triennale che appunto si concluderà il 31 dicembre prossimo: serviva quindi un intervento in legge di Bilancio 2024 per confermare il bonus per lavoratori autonomi anche per i prossimi anni, puntualmente arrivato con il testo della manovra attualmente in esame in Parlamento.
La novità è che la cosiddetta Iscro si rinnova in via definitiva, entrando a far parte del novero degli ammortizzatori sociali attualmente riconosciuti in sostegno dei lavoratori dipendenti e autonomi.
Vi è però un cambio dei requisiti.

Come funziona oggi ed a chi spetta il bonus da 800 euro


L’acronimo Iscro sta per Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa, sostegno che come vedremo di seguito richiama per diversi aspetti l’indennità di cassa integrazione spettante ai lavoratori dipendenti.
Anche l’Iscro, infatti, interviene in sostegno nei periodi di minor fatturato, riconoscendo al lavoratore autonomo un contributo extra utile a superare il momento di difficoltà. Ad averne diritto sono i lavoratori iscritti alla Gestione Separata (non sono ammessi coloro che nel contempo risultano assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie) che esercitano per professione abituale l’attività di lavoro autonomo, a patto di essere titolari di Partita Iva da almeno 4 anni alla data di presentazione della domanda.
Per poterne beneficiare è inoltre necessario che nell’anno precedente alla domanda sia stato prodotto un reddito da lavoro autonomo inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei 3 anni ancora precedenti. Quindi, la domanda può essere presentata nel 2023 a patto che il reddito percepito nel 2022 risulti inferiore al 50% dell’importo medio di quanto percepito tra il 2019 e il 2021.
Nell’anno precedente alla presentazione della domanda il reddito prodotto dall’attività lavorativa autonoma deve essere stato inferiore a 8.145 euro (limite che viene annualmente rivalutato sulla base dell’andamento del costo della vita).
Ci sono poi altri requisiti da soddisfare: intanto essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria, dopodiché non essere titolari di pensione o di Reddito di cittadinanza.

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Come cambiano i requisiti nel 2024


Nel 2024 l’Iscro spetterà a più persone, in quanto a poter fare domanda per il bonus di 800 euro saranno i possessori di Partita Iva da almeno 3 anni (e non più 4), iscritti alla Gestione Separata, che nell’anno precedente a quello della domanda hanno percepito un reddito inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo riferiti ai due anni ancora precedenti. Per la richiesta nel 2024, quindi, è necessario aver guadagnato nel 2023 un importo inferiore al 70% del reddito medio riferito al biennio 2021-2022;
aumenta il limite di reddito entro cui può essere richiesto, che sale fino a 12.000 euro (e sarà comunque annualmente rivalutato).
Ci sono poi delle modifiche rese necessarie dall’evolversi della situazione: ad esempio, visto l’addio del Reddito di cittadinanza, viene chiarito che non possono accedere all’Iscro coloro che beneficiano dell’Assegno di inclusione.

Bonus, come viene calcolato oggi e nel 2024


Nel 2023 l’indennità è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito da lavoro autonomo certificato dall’Agenzia delle Entrate e trasmesso all’Inps. Per capire meglio prendiamo l’esempio fatto dall’Inps: reddito annuo certificato pari a 6.000 euro da dividere per 2 visto che è su base semestrale. Significa che l’indennità Iscro sarà pari a 750 euro al mese, il 25% del reddito percepito, con durata pari a 6 mesi (salvo il caso in cui nel frattempo non si verifichi una ragione che ne comporta la decadenza anticipata).

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