Caf, aggressioni e disperazione. La rabbia di chi è rimasto senza Reddito

Gli operatori: "Andiamo in ufficio con la paura". Il nuovo assegno di inclusione esclude migliaia di persone. La rivolta di chi apprende che non avrà più aiuti

di Redazione Economia
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La rivolta di chi ha perso il Reddito di Cittadinanza. Clima da guerra nei Caf

Nei Caf di tutta Italia si registra un forte stato di tensione e si stanno verificando parecchi episodi spiacevoli. Il motivo è dovuto al fatto che gli impiegati sono costretti a dire la verità a migliaia di persone che chiedono spiegazioni sul passaggio dal reddito di cittadinanza all'assegno di inclusione. In molti casi - si legge su La Stampa - la risposta fa molto male. A quel "purtroppo non riceverai più nessun aiuto", la gente reagisce nei modi più vari, si passa dalla disperazione alla rabbia. Aggressioni, minacce, insulti, urla. "Stiamo diventando una frontiera, come gli ospedali: uno di quei presidi nei quali chi si sente tradito scarica la propria rabbia sugli operatori", spiega Stefania Magrassi, a capo dei Caf della Cgil nelle province di Asti e Alessandria. Nei Centri di assistenza fiscale (Caf) da qualche giorno si vive quasi come in trincea. È scattata la corsa all’Isee, il modulo che serve per richiedere allo Stato bonus e sussidi: dai contributi per le bollette di luce e gas fino all’assegno di inclusione, la misura che ha rimpiazzato il reddito di cittadinanza.

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Ma le regole - prosegue La Stampa - sono cambiate: fino allo scorso anno chi aveva più di 25 anni e viveva da solo faceva domanda sulla base di un Isee che considerava solo la propria situazione; adesso viene incluso nel nucleo familiare. Non è una differenza da poco. Migliaia di donne e uomini di 50 e più anni, che vivono soli ma hanno perso il lavoro e sono a reddito zero, saranno associati ai genitori anziani, i quali hanno la pensione e spesso una casa di proprietà. E una pensione, un immobile e qualche risparmio portano in fretta l’Isee sopra i 9 mila euro. Addio al sussidio. In alcune sedi sono stati rivisti i turni in modo che nessun addetto resti solo o che ci sia una sorveglianza da parte dei colleghi degli altri uffici o meglio ancora degli addetti al servizio d’ordine dei sindacati. "Sta diventando un problema di sicurezza - rivela Stefania Magrassi -. Mai successo qualcosa del genere: certo, c’erano episodi sporadici, ma ora arriva una segnalazione al giorno. Siamo molto preoccupati". E avviliti. "Per tanti quei soldi sono lo spartiacque tra sopravvivere e sprofondare".