Carobollette: col modello-ènostra l'elettricità costa quattro volte di meno!

"Con l'efficientamento energetico si può risparmiare l'equivalente della produzione annua di gas" - Intervista a Gianluca Ruggeri

Di Lorenzo Zacchetti
Gianluca Ruggeri, cofondatore di ènostra (Imagoeconomica/Pixabay)
Economia

Energia: come si formano i prezzi che troviamo in bolletta e come tagliarli drasticamente, con la tariffa fissa

 

Oggi il costo delle bollette energetiche è sulla bocca di tutti, ma c’è chi il problema lo ha risolto già da diversi anni, anticipando i tempi. È il caso di ènostra, cooperativa nata formalmente il 9 ottobre 2018 dalla fusione di due realtà preesistenti: Retenergie (lanciata nel 2008) e la prima ènostra (partita invece nel 2014). Il nome è rimasto lo stesso della cooperativa più giovane, perché più conosciuto, ma nel logo si sono fusi i colori di entrambe (verde e arancione), per sottolineare l’apporto fondamentale di Retenergie. È iniziata così l’avventura della prima cooperativa energetica in Italia che produce e fornisce ai soci (attualmente ben 10.000) energia sostenibile, etica e al 100% rinnovabile, attraverso un modello di partecipazione e condivisione. Un esempio da seguire. Per comprenderlo meglio, affaritaliani.it ha incontrato uno dei fondatori: Gianluca Ruggeri, ingegnere ambientale e ricercatore di Fisica Tecnica Ambientale presso l'Università dell'Insubria. 

Il carobollette oggi toglie il sonno a tutti. Voi però ve ne occupate già da anni. Avevate visto nel futuro? Quali erano le vostre motivazioni, ai tempi?

“Retenergie nasceva dall’idea produrre energia da fotovoltaico con progetti collettivi. Essendoci tante persone che non hanno un tetto a disposizione (perché vivono in affitto, in condominio, o in case all’ombra), volevamo metterle insieme per produrre energia in maniera green. Fatti gli impianti ci sarebbe piaciuto poter usare a casa nostra l’energia prodotta. Tuttavia, chi ne sapeva più di noi sul mercato elettrico ci spiegava che per stare in piedi economicamente avremmo dovuto avere tra i 5.000 e i 10.000 soci. Ce ne mancavano parecchi. In seguito, abbiamo aderito al progetto europeo Rescoop 20 20 20, finalizzato ad esportare le esperienze delle cooperative che si occupavano di rinnovabili dai paesi in cui questa cosa aveva funzionato a quelli in cui questo approccio era ancora in fase iniziale o non c'era del tutto. Quindi abbiamo fondato la nuova ènostra, che dal 2016 vende energia. E in effetti la scorsa primavera siamo arrivati alla fatidica quota di 10.000 soci”.

Un percorso che parte da lontano, quindi. Come avete fatto a mantenere l’equilibrio economico, in corso d’opera?

“Confrontandoci con i tedeschi, danesi, belgi e spagnoli che avevano dato vita ad esperienze simili, siamo stati convinti a partire senza aspettare di avere il numero minimo di 5.000 soci. Ci dicevano: ‘Cercate di tenere prezzi ragionevoli e vedrete che, piano piano, la gente arriverà. Considerate uno o due anni di perdite, ma poi si recupera’".

Ed è andata veramente così?

“Sì, nel 2020 e nel 2021 abbiamo avuto i bilanci in attivo. Non siamo ancora riusciti a recuperare tutte le perdite, però siamo sulla buona strada. Quest'anno è un po' particolare, quindi vedremo come andrà. Ma abbiamo già scollinato la fase di start-up”.

Con i prezzi dell’energia alle stelle, immagino che avrete molte richieste…

“Sì, al punto che non possiamo soddisfarle tutte, perché dobbiamo essere in grado di produrre abbastanza energia. In questa fase è chiaro che in molti siano interessati, perché prezzi bassi come i nostri fanno gola. Però bisogna capire che entrare in una cooperativa significa anche farsi carico di una responsabilità collettiva. Capiamoci: adesso siamo tutti contenti, ma se tra un anno i prezzi del mercato dovessero scendere molto, non è che un socio se ne possa andare di punto in bianco. Nella logica cooperativistica ènostra rinuncia a un beneficio di qualche centinaio di migliaia di euro all'anno, di fatto lasciando che siano i soci a beneficiarne, ma se lo scenario cambia non è bello scappare. Certo, la legge dice che ciascun utente del sistema elettrico può interrompere la fornitura e cambiare fornitore quando vuole, quindi è una questione più morale che contrattuale”.

Possono diventare soci solo i privati o anche le imprese?

“Da qualche settimana anche le imprese, mentre fino ad ora la tariffa fissa era disponibile solo per le residenze. In totale, i soci che hanno investito nella cooperativa, in cambio di una tariffa bloccata, sono meno di 2.000. Gli altri invece pagano la tariffa di mercato e in questa categoria rientrano anche le imprese. Adesso, però, stiamo introducendo la tariffa fissa anche per le imprese. Sto parlando però di imprese di dimensioni ‘normali’: se ci arrivasse la richiesta di giganti, non ce la faremmo”.

Qual è la differenza tra il vostro prezzo e quello attuale del mercato?

“Premetto che al momento siamo arrivati a capienza, per ora non abbiamo più energia da vendere e quindi non riusciamo ad attivare ulteriori forniture. Tuttavia, il prezzo che siamo in grado di offrire è tra i 120 e i 130 euro a megawattora, mentre il prezzo di mercato ad agosto è arrivato a superare i 500 euro a megawattora. Se si calcola che una famiglia in un anno consuma un paio di megawattora, chi aveva le nostre tariffe ha guadagnato alcune centinaia di euro nell’arco di dodici mesi. Va anche precisato che l'investimento iniziale, di circa 2.000 euro, non è a fondo perduto: alla fine della durata del fondo di sviluppo, dopo 12 anni, i soldi vengono restituiti”.

Continua a leggere - A cosa corrispondono i costi che troviamo in bolletta?

Rispetto al prezzo finale dell’energia, lei può aiutarci a capire come si forma? Per chi non è addetto ai lavori, è veramente molto difficile quali siano i fattori che influenzano l’importo che troviamo in bolletta. Può spiegarcelo in termini semplici?

“Sì, ma facciamo un passo indietro. Fino a un certo punto c’era un ente nazionale che forniva elettricità, quindi pagavamo le tariffe di fornitura, ma non c'era la concorrenza. Poi è stato creato il mercato elettrico e il sistema introdotto è stato quello del cosiddetto ‘prezzo marginale’: ogni giorno viene fatta un'asta per il giorno successivo, in cui i fornitori dicono - ora per ora - quanta elettricità sono disposti a fornire al mercato e a che prezzo. Chi gestisce il sistema elettrico fa una previsione di quanto sarà il consumo nella giornata successiva e quindi della domanda dovrà soddisfare. Quindi, si incrociano domanda e offerta e a quel punto c'è un prezzo di equilibrio, che è quello determinato dall'ultimo impianto, quello più caro che dovremo accendere a quella determinata ora. Se poi nell'ora dopo dovremo accendere un impianto in più, sarà un impianto ancora più caro ad essere messo in funzione. Se invece dovremo accendere un impianto in meno, il più caro va spento. La validità del prezzo dipende da questo meccanismo, ora per ora. Di fatto, per come funziona il mercato in Italia, l'ultimo impianto che viene messo in funzione è quasi sempre un impianto a gas. Quest'anno il gas costava carissimo e quindi abbiamo avuto situazioni totalmente al di là di qualsiasi tipo di immaginazione. Non è che le bollette sono aumentate, sono davvero esplose! Il problema vero è che ce ne si accorge solamente un paio di mesi dopo. Non è come la benzina, che quando la compri ha un prezzo predeterminato e quindi puoi decidere quanta acquistarne e quanto centellinarla. L’elettricità la compri oggi, ma la paghi solo qualche mese dopo, a un prezzo che può essere anche una bruttissima sorpresa. È quello che sta succedendo a tante famiglie e a tante imprese”.

Voi il problema lo avrete risolto in modo green e anche profittevole. Che consiglio darebbe al nuovo Governo, che deve occuparsi di tutto il Paese?

“La cosa che mi sorprende è che non si parla di interventi strutturali di efficienza energetica. Finalmente quest'anno si è iniziato a discutere molto del fatto che se installassimo più rinnovabili avremmo solo benefici e non ci sarebbe più bisogno di incentivi, perché sono fonti assolutamente competitive, che spesso sono bloccate dalla burocrazia. Però almeno questa possibilità è entrata nella narrazione pubblica. Al contrario, sull’efficienza energetica c’è silenzio totale”. 

Ce ne parli lei.

“Volentieri. Le aziende di grandi dimensioni e/o energivore sono obbligate a realizzare ogni quattro anni una diagnosi energetica, che di fatto è una verifica puntuale dei flussi energetici collegati con i processi produttivi. Immaginiamo una qualsiasi azienda che, a prescindere da cosa produce, faccia parte di un gruppo che fa un'analisi sull’impiego dell’energia, con personale interno o con professionisti esterni. Da questa diagnosi vengono poi decisi degli interventi possibili che possono essere i più vari, dalla sostituzione dell'impianto di illuminazione al miglioramento dell'impianto di aria compressa, alla sostituzione di motori elettrici, al miglioramento dell'efficienza delle caldaie, decine e decine di possibili e diversi interventi. I risultati delle diagnosi vengono poi comunicati a Enea, una sorta di agenzia nazionale dell'energia. Sommando il potenziale di risparmio derivante da questi interventi, arriviamo a circa l'equivalente di 4 miliardi di metri cubi di gas all'anno: più della produzione nazionale di gas all'anno e circa il 10% delle importazioni di gas! Questo è un tesoretto! Tra l'altro questi interventi spesso sono fatti ricorrendo a imprese locali e quindi attivando ulteriori risorse nel Paese, guadagnandoci dei soldi e diminuendo la nostra bolletta energetica. Eppure nessuno ne parla, mentre tutti discutono della possibilità di poter estrarre più gas. Questo è un tema sul quale il Governo potrebbe spingere. A tutte le aziende che giustamente vanno a chiedere lo sconto sulle bollette, direi: ‘Benissimo, io vi faccio lo sconto, ma vi dò 6 mesi per fare gli interventi di ottimizzazione energetica’. E, se poi non li fanno, dovranno restituire i soldi utilizzati per lo sconto”.

La risposta di ènostra al carobollette è chiara: chi investe nella cooperativa, ha diritto a comprare energia a tariffa fissa, evitando sorprese. Le vostre attività, però, vanno molto oltre: ce ne parla?

“Fondamentalmente facciamo cinque tipologie di attività. La prima è la vendita di elettricità da fonti rinnovabili, di cui una quota o la produciamo noi direttamente o la prendiamo da impianti scelti, a basso impatto ambientale. Comunque è energia sostenibile. Il resto lo prendiamo sul mercato. La seconda, in parte collegata alla prima, è la produzione di energia per i nuovi impianti in costruzione. Abbiamo lanciato la formula per cui, se tu investi nell'impianto (parliamo di cifre attorno ai 2.000 euro), a seconda dell'investimento hai diritto a una quota di energia a prezzo fisso proveniente da quell'impianto specifico. In un momento come questo in cui il prezzo del mercato è molto alto, chi ha fatto questo investimento si è trovato ad avere un prezzo estremamente conveniente. Ovviamente non sarà sempre così, però se non altro si è certi di quanto si pagherà, evitando le sorprese di cui abbiamo parlato prima. Una terza attività riguarda i servizi: se hai bisogno di sostituire l'impianto termico o fotovoltaico di casa tua, ci contatti e noi ti mandiamo i nostri tecnici. Siamo già attivi su buona parte del territorio nazionale. La quarta cosa è lo sviluppo di comunità energetiche, sul quale stiamo lavorando moltissimo e che quest’anno appassiona un po’ tutti. Infine, il quinto ramo di attività riguarda comunicazione e informazione: facciamo molti incontri pubblici e da cinque anni abbiamo una trasmissione su Radio Popolare: ‘Il giusto clima’, che va in onda il mercoledì dalle 21.00 alle 22.00”.
 

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