Cda Mediobanca, da Delfin linea soft. In arrivo la lista con cinque nomi

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A due giorni dal termine per presentare le liste per il prossimo cda di Mediobanca i giochi sono quasi fatti. Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio prima azionista al 19,8%, dovrebbe riunire il proprio consiglio oggi o domani per formalizzare l’elenco. Salvo sorprese domani dovrebbero uscire i nomi, che saranno cinque. Un numero intermedio tra i due nomi – il minimo di consiglieri che il socio indicherà se ottiene meno voti della “lista del cda” – e i sette membri, che potrebbero destabilizzare il vertice della banca d’affari milanese in caso il 28 ottobre la lista Delfin risultasse la più votata. Un gesto che in ambienti vicini a Delfin si spiega con senso di responsabilità e volontà di assumere una posizione non aggressiva contro il management composto da Alberto Nagel e Renato Pagliaro, i primi due nomi espressi dai consiglieri uscenti, in auge da un ventennio e riproposti il primo come ad e l’altro come presidente. Lo scrive il sito internet www.repubblica.it.

Salvo sorprese, la lista di Delfin dovrebbe comprendere i nomi di Sandro Panizza (ex manager di Generali), Sabrina Pucci (docente a Roma Tre ed ex consigliera di Generali), Jean-Luc Biamonti (presidente di Covivio, la società immobiliare dei Del Vecchio), Cristina Scocchia (ad di Illycaffé e consigliere di Essilux). Il quinto nome non sarà un banchiere: nemmeno Vittorio Grilli, in Jp Morgan e già ministro del Tesoro, che ha lavorato con Delfin sul dossier ma che non avrebbe sciolto la riserva. Delfin presenterà inoltre una lista di due candidati per il collegio sindacale Mediobanca, del quale in base alle norme di governance dovrebbe indicare il presidente.

Entrambe le liste Delfin dovrebbero essere votate in assemblea dal gruppo Caltagirone, secondo socio al 9,8%. Ma per affermarsi sulla lista del cda, eventualità che consentirebbe a Delfin di indicare cinque consiglieri su 15 del nuovo plenum, serve radunare voti per almeno il 35%, perché in Mediobanca si attendono un affluenza oltre il 75% alla riunione annuale dei soci. Un 2% almeno voterà per Assogestioni, che a norma di statuto indicherà così un nome (rinnovando l’attuale membro indipendente Angela Gamba).

La scelta di Delfin di indicare cinque nomi e non sette, e quindi evitare uno scontro che potrebbe danneggiare la sua partecipazione (vale 1,8 miliardi in Borsa) non sembra accreditare uno scenario di corsa all’ultimo voto. Tuttavia dietro le quinte c’è tensione, e ieri non l’ha mitigata la notizia, uscita sulla Stampa, che Poste, controllata dal Tesoro e dalla Cdp, ha una partecipazione di poco superiore all’1% in Mediobanca. In giornata una nota di Poste ha chiarito che «Poste Vita detiene oltre 150 miliardi di euro di investimenti, tra questi anche titoli bancari e quotati, incluso Mediobanca». E che l’azienda, «come da prassi consolidata, non eserciterà il diritto di voto nell’assemblea del 28 ottobre».

Otto mesi fa Poste siglò un patto parasociale con il gruppo Caltagirone sulle partecipazioni in Anima Sgr. E l’ad di Poste Matteo Del Fante, un anno e mezzo fa era tra i nomi con cui Delfin e Caltagirone avrebbero voluto rimpiazzare l’ad di Generali Philippe Donnet. Ma Donnet fu rinnovato e l’anno dopo Del Fante è stato confermato in Poste.

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