Christine Lagarde, la "Re Mida" al contrario che è al timone da 15 anni

E' una delle donne più potenti della finanza internazionale, ma il suo curriculum parla chiaro: raramente gliene è andata bene una!

di Marco Scotti
Christine Lagarde, governatrice della Bce
Economia
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Chi è Christine Lagarde, Re Mida al contrario

In un’intervista di qualche mese fa Christine Lagarde è stata costretta ad ammetterlo: il marito le ha chiesto, in ginocchio, di abbandonare qualsiasi incarico pubblico una volta che il suo ruolo alla guida della Bce scadrà. Ovvero, dal 2026, basta. Basta con i ruoli pubblici, basta con le sedute plenarie, basta con qualsiasi incarico che comporti la presenza di Madame Lagarde in sedi istituzionali. Perché delle due l’una: o è enormemente maldestra; oppure è agli antipodi di Re Mida e tutto ciò che tocca tramuta in… ci siamo capiti. 

I giovani direbbero “breve storia triste”. E in effetti, a riassumere in poche righe la carriera di Christine Lagarde c’è da mettersi le mani nei capelli. Dunque, scorrendo il suo curriculum vitae, si scopre che nel 2007 viene nominata ministro dell’Industria in Francia durante il governo di Francois Fillon. Neanche il tempo di ambientarsi e si ritrova catapultata nella più grave crisi economico-finanziaria dai tempi del tracollo di Wall Street nel 1929. Chi abbia avuto la fortuna di vedere lo splendido documentario “Inside Job”, che racconta diffusamente il disastro dei mutui subprime e del fallimento di Lehman Brothers, non potrà non aver notato l’intervista alla Lagarde. A un certo punto, alla Signora viene chiesto che cosa abbia pensato quando ha appreso della fine di Lehman Brothers. “Porca vacca”, risponde lei, laconica.

2011: l'arrivo a Washington

Il 29 giugno 2011 lascia la sua poltrona per sedersi a Washington (lo farà per 8 anni) come Direttrice Operativa del Fondo Monetario Internazionale. E qui le cose non è che vadano molto meglio. Il Fmi è uno dei tre membri della famosa Troika che strozza la Grecia imponendole rimedi “lacrime e sangue” per uscire dalla crisi seguita all’organizzazione delle Olimpiadi. Atene aveva truccato i conti? Sicuramente. Ma la punizione inflitta rischiò di mandare il Paese a gambe all’aria. Anni dopo qualcuno ebbe a definire la cura imposta alla Grecia come il peggior esperimento di macelleria sociale mai messo in piedi. 

Nel 2013 viene pubblicata una sua lettera all’allora presidente francese Nicolas Sarkozy che i giornali d’Oltralpe definiscono degna di “50 sfumature di grigio”. Si tratta di una sorta di missiva d’amore, in cui la Lagarde si rende simile a uno zerbino con parole che superano l’idolatria. “Caro Nicolas – si legge nella lettera - molto brevemente e rispettosamente. Sono al tuo fianco per servire te e i tuoi progetti per la Francia. Ho fatto del mio meglio e posso aver fallito, qualche volta. Te ne chiedo perdono. Non ho ambizioni politiche personali e non desidero diventare un'ambiziosa servile come molti di coloro che ti circondano: la loro lealtà è recente e talvolta poco durevole. Usami per il tempo che serve a te, alla tua azione e al tuo casting. Se mi usi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace; senza sostegno, rischio di essere poco credibile. Con la mia immensa ammirazione, Christine L.”.

Non dimentichiamo che Dominique Strauss-Khan, predecessore della Lagarde al Fmi, fu costretto alle dimissioni dopo lo scandalo sessuale con una cameriera a New York. La numero uno del Fondo Monetario Internazionale, invece, si guardò bene dall’abbandonare lo scranno e andò avanti con la sua politica. E, a leggere le parole rivolte a Sarkozy, forse priva di una guida e di un sostegno.

Leggi nell'altra pagina del suo arrivo a Francoforte

L'arrivo alla Bce

Il 1° novembre 2019 abbandona Washington per tornare in Europa, a Francoforte, come nuovo numero uno della Bce. Deve raccogliere un’eredità pesantissima, quella di Mario Draghi che, con il suo bazooka, ha saputo salvare l’Europa quando nel 2012 – mentre la Lagarde era al Fmi – la crisi sul debito sovrano stava per mandare al macero l’intero progetto di moneta unica. Passano esattamente quattro mesi dal suo insediamento all’Eurotower e la Lagarde è costretta ad affrontare la pandemia, la più grave dai tempi della “spagnola” post-prima Guerra Mondiale. E che cosa fa Madame?

Inanella una figura dietro l’altra. Il 14 marzo 2020 in una conferenza pubblica si lascia scappare “we are not here to close the spread”, non siamo qui per ridurre gli spread, dopo che il differenziale dei titoli di alcuni paesi con i bund tedeschi aveva ripreso a crescere. Risultato: la peggiore seduta di Borsa della storia di Piazza Affari, con un tracollo di quasi il 18%. Poi la Lagarde viene sostanzialmente commissariata dagli altri Paesi, che parlano in vece sua e portano avanti un Recovery Fund europeo che non contempla minimamente la sua presenza. Lei si limita a ribadire che si andrà avanti con gli acquisti pandemici e vara il PePP, piano per comprare i titoli che ricalca allo stesso modo il QE di Mario Draghi.

Poi però scoppia la guerra in Ucraina, le materie prime scarseggiano, la logistica s’imballa e i prezzi volano alle stelle. La Lagarde che cosa fa? Entra a gamba tesa, annuncia in un giorno solo che aumenterà i tassi, chiuderà l’acquisto di titoli di stato europei e, già che c’è, predice un’inflazione alle stelle fino al 2024. I mercati impazziscono di terrore, lo spread italiano vola a 250. Viene convocata una riunione d’urgenza dopo che tutti i Paesi, dall’Italia alla sua Francia, le chiedono di intervenire. E la suddetta riunione d’urgenza che cosa fa? Sancisce la nascita di uno scudo anti-spread che dovrebbe proteggere i Paesi dalla febbre da tasso d’interesse.

È una figura che – se non fosse apicale e fondamentale per il futuro dell’Europa – meriterebbe un fumetto appositamente dedicato. Invece si comporta da macchietta e finge di non sapere (oppure è purtroppo totalmente scollegata dalla realtà) che le sue parole devono avere un peso. Povera Europa, altri 4 anni così rischiano di essere davvero pesantucci. Sperando che, una volta finito l’incarico a Francoforte, non le venga la voglia di sedere da qualche altra parte. In San Pietro, per sicurezza, ribadiscono ogni giorno che il papato non è roba per donne. Sai mai che le punga vaghezza di provare anche la carriera ecclesiastica

 

 

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