Appalti, l'Anac stronca il codice: "Fare in fretta, ma non senza trasparenza"
Dal primo gennaio 2024 è prevista la digitalizzazione degli appalti, con la creazione di una banca dati e un sistema interconnesso. Esulta Salvini: "La svolta"
Appalti, l'Anac stronca il codice: "Fare in fretta ma non a discapito della trasparenza"
Il codice degli appalti firmato da Matteo Salvini fa storcere il naso all'Anac. "Attenzione a spostare l'attenzione solo sul 'fare in fretta', che non può mai perdere di vista il 'fare bene'. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l'attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee", dice senza mezzi termini il presidente Giuseppe Busia.
Dall'autorità si evidenziano positivamente la digitalizzazione degli appalti, il rafforzamento della vigilanza collaborativa, il ruolo accresciuto di Anac di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti, ma i dubbi maggiori sono "per la riduzione della trasparenza e della pubblicità delle procedure, principi posti a garanzia di una migliore partecipazione delle imprese, e a tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti".
Non solo. Soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate, afferma Busia, "rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono - va notato - quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici". Anche l'Ance, l'associazione dei costruttori, osserva che "sono stati fatti dei grandi passi avanti con il poco tempo a disposizione vista la scadenza improrogabile del 31 marzo" e "in attesa del testo definitivo "registriamo con favore le modifiche su illecito professionale e revisione prezzi anche se va ancora affinato il meccanismo di revisione per renderlo veramente automatico ed efficace", continua Brancaccio che aggiunge "restano però perplessità sulla concorrenza, in particolare nei settori speciali che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici".
Salvini scatta in difesa. "Chi si lamenta che sia un favore a corrotti e corruttori si sbaglia. Non diffidiamo per partito preso delle imprese e dei sindaci. Un semplice avviso di garanzia in un paese civile non è una sentenza di condanna", dice senza mezzi termini. Il Codice, insiste, "scommette sul sistema industriale italiano". E alle proteste della Cgil risponde che "se la Cgil sciopera allora significa che il nuovo codice degli appalti è fatto bene".
Anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, difende il testo: "Non è un passo indietro semmai è un modo per essere in tempo per realizzare tutto quello che ci riproponiamo e al fine di utilizzare al meglio le risorse del Pnrr e anche le altre risorse come i fondi coesione".
Codice degli appalti, 10 offerte per i lavori fino a 1mln. Nuove regole
Il governo in Consiglio dei ministri ha dato il via libera, tra le altre misure, anche al nuovo Codice degli Appalti, una riforma destinata a cambiare radicalmente le attuali regole in vigore, anche in vista del Pnrr, per cercare di non perdere i fondi europei e accelerare le procedure. Con questa nuova riforma saranno senza gara circa il 98% dei lavori pubblici in programma. "Come promesso, dopo anni di attesa, su mia proposta — rivendica il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini e lo riporta il Corriere della Sera — il Cdm ha approvato il nuovo codice degli appalti pubblici. Meno burocrazia, meno perdite di tempo, più fiducia alle imprese e ai sindaci, fiducia alle imprese dei territori, alle imprese anche più piccole e artigiane. Significa più cantieri, più lavoro e più sicurezza in tutta Italia". Cinque libri, 229 articoli e 36 allegati: compongono il nuovo codice degli appalti. Il decreto legislativo che attua la delega al governo è stato approvato.
Deregolamentazione, velocizzazione delle procedure sono gli obiettivi della riforma, tra l’altro richiesta dal Pnrr. Dal primo gennaio 2024 - prosegue il Corriere - è prevista la digitalizzazione degli appalti, con la creazione di una banca dati e di un sistema interconnesso tra tutti i soggetti e le stazioni appaltanti che gestiscono lavori pubblici. Per le opere fino alla soglia comunitaria di 5,3 milioni di euro le procedure di gara sono previste come residuali rispetto a quelle negoziali (invito a 10 offerte per i lavori fino ad 1 milione di euro e di 20 offerte fino a 2,3 milioni di euro). Contro la deregulation il primo aprile scendono in piazza Fillea-Cgil e Feneal-Uil.