La crisi Volkswagen? Annunciata. E potrebbe essere l'inizio della valanga

Taschini, manager del settore auto, ad Affari: "La transizione del settore all'elettrico rischia di smantellare la nostra industria. E di fare solo il gioco della Cina"

di Andrea Muratore
Economia

La crisi Volkswagen? Annunciata. E potrebbe essere l'inizio della valanga

La crisi nera dell’auto europea continua. E ad incarnarla in maniera emblematica sono il Paese e l’azienda simbolo dell’industria dei motori del Vecchio Continente: la Germania e Volkswagen. Mentre Berlino scivola in recessione a causa dell’industria che traballa, il colosso di Wolfsburg annuncia un taglio del 10% del personale e l’inaudita chiusura di tre stabilimenti in patria. Una mossa che ha un valore simbolico paragonabile a quello concreto: rende palese ed esplicita la crisi dell’industria un tempo ritenuta icona della manifattura e delle sue dinamiche. E apre la strada a profonde riflessioni sul futuro di un settore che tra la transizione al 100% elettrico del settore auto nel 2035 e incertezze sugli investimenti futuri si trova di fronte a un autentico rebus.

Taschini: "Crisi Volkswagen assolutamente attesa"

"La crisi di Volkswagen era assolutamente attesa", dice a Affaritaliani.it Andrea Taschini, manager e consulente del settore auto. "Tutti gli elementi che gli osservatori più attenti seguono da anni stanno giungendo al loro epilogo e, purtroppo, non c'è da aspettarsi nessuna sorpresa. Quel che c'è da chiedersi è se siamo all'inizio di un trend di declino generale, di fronte a una valanga che parte dall'alto della montagna". "Siamo di fronte a una crisi indotta dalla politica, non dalla tecnologia", nota Taschini. "Basti pensare al fatto che l'Europa sta puntando affinchè le case e il mercato si spostino massicciamente sulla transizione all'auto elettrica, ma ormai la quota di mercato non sfonda la soglia del 12,5%. E tranne il Nord Europa la penetrazione dell'elettrico si è ridimensionata". L'auto elettrica, per Taschini, "non è un'esigenza europea, ma di un Paese, la Cina, in cui il governo orienta la volontà dei cittadini. E il 50% delle auto vendute sono ormai elettriche".

"La crisi Volkswagen è figlia di una transizione sbagliata"

"Case come Volkswagen  sono state vittime dalla spinta, sostenuta dalla Germania, a una transizione sbagliata, non figlia di vere esigenze", affonda Taschini. Il quale ricorda che, alla luce della recente delibera della Concorrenza che ha stabilito che le auto elettriche non possono esser definite a zero emissioni, "la transizione del settore rischia di smantellare la nostra industria contribuendo, su scala globale, a produrre danni ambientali giganteschi, come quelli che le miniere di litio, cobalto e grafite impongono, senza che l’Europa abbia alcun beneficio in termini ambientali”.

Transizione all'elettrico: ne valeva la pena?

In sostanza, "quella che vediamo in atto è una transizione politica che ha l'ulteriore problema di disaccoppiare l'industria europea da quella americana condizionandola alle dinamiche cinesi in una fase di acuta competizione geopolitica tra Washington e Pechino", ragiona Taschini. Secondo il quale "è bene chiedersi: ne valeva la pena? A mio avviso, non si riscontrano miglioramenti nelle prestazioni, nei consumi, nelle strategie. Solo il potere di poche lobby e centrali d'influenza a scapito di industria e consumatori", conclude l'esperto.

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