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Economia
L’estate nera dell’auto europea: se anche Volkswagen chiude una fabbrica...

L’estate nera dell’auto europea: se anche Volkswagen chiude una fabbrica...


Quella in corso per l'auto europea è un'estate a dir poco agitata. Tra venti recessivi che spirano sull'economia mondiale, partite industriali incerte sul fronte dei rapporti Europa-Cina e un conto economico che impone attenzione ai costi diverse aziende stanno ponendo in essere importanti cambiamenti. Destinati ad avere un'influenza sulla loro valutazione borsistica e i loro affari futuri.

Agosto flop per Stellantis

I dati italiani di Stellantis, nella giornata del 2 settembre, hanno dato una dimostrazione di questo dato di fatto. La casa nata dalla fusione di Fca e Psa ha riscontrato un duro flop nelle vendite ad agosto 2024 che ha portato a un sentiment negativo degli investitori. Come ricorda Gabriel Debach, Market Analyst di eToro: "Stellantis ha chiuso in negativo, portando la flessione da inizio anno a circa il 29%. La capitalizzazione del gruppo si attesta ora a circa 43,9 miliardi di euro, quasi la metà di quella di Ferrari, che un tempo faceva parte del gruppo Fca, oggi Stellantis, e che attualmente è la regina del mercato italiano con una capitalizzazione di circa 80,5 miliardi di euro".

L'azienda avente Exor di John Elkann come primo azionista e Carlos Tavares come ad ha visto nuovi dati scoraggianti dal Belpaese, un tempo centrale nelle strategie di Fiat e oggi sempre più secondario nell'economia del gruppo. Ricorda Debach: "Le vendite italiane di agosto hanno registrato un calo del 13,4% rispetto ad agosto 2023. Sebbene la Fiat Panda resti il modello più venduto dell'anno, con 73.895 immatricolazioni, la quota di mercato di Stellantis in Italia è scesa dal 33,2% al 31,2%".

Immatricolazioni giù in Italia, Germania e Francia

Nel frattempo a livello continentale sono stati pubblicati dall'Associazione Europea dei Produttori di Auto (Acea) i dati sulle immatricolazioni di nuovi veicoli nell'Unione Europea per il mese di luglio, sostanzialmente stabili a livello annuale poco sopra le 850mila unità. A destare preoccupazione è il declino delle immatricolazioni nelle tre maggiori economie europee. L'Italia segna -4,7%, ma anche Germania e Francia scendono: -2,1% e -2,3% rispettivamente. Solo la Spagna rimbalza positivamente (+3,4%).

L'elettrico non sfonda: calano le immatricolazioni

In particolare, sembra essersi arenata la transizione all'elettrico, con la quota di auto di questo tipo sul totale delle immatricolazioni scesa dal 13,5% al 12,1% da luglio 2023 a luglio 2024. E la Germania maglia nera come contrazione: -36,8%. Il rischio è che la transizione al 100% elettrico dell'Ue entro il 2035 porti le industrie europee a dipendere da se e quanto i governi sussidieranno la transizione, come del resto commenta Euronews riguardo il dato tedesco: "Uno dei motivi del calo delle vendite in Germania è stato il rallentamento degli incentivi finanziari governativi per gli acquisti di veicoli elettrici, il che significa che il costo delle auto rimane troppo alto per molti acquirenti". Il mercato delle auto elettriche vive sotto scacco per la spada di Damocle dei dazi incrociati tra Europa e Cina che minacciano di mettere in ginocchio le filiere su scala internazionale.

Volkswagen potrebbe chiudere una fabbrica in Europa

In parallelo, l'industria dell'auto deve registrare la prospettiva della prima chiusura di una fabbrica Volkswagen in Europa negli 87 anni di attività del gruppo di Wolfsburg. "Volkswagen controlla il suo marchio omonimo, così come Audi, Porsche, Seat, Škoda e altri. Ha dichiarato a che stava valutando la chiusura di una fabbrica Audi in Belgio, la sua prima proposta di chiusura di una fabbrica europea e la prima per il gruppo a livello globale in 40 anni", nota il Guardian. La testata britannica ricorda che "la chiusura di una fabbrica nella potente industria automobilistica tedesca rappresenterebbe una grande svolta strategica per l'azienda e sarebbe altamente controversa dal punto di vista politico". L'auto europea balla da tempo sul filo del rasoio della crisi. E i prossimi mesi di incertezza economica e guerre commerciali difficilmente potranno, nel breve periodo, sciogliere la tensione.






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