Esclusivo/ Ita: ecco che cosa c'è dietro i dubbi di Giorgia Meloni
Il Mef ha pagato la seconda tranche degli 1,35 miliardi di aiuti autorizzati dall'Ue. Senza un partner Ita è destinata all'ennesimo buco nell'acqua
Ita, che cosa c’è dietro le “perplessità” di Giorgia Meloni
Perché Giorgia Meloni ha parlato di “perplessità” sulle modalità con cui si sta procedendo nella trattativa di Ita? Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it ci sono due motivi principali. Il primo è di necessità: nei giorni scorsi il mef ha dovuto staccare un assegno da 400 milioni di euro, seconda tranche degli aiuti (che in totale arriveranno a 1,35 miliardi) che sono stati approvati dall’Europa. A marzo 2023 bisognerà mettere di nuovo mano al portafoglio con altri 250 milioni da mettere sul piatto. E la premier vorrebbe che almeno quest’ultima rata venisse condivisa con un altro operatore.
Il secondo motivo, invece, è più squisitamente tattico. L’obiettivo è provare a stanare Certares, che ha proseguito nel lavoro di analisi dei conti, di confronto con le parti sociali e con le authority. Una fonte accreditata vicina al dossier ha commentato con Affari che “si vuole spingere Certares a fare un’offerta vincolante, visto che finora sono stati molto lenti”. Il problema è che dice un vecchio adagio della finanza che “chi tocca Alitalia (o chi per essa) si fa male”. E in effetti anche questa volta sembra che l’esito si sia un po’ complicato, tanto che lo scorso 31 ottobre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sospeso l’esclusività della trattativa tra Ita e Certares.
E Certares che cosa vuole fare? Secondo quanto può ricostruire Affaritaliani.it, ci sono tre possibili scenari. Partendo da una certezza: cioè che al momento dal fondo americano le bocche sono più che cucite. Che cosa si cela dietro questo silenzio è la vera sciarada da risolvere. Da una parte, infatti, c’è la possibilità che si proceda ventre a terra nel tentativo di completare quanto prima l’acquisizione del 50% di Ita dopo il cambio di poltrona al Mef.
La seconda possibilità è che gli americani pensino che tocchi proprio a Via XX Settembre la prossima mossa. D’altronde, dopo aver avuto l’esclusiva, prorogata fino al 31 ottobre, è stata una scelta di Giorgetti quella di non rinnovarla, anche se gli americani non si sono esattamente strappati i capelli. Infine c’è la terza possibilità, che però per ora sembra più remota: che Certares si sia accorta che la situazione dell’ex-Alitalia è ancora più complessa del previsto, e quindi prenda tempo, magari confidando che nel frattempo sul tavolo del Mef arrivi un’offerta più interessante.
A quanto siamo in grado di ricostruire, anche Msc-Lufthansa al momento non ha troppa fretta di procedere. È certo che Giuanluigi Aponte sia interessato all’intermodalità e che quindi si stia guardando intorno in Italia per trovare un partner affidabile. Che poi questo sia Italo (la cui valutazione monstre ha però spaventato non poco) o Ita questo è tutto da verificare. Ma è certo che qualcosa si sta muovendo.
Nel frattempo il consiglio di amministrazione, che per mesi si è retto su un manipolo di dimissionari che avevano voltato le spalle ad Alfredo Altavilla, è definitivamente imploso. Ne verrà nominato un altro, con al massimo 9 membri invece degli 11 attuali. Ma serve fare in fretta. Perché l’azienda necessita di un partner industriale, prima ancora che finanziario, per ripartire con nuovo slancio. L’ormai ex presidente esecutivo, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, avrebbe presentato delle dimissioni “condizionate" (con la richiesta di manleva per la rinuncia a qualsiasi azione di responsabilità ed una richiesta di risarcimento).
Chi nei mesi scorsi ha provato a ipotizzare un coinvolgimento di Cdp dimentica che Ita è una compagnia in perdita e la Cassa, per statuto, non può entrare in aziende che abbiano un segno rosso in fondo alla riga. Nel primo semestre l’ex-Alitalia ha segnato un fatturato di 480 milioni e un risultato netto negativo per 272 milioni, di cui 94 milioni per l'effetto carburante.
Appare anche improbabile che si ricostituisca una cordata tutta italiana, come avvenne nel 2008 sotto il governo Berlusconi. Sul campo, dunque, rimangono le cordate già note: Msc-Lufthansa che mira all’80% del capitale e Certares, pronta a rilevare il 50% delle quote e a lasciare maggiore potere decisionale al Mef. Il tempo stringe, anche perché serve prendere una decisione entro la fine dell’anno.
Marco Bentivogli, ex segretario della Fiom e oggi leader dell’associazione Base Italia commenta laconico con Affari: “La situazione si protrae da troppo tempo, bisogna accelerare e verificare Certares e Msc-Lufthansa. Nei rinvii di decenni con i soldi impiegati in Alitalia avremmo acquistato sia Lufthansa che Airfrance”.