Esclusivo/ "Ricostruire l'Ucraina costerà un trilione di dollari"
Intervista esclusiva di Affaritaliani.it all’Inviata speciale per le sanzioni del governo di Zelensky
I costi della ricostruzione ucraina ammontano a un trilione di dollari
“Già oggi il 43% dell’intera infrastruttura elettrica è danneggiato. I costi di ricostruzione dell’Ucraina saranno enormi: circa un trilione di dollari (1.000 miliardi, ndr)”. Alexandra Vasylenko - Inviata Speciale per le sanzioni e l'assistenza umanitaria per il governo ucraino e membro del Gruppo di Esperti Yermak-McFaul – è stata nominata da poco tempo e ha scelto Affaritaliani.it per la sua prima intervista ufficiale. Un’occasione per raccogliere in esclusiva una prospettiva su che cosa sta succedendo in Ucraina e come i partner occidentali dovrebbero sviluppare ulteriori sanzioni contro la Russia. La Vasylenko, d’altronde, ha scelto di restare in Ucraina, dove vive con la sua famiglia.
Vasylenko, quanti danni ha subito finora l’Ucraina e quanto costerà ricostruire il vostro Paese?
L’emergenza è ancora più complessa. Dopo i recenti attacchi alle centrali elettriche e agli approvvigionamenti energetici, la nostra rete è inutilizzabile per il 43%. Per questo ritengo che già ora i danni ammontino a circa un trilione di dollari. Le infrastrutture critiche hanno danni enormi e i russi impiegano i missili cruise per devastare le nostre città. Ad oggi stimiamo che almeno 15mila edifici siano già stati distrutti in Ucraina, ma abbiamo zone occupate come Mariupol, Mykolaiv o Kherson in cui non siamo riusciti a entrare. Stiamo usando immagini satellitari per avere informazioni più accurate. È come se Putin stesse usando dei giganteschi ferri da stiro sulle nostre città, non so come possa dire che siamo dei terroristi quando ci sta facendo questo.
Siete soddisfatti dell’aiuto che i vostri partner occidentali vi stanno fornendo?
Ci stanno aiutando molto anche con esperti e task force che ci permettano di indirizzare la ricostruzione e per comprendere quale debba essere la strada da seguire. C’è ancora molto spazio per capire come finanzieremo questa ricostruzione, perché si tratta di cifre talmente enormi che sono insostenibili per un singolo Paese. La ricostruzione dovrà partire da scuole, asili, ospedali e ci sono già dei progetti che vengono portati avanti dalla Francia, dall’Estonia o dalla Danimarca. C’è un mix di approcci che possono essere impiegati, non esiste una soluzione univoca.
Dal punto di vista diplomatico, ci sono margini per riaprire le trattative con la Russia, magari con la mediazione del Vaticano?
Non posso commentare che cosa sta succedendo per quanto concerne i negoziati. È il presidente Zelensky che deve decidere e noi ci fidiamo totalmente di lui. Però le ultime dichiarazioni del nostro presidente riportano chiaramente che la Russia sta terrorizzando la nostra popolazione. Sono stata a Izyum ed è stato orribile, ma so che c’è molto altro orrore che dobbiamo ancora scoprire, soprattutto nelle aree di Donetsk, Zhaporizha, Mariupol. Se si guardano alcune immagini satellitari si vede come i russi hanno cercato di nascondere i loro crimini di guerra e come le fosse comuni sono aumentate con il passare del tempo. Stiamo lavorando molto per bloccare le aziende russe e la ricchezza degli oligarchi.
Le sanzioni sono efficaci?
La propaganda russa sta cercando di far passare il messaggio che il mondo occidentale soffre mentre loro stanno benone. In realtà l’economia di Mosca è crollata tra il 10 e il 30%, con un enorme incremento dell’inflazione. E per noi è fondamentale potenziare le sanzioni nel settore energetico. Non solo per quanto riguarda il price cap del greggio e dei prodotti raffinati o del gas, ma di tutte le opzioni che riguardano l’approvvigionamento, incluso il nucleare. Ci aspettiamo che i nostri partner europei lavorino su un price cap che riduca i margini russi sul petrolio. Vogliamo rendere ancora più incisive le sanzioni finanziarie, chiediamo che il Fmi e la Banca Mondiale mettano nella black list tutte le attività russe, è fondamentale che non siano più eleggibili per partecipare ad alcuna attività economica, vogliamo evitare che le sanzioni vengano aggirate.
Però le sanzioni hanno anche una ripercussione sull’Occidente…
Lo sappiamo e non vorremmo che l’Ovest soffrisse. Stiamo lavorando per fare in modo che le sanzioni implementate comprendano anche i minerali e le miniere, perché al momento la quota di mercato dei russi in Europa è addirittura aumentata perché è stata soppiantata la quota ucraina, il che è beffardo e orribile. Ma vogliamo lavorare per far sì che abbiate a soffrire sempre meno.
Vi aspettate di più?
Sì, siamo molto grati per tutto quello che gli alleati occidentali stanno facendo per noi, anche perché hanno dimostrato di non credere alle illazioni che la Russia ha portato avanti, come la nostra intenzione di attaccarli con bombe sporche o addirittura nucleari. Siamo un popolo pacifico e siamo contenti di come il mondo Occidentale ha risposto. Però chiediamo altri aiuti, è una guerra di tutti perché la Russia non si fermerà all’Ucraina. Stiamo vedendo quanti disastri stanno facendo gli attacchi con i droni sulle nostre città, alcune delle quali sono rimaste senza energia per nove ore. All’Italia, ad esempio, chiediamo generatori di corrente e cavi, tutto quello che può aiutarci a ripristinare la corrente. La carenza di energia è un problema anche per l’acqua potabile e per il pompaggio dal sottosuolo verso gli acquedotti. Ma anche cibo: ci sono arrivati moltissimi camion pieni di pizza e Barilla ci ha mandato diversi alimenti. Se vinciamo noi, vincete anche voi, ecco perché ci serve supporto.
C’è però anche una crisi umanitaria: ci vuole raccontare qualche numero? Esistono zone più “sicure”?
L’intera popolazione ucraina è sotto pressione, con sei milioni di persone che sono rimaste senza casa, in particolare in zone come Karkiv o Mykolaiv che sono costantemente sotto i bombardamenti. Neanche Kiev è più sicura e qui si può morire ogni giorno, basta un minuto. La situazione sta peggiorando a causa della carenza di energia, stiamo cercando cibo che possa essere consumato, ci servono letti, coperte termiche, prodotti per l’infanzia. Le persone stanno perdendo il lavoro e i loro introiti, non siamo più in grado di aiutare le persone come vorremmo. Prima dello scoppio della guerra il 2% della popolazione era povero, ora siamo al 22% e, se la guerra continua, il prossimo anno arriveremo al 55% secondo le stime della Banca Mondiale.
Com’è il clima in questo momento?
Al momento siamo fortunati: ci sono circa 14 gradi di giorno con il sole e di notte siamo tra i 5 e gli 8 gradi. Ma l’inverno può essere durissimo, si può arrivare anche a -20, -25 gradi con molta neve. Stiamo lavorando per creare dei rifugi in modo che la gente possa trovare un conforto.
Torniamo alla geopolitica: ritiene che l’Ucraina debba entrare nella Nato o sarebbe più corretto che rimanesse neutrale, sorta di cuscinetto tra Oriente e Occidente?
Abbiamo già dimostrato di essere totalmente eleggibili per essere parte della Nato. Credo che la Russia abbia iniziato questa guerra 8 anni fa, ha occupato i territori del nostro Paese e ha mostrato di voler continuare ad alzare l’asticella. Non ci può essere alcuna discussione sulla nostra neutralità. Il memorandum di Budapest ha fallito, non c’è spazio per una nostra non belligeranza. Per il nostro comandante in capo, vincere questa guerra è un piccolo momento di riposo prima della prossima aggressione da parte della Russia. Per questo vogliamo sconfiggerla su ogni terreno: militare, diplomatico, economico.
Alcuni esponenti del governo italiano si sono mostrati più tiepidi verso l’Ucraina: teme un ridimensionamento del nostro impegno nei vostri confronti?
Abbiamo avuto ieri 28 ottobre una call con il G7 allargato e il rappresentante italiano ci ha rassicurato che proseguirete con le sanzioni. Mi fido di quanto è stato detto, siamo contenti di poter sviluppare la nostra relazione con l’Italia.
Torniamo al price cap: vi aspettate che venga sviluppato già durante la prossima riunione dell’Ue?
Sì, attendiamo con ansia. Più bassi saranno i profitti della Russia, prima finirà questa guerra.
Siete fiduciosi?
Nessuno può esserlo. Voglio essere speranzosa che la guerra possa finire presto. Ho scelto di non lasciare l’Ucraina, mio figlio di tre anni vive qui e ogni giorno temo per la sua vita. Se vogliamo che questo conflitto finisca dobbiamo fare in modo che non ci sarà, mai più, possibilità di nuove azioni bellicose contro l’Ucraina.