Ex-Ilva, Bernabè ammette: "Mai vissuto una situazione così complessa"

Dal 2032 la fabbrica di Taranto sarà alimentata solo a idrogeno

Economia

Ex-Ilva, Bernabè: "Mai vista una cosa del genere"

"Do atto all’amministratore delegato Lucia Morselli di aver condotto l’azienda in una situazione di grande drammaticità. La situazione di Acciaierie d’Italia è assolutamente più complessa di tutte quelle che io ho vissuto in precedenza". Lo ha detto il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè in audizione in commissione industria al Senato sull'ex Ilva. Il manager ha ricordato il piano di ristrutturazione di Eni quando era amministratore delegato: "Quello fu un successo, ma noi avevamo un azionista forte che poteva finanziarsi sul mercato. Acciaierie d’Italia ha dovuto gestire tutto con il flusso di cassa".

Bernabè ha poi indicato il “miglioramento della sostenibilità dell’area a caldo” che avverrà tra il 2023 e il 2025, predisponendo “l’utilizzo del Dri”, il preridotto di ferro, “su cui stiamo lavorando”. Per questo servirà “oltre 1 miliardo ma è destinato ad aumentare a seguito processo inflattivo”. La fase successiva vede il “primo forno elettrico con preridotto e idrogeno come come vettore energetico e  la cattura dell’anidride carbonica”. Questa fase andrà dal 2024 al 2027 ed è calcolata in 2,4 miliardi. A seguire, ha detto Bernabè, vi sarà “l’estensione dell’elettrificazione dell’area a caldo, un secondo forno”, fase che andrà dal 2027 al 2029 con un miliardo e 200 milioni di impegno finanziario. Quindi, l’ultima fase, che per Bernabè è rappresentata dal “completamento dell’elettrificazione dell’area a caldo nel periodo 2029-2032” per marciare produttivamente con i “soli forni elettrici, alimentati prima dal gas naturale, da sostituire poi con idrogeno verde in funzione delle disponibilità che ci saranno”. Questa fase, ha detto Bernabè, costerà un altro miliardo e nel 2032 la fabbrica di Taranto sarà alimentata solo da idrogeno verde.

Le stime di investimento fatte per la transizione ecologica e industriale del siderurgico ex Ilva di Taranto in un periodo di dieci anni, dovranno essere riviste a causa del “processo inflattivo”. Lo ha detto oggi Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia, in audizione alla commissione Industria del Senato sul dl n 2 del 2023. Per Bernabè, “il piano di decarbonizzazione in dieci anni” ha come primo obiettivo “il taglio delle emissioni climalteranti. Secondo obiettivo - ha detto Bernabè - è la stabilità dell’occupazione nel periodo di transizione”. Viene poi la “sostenibilità economica gestendo le nuove tecnologie”, quindi “la crescita da perseguire con la strategia di transizione senza soluzione di continuità”. Secondo Bernabè, si tratta di rendere “compatibili quattro fattori, ambiente, sviluppo, occupazione e carattere strategico del sito, peraltro ribadito dal Governo”. Il presidente di AdI ha quindi spiegano che “il piano di decarbonizzazione ha quattro fasi come road map”, in percorso di “dieci anni. Dieci anni - ha detto Bernabè - perchè la complessità del programma è immensa, per ogni modifica serve fare caratterizzazioni del terreno, fare bonifiche e  chiedere permessi”.

Parlando della grave crisi finanziaria di Acciaierie d’Italia, Bernabè ha spiegato che l’uscita della società dal perimetro della multinazionale, “ha tolto l’azienda dal campo di consolidamento di ArcelorMittal”. Quest’ultima, ha aggiunto, “forniva di fatto il finanziamento del circolante” ed Adi “che dipendeva da ArcelorMittal per il finanziamento del circolante, si è trovata improvvisamente senza la possibilità di finanziare il circolante. Che, nel caso di AdI, società che fattura oltre 3,5 miliardi di euro, e che ha un ciclo di lavorazione di almeno sei mesi, comporta l’esigenza di un castelletto bancario di almeno 1,5 miliardi. La società - ha detto ancora Bernabè - non è bancabile, non ha accesso al credito, se non in misura limitatissima, e non ha un’azionista che la sostenga finanziariamente con l’uscita di ArcelorMittal perchè lo Stato non puó intervenire se non in condizioni molto particolari e strumenti di tipo legislativo per il sostegno finanziario della società. Ma non puó certamente finanziare il circolante”. 

AdI quindi, ha spiegato Bernabè al Senato, “si è ritrovata senza la possibilità di accedere al credito bancario” ed ha dovuto “gestire tutto il processo produttivo e commerciale per cassa, utilizzando la cassa generata dalla vendita per finanziare soprattutto l’acquisto di materia prima” che “va pagata all’atto del carico della  nave. La cassa che genera l’azienda la parte più importante, quella immediatamente disponibile, deve essere destinata all’acquisto di materie prime senza le quali il ciclo produttivo si interrompe. Questa è la ragione della sofferenza dell’indotto che purtroppo ha pagato costi molto elevati” ed ha portato “insieme ad Acciaierie d’Italia un peso abnorme rispetto a questa straordinaria situazione di non bancabilità dell’azienda” ha evidenziato Bernabé in riferimento alla situazione delle imprese di Taranto. 

“Per una società che ha fatturato 3,5 miliardi un aumento dei costi di circa 1 miliardo è assolutamente insostenibile. E va dato all’amministratore delegato di aver condotto l’azienda in una situazione di estrema drammaticità”. Quindi “bene ha fatto lo Stato da tempo a considerare la strategicità di questo settore”. Così Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia, oggi in audizione alla commissione Industria del Senato, sui temi ex Ilva e acciaio. Bernabè è stato ascoltato sul nuovo decreto legge. “Ho vissuto esperienze drammatiche - ha aggiunto Bernabè citando le sue precedenti esperienze nel campo della ristrutturazione della chimica “con decine di migliaia di posti di lavoro a rischio” - ma la situazione di AdI è infinitamente più complessa di quella che ho vissuto in qualsiasi altro esperienza. Questa è una situazione molto, molto più complicata. L’ad ha fatto molto”. E il nuovo decreto, per Bernabè, “credo che attenui una parte dei problemi. Potremmo pensare a riprendere”. 

Tags:
bernabèeniilvaindustria