Ex-Ilva, situazione sempre più tesa. Ma non arriverà il magnate ucraino

Rinat Akhmetov è in cerca di una sede per produrre acciaio utile alla ricostruzione dell'Ucraina, ma non sarà a Taranto

di Redazione Economia
Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Lucia Morselli
Economia

Ex-Ilva, situazione tesa, ma non sarà salvata da Akhmetov

L'Ex-Ilva di Taranto, da tempo al centro di dibattiti e controversie, rappresenta un capitolo critico nella storia dell'industria siderurgica italiana. La recente rivelazione dell'interesse dell'oligarca ucraino Rinat Akhmetov, patron di Metinvest, per l'acquisizione dell'impianto ha aggiunto ulteriore complessità al quadro, svelando la possibilità di un futuro sotto i colori gialli e blu dell'Ucraina. Ma si tratta di una voce destituita di fondamento. Il magnate, infatti, dopo la doccia fredda in Friuli stanno puntando forte su Piombino. Se neanche questa ipotesi dovesse andare in porto, per gli ucraini si aprirebbero solo soluzioni all'estero. Akhmetov, in cerca di una sede per produrre acciaio utile alla ricostruzione dell'Ucraina, ha mostrato interesse nell'acquisizione dell'impianto siderurgico.

Ma anche questa possibilità sembra più nel mondo delle speranze e della fantafinanza che in quella della realtà. Peccato, perché questa prospettiva potrebbe aver gettato nuova luce sulla situazione economica di Taranto e portato nuove opportunità per l'area, ma è stato un'ipotesi che è sfumata rapidamente. L'Ucraina, nonostante la devastazione causata dal conflitto, può contare su Metinvest, uno dei più importanti gruppi siderurgici d'Europa, per contribuire alla sua ripresa economica. Tuttavia, la situazione è tutt'altro che chiara, con il governo italiano e il gruppo multinazionale ArcelorMittal che stanno svolgendo trattative per il futuro dell'impianto. Allo stesso tempo, i sindacati, tra cui l'Unione Sindacale di Base (USB), stanno protestando contro l'ulteriore coinvolgimento di ArcelorMittal e richiedendo una maggiore partecipazione pubblica nella gestione dell'industria siderurgica

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ArcelorMittal resta una delle principali figure nella corsa per l'acquisizione dell'Ex-Ilva. Il gruppo multinazionale sta conducendo trattative con il governo italiano e potrebbe alla fine acquisire l'intero impianto. L'Espresso ha sottolineato che l'Ex-Ilva è fortemente indebitato e l'opzione di vendere l'azienda ad ArcelorMittal potrebbe essere l'unica via d'uscita. Tuttavia, ci sono preoccupazioni sull'interesse e l'impegno di ArcelorMittal nel rispettare gli accordi presi con il governo italiano, specialmente alla luce delle recenti controversie che coinvolgono il riassetto di alcune aziende strategiche del paese. La Francia, patria di ArcelorMittal, è nota per la sua attenzione alla difesa del patrimonio industriale, il che potrebbe influenzare il futuro dell'Ex-Ilva e persino le reazioni di Bruxelles alla situazione economica italiana.

Le tensioni nel settore siderurgico italiano sono ulteriormente acuite dalle proteste sindacali. L'Unione Sindacale di Base (USB), in particolare, sta mostrando una forte opposizione all'ulteriore coinvolgimento di ArcelorMittal nell'Ex-Ilva. I rappresentanti sindacali ritengono che ArcelorMittal non abbia rispettato gli accordi presi in precedenza e che il governo italiano stia compiendo un grave errore nel continuare le trattative con la multinazionale. L'USB sostiene che la gestione dell'industria siderurgica dovrebbe essere più direttamente controllata dal settore pubblico, sottolineando l'importanza della transizione ecologica ed energetica sotto il controllo del governo. Il sindacato richiede al governo di convocare un tavolo di discussione, cercando risposte immediate alle preoccupazioni sollevate.

I sindacati, tra cui la Fim Cisl e la Uilm, chiedono una maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dell'Ex-Ilva. La Fim Cisl si oppone a ulteriori erogazioni di fondi pubblici per ArcelorMittal, affermando che il settore pubblico dovrebbe avere un maggiore controllo sulle risorse investite. La Uilm sostiene che l'azienda deve assumersi la responsabilità delle sue azioni e solleva preoccupazioni sul futuro dell'approvvigionamento di gas. I sindacati richiedono anche un'indagine su come i fondi pubblici siano stati utilizzati, in particolare i 680 milioni erogati precedentemente e i 100 milioni previsti per la cassa integrazione.

L'Ex-Ilva di Taranto rappresenta una complessa situazione economica e politica, con l'interesse dell'Ucraina, l'approccio di ArcelorMittal e le preoccupazioni dei sindacati che alimentano una serie di controversie. Il futuro dell'industria siderurgica italiana rimane incerto, e il governo deve affrontare decisioni difficili riguardo alla gestione dell'Ex-Ilva. La questione coinvolge anche gli interessi internazionali, con la Francia che segue da vicino la situazione, e Bruxelles che potrebbe essere influenzata dalla gestione del settore industriale italiano. Con le tensioni in aumento e le proteste sindacali, il terzo round del cda di Acciaierie d'Italia sarà cruciale per definire il futuro dell'Ex-Ilva.

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