Fed, niente rialzo dei tassi a giugno ma poi tornerà "falco". Ecco perchè
Dopo i dati dell'inflazione americana in calo del 4%, gli analisti scommettono su un rallentamento della stretta sui tassi d'interesse da parte della Fed
Fed, la stretta sui tassi rallenterà. Ecco perchè. Il commento
Il Federal Open Market Committee ("FOMC") annuncerà oggi la sua decisione. Dopo le osservazioni del 31 maggio del vicepresidente entrante della Fed, Jefferson, le aspettative del mercato e del consenso si sono allineate, prevedendo che il tasso sui Federal fund non subirà variazioni in questa riunione. Anche la probabilità di un rialzo a luglio è aumentata.
Il presidente Powell e i vertici della Fed, nei loro recenti commenti, sono sembrati relativamente dovish, cosa che interpreto come un segnale in tal senso, pur lasciando aperta la porta a un altro rialzo dei tassi in futuro. Soprattutto, interpreto l’attuale attenzione alla dipendenza dai dati come una risposta al trend, non ai flussi e riflussi degli indicatori economici mese per mese.
Con una politica già restrittiva, sembrano appropriati rialzi più distanziati. Allo stesso tempo, il recente miglioramento dei dati residenziali e i numeri ancora forti sull'occupazione illustrano quanto sia equilibrato il rapporto tra rischi e guadagni per la Fed. La banca centrale Usa non può abbandonare la lotta all'inflazione. Per questo motivo, resto fermamente convinta che l'allentamento della politica monetaria non sia previsto per quest'anno e che la prossima mossa sarà più probabilmente un rialzo che una pausa.
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Il FOMC rilascerà una serie di previsioni aggiornate in occasione di questa riunione, in cui mi aspetto alcuni cambiamenti. In primo luogo, il dot plot mostrerà probabilmente un altro rialzo nel 2023, che lascerebbe la porta aperta a un ulteriore inasprimento. Se Powell, durante la conferenza stampa, darà seguito alla “guidance” secondo cui il prossimo rialzo potrebbe avvenire già a luglio, ritengo che si tratterebbe di un risultato da falco. Se Powell tentasse di spostare il prossimo rialzo a settembre, lo interpreterei come un atteggiamento da colomba. Sarebbe anche un segno che le colombe del FOMC stanno avendo la meglio e che non c'è un forte sostegno per un ulteriore aumento dei tassi.
In secondo luogo, le stime del tasso di disoccupazione per il 2023 saranno riviste al ribasso. A marzo, il tasso previsto per il quarto trimestre del 2023 era del 4,5% e, anche con l'ultimo aumento del tasso di disoccupazione al 3,7%, le previsioni di marzo mi sembrano troppo elevate. Una previsione inferiore del tasso di disoccupazione rafforzerebbe l'orientamento al tightening del FOMC.
Infine, le spese per consumi personali core (Personal Consumption Expenditures - PCE) saranno probabilmente riviste leggermente al rialzo per riflettere le sorprese positive dei dati. La prevista persistenza dell'inflazione avrebbe lo stesso scopo di rafforzare il tono da falco in una riunione in cui il FOMC sembra destinato a lasciare i tassi invariati.
Gli scenari che potrebbero contraddire la mia view
Il dot plot potrebbe mostrare altri due aumenti dei tassi di 25 punti base per quest'anno, il che implicherebbe che la Fed continuerà con i rialzi fino alla fine dell'anno, seguendo la cadenza di un aumento ogni due riunioni. Questa proiezione rafforzerebbe ulteriormente l'orientamento restrittivo del FOMC e contrasterebbe le aspettative di allentamento della politica. Tuttavia, non ritengo che ciò sia probabile, poiché la Fed è cauta nel provocare forti oscillazioni nei prezzi di mercato e nel sottoporre il settore finanziario a indebite tensioni dopo l'episodio di Silicon Valley Bank. Inoltre, fornire indicazioni sul potenziale percorso politico a sei mesi di distanza sarebbe in contrasto con il loro orientamento verso la massima dipendenza dai dati.
Il dot plot potrebbe anche mostrare che non sono previsti altri rialzi nel corso dell'anno. Questo sarebbe un risultato da colomba e suggerirebbe che ho sottovalutato la riluttanza della frangia dovish del comitato a inasprire ulteriormente la politica e la loro influenza sulla leadership della Fed.
Infine, ritengo che i rischi di un aumento del tasso dei Federal fund al 6% o oltre siano limitati. Un aspetto dei dati del mercato del lavoro può spiegare perché: nell'ultimo anno, chi ha cambiato lavoro ha beneficiato di un'inflazione salariale più elevata rispetto a chi è rimasto fermo, a causa dell'elevato turnover. L'inflazione salariale di chi cambia lavoro è superiore a quella di chi rimane durante le fasi di ripresa, ma questa volta il divario è maggiore. Tuttavia, poiché il numero di coloro che abbandonano il lavoro rispetto a quelli che lo perdono è diminuito, mi aspetto che questo porti a un rallentamento dell'inflazione salariale che eserciterà una certa pressione al ribasso sull'inflazione dei servizi. La possibilità che la Fed riduca i tassi d'interesse quest'anno è limitata, dato che sia l'inflazione di base dei beni sia quella dei servizi rimangono al di sopra dei trend di lungo periodo che hanno permesso alla Fed di mantenere l'inflazione costantemente al di sotto del suo target.
*Chief US Economist, T. Rowe Price