Financial Times, attacco a Meloni: "Luna di miele finita con gli investitori"

Il quotidiano britannico si domanda se riuscirà a mantenere gli impegni o "sarà tentata da misure non ortodosse e una politica fiscale espansiva"

di Redazione Economia
Meloni, attacco del Financial Times
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Manovra, tra promesse da mantenere e cassa vuota. Meloni al bivio

Il governo Meloni è alle prese con la manovra finanziaria e il conto continua a salire, considerando il taglio al cuneo fiscale e l'Irpef ridotta si arriva già a 14 miliardi, soldi che vanno ancora trovati. La premier ha preannunciato l'intenzione di confermare il taglio al cuneo contributivo per tutto il 2024. E "anche qualcosina in più", ha aggiunto. Laddove quel di più potrebbe essere un primo pezzo della riforma fiscale immaginata dal viceministro all’Economia Maurizio Leo. Ridurre cioè - si legge su Repubblica - le aliquote Irpef da quattro a tre, eliminando lo scaglione del 25% e dilatando quello del 23% sino ai 28 mila euro di reddito. La mossa viene studiata anche per attenuare almeno in parte il peso delle tasse che si mangiano un pezzo proprio di quel taglio del cuneo a favore di 13,8 milioni di lavoratori dipendenti privati e pubblici. Il doppio intervento però costerebbe non poco, all’incirca 14 miliardi. E dovrebbe vedere la luce nella prossima legge di Bilancio, coperture permettendo.

Intanto però proseguono gli attacchi a Meloni dal mondo economico-finanziario. Per il Financial Times la luna di miele tra la premier italiana e gli investitori è finita. In un'analisi il quotidiano britannico si chiede se Meloni manterrà gli impegni di disciplina fiscale o "sarà tentata da una politica fiscale espansiva o da altre misure poco ortodosse". In questo contesto di ostilità dovuto principalmente alla tassa sugli extraprofitti alle banche, il governo deve cercare di far quadrare i conti e non deludere le tante promesse fatte agli italiani in campagna elettorale.

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Meloni - prosegue Repubblica - dice di voler attenuare il peso del fisco sul taglio del cuneo, in realtà omette di raccontare che, asciugando gli scaglioni dell’Irpef, il beneficio da circa 2,8 miliardi ricadrebbe su un numero di contribuenti molto più ampio dei lavoratori avvantaggiati dalla decontribuzione su cui però pagano 4 miliardi di tasse. Un gioco delle tre carte per dire di aver fatto due operazioni in una. L’alternativa d’altro canto sarebbe ancora più semplice, ma sulla carta costosissima: mettere una cifra più alta dei 15 miliardi lordi sul cuneo. L’obiettivo del Tesoro è dare fino 100 euro netti ai dipendenti. "Sarà un’operazione complicata", ammettono al Mef.

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