Pnrr, Italia troppo lenta: a rischio 20mld. Spettri lavoro, salari, demografia
Bonomi al governo Meloni: "Manca un vero taglio del cuneo fiscale". E l'inflazione si mangia i salari. I fondi europei traballano
(Fonte immagine: La Presse)
Lavoro, il piano Meloni non convince Confindustria: "Manca vero taglio del cuneo fiscale"
“Abbiamo visto del provvedimenti positivi come le risorse stanziate per contenere il caro bollette, il provvedimento sul gas release, l'intenzione comunque di tenere la barra dritta sulla finanza pubblica. Quello che secondo noi sta mancando è un intervento strutturale sui temi del lavoro”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi commentando il dl Aiuti quater a margine del Forum Piccola Industria di Confindustria a Mogliano Veneto (Treviso), aprendo il dibattito sul fronte economico e sul lavoro.
“Le urgenze sono quelle che abbiamo detto da tempo: dedicare tutte le risorse disponibili sul caro bollette, avere un grande occhio alla finanza pubblica, ovviamente, e fare degli interventi importanti sul tema del lavoro, il primo dei quali è il taglio al cuneo fiscale” ha poi proseguito. “Se vogliamo rimettere soldi in tasca agli italiani, specialmente quelli con redditi bassi che hanno sofferto durante la crisi e stanno soffrendo i colpi dell'inflazione, bisogna tagliare le fasce” ha poi concluso aggiungendo che “un Paese che spende oltre mille miliardi all'anno di spesa pubblica può riconfigurare il 4/5% di questa spesa, quindi cinquanta/sessanta miliardi, e avere le risorse per fare questo intervento”.
Lo spettro dei salari più bassi erosi dall'inflazione
Come spiega Repubblica, il grande spettro è quello dei salari, già bassi prima del ritorno dell’inflazione. "Ora zavorrati in una non rincorsa con i prezzi che presto innescherà una recessione nei consumi e nell’economia. Il tema è stato posto da sindacati e imprese al tavolo con il governo. Per ora senza risposte adeguate, se non bonus e fringe benefit molto settoriali".
Urso rassicura: "Interventi graduali"
Come racconta la Stampa, "al fianco di Bonomi, sul palco, c’è Adolfo Urso, neoministro delle Imprese e del Made in Italy. A volte incassa e a volte replica, rassicurando il suo interlocutore: «Il taglio del cuneo fiscale sarà per due terzi per il lavoratore e per un terzo per l’azienda. E alzeremo gradualmente i salari, per incentivare il lavoro». Per il momento, l’inchiostro sulla pagina bianca è soltanto quello che traccia le misure del Decreto Aiuti quater. Sul quale Confindustria non si risparmia. Già coprotagonisti della prima crisi di merito di questa fase iniziale del governo – il “caso trivelle” –, gli industriali si prendono la scena, non lesinando le critiche e spendendosi in suggerimenti dal sapore di indicazioni puntuali. Promuovono il provvedimento sul gas release, come le risorse stanziate per contenere il caro bollette e, in generale, la considerazione data finora alla finanza pubblica", scrive la Stampa.
Progetti in grave ritardo: a rischio i 20 miliardi del Pnrr
Intanto, sarebbero a rischio i 20 miliardi del Pnrr. Scrive sempre la Stampa: "Di qui a fine anno il governo deve rispettare 55 impegni del Recovery. E’ uno dei semestri più complicati dell’intero piano. Draghi ha lasciato sul tavolo di Meloni la metà del lavoro. Gli ostacoli da superare sono essenzialmente tre: la riforma del processo penale, su cui pendono le resistenze di magistrati e avvocati, quella dei servizi pubblici locali (qui le resistenze sono di governatori e sindaci), il riordino dei cosiddetti oneri di sistema, i balzelli che paghiamo in bolletta per sussidiare la produzione di rinnovabili. La riorganizzazione voluta da Meloni rischia però di rallentare il lavoro".
Secondo la Stampa, "oltre alle riforme da attuare, per evitare di perdere i finanziamenti del piano l’Italia deve dimostrare di essere in grado di spendere i soldi a disposizione, e invece siamo in grave ritardo. Tre numeri su tutti: secondo le stime fatte da Palazzo Chigi nei primi mesi del piano, ad oggi avremmo dovuto spendere 42 miliardi di euro, poi scesi a 33. Il conteggio più aggiornato parla di 21 miliardi, la metà di un anno e mezzo fa".
Fornero: "L'Italia rischia un inverno demografico"
Su La Stampa è invece apparsa un'analisi di Elsa Fornero: "Dal 2011 al 2020, gli italiani emigrati sono raddoppiati, passando da circa 80 mila a circa 160 mila, in gran parte giovani, spesso donne, provenienti dal Mezzogiorno e dalle Isole", scrive l'ex ministra. "A fronte di questa vistosa emorragia, i nati, che ancora nel 2008 sfioravano i 600 mila, sono crollati sotto i 400 mila nel 2021, mentre i rimpatri si mantengono molto bassi, a poche decine di migliaia l’anno, in maggioranza anziani (quelli che non scelgono altri Paesi, fiscalmente vantaggiosi). Tristemente, i giovani che emigrano sono spesso dotati di un livello di istruzione medio-alto; su di essi, l’Italia ha “investito” molto, aumentandone il “capitale umano”, per poi lasciare che esso si svilisca per mancanza di opportunità e di prospettive; e per l’offerta, quando va bene, di “lavoretti”.
L'Italia, secondo Fornero, rischia un inverno demografico. Ed ecco un suggerimento a Meloni, sempre nel suo articolo su La Stampa: "Dai francesi, che forse non hanno titolo per impartirci lezioni, dovremmo però almeno imparare che il welfare dovrebbe dare ai giovani almeno la stessa attenzione data alle pensioni; con interventi sulla scuola, politiche efficaci di accompagnamento al lavoro, di formazione nelle competenze che mancano, nonostante vi sia domanda da parte delle imprese; prestiti e sgravi fiscali per iniziative imprenditoriali".