Guerra Russia-Ucraina, le bombe affondano le Borse: Milano chiude a -6%
Nuova seduta difficile per le Borse continentali dopo che le forze militari russe hanno preso il controllo della centrale nucleare più grande d'Europa
JP Morgan: la Russia va verso una profonda recessione. Calo del Pil a due cifre
Seduta in forte calo per le principali piazze azionarie europee, all'indomani di una seduta nera sia per l'Europa sia per Wall Street, in scia alla volatilità dei prezzi del petrolio e del "whatever it takes" di Jerome Powell sull'inflazione. Gli occhi degli operatori sono sempre tutti puntati sulla situazione in Ucraina: l'area dove si trova una delle centrali nucleari del Paese, quella a sei reattori della città di Enerhodar, nell'oblast di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, è stata oggetto di bombardamenti da parte dei russi. Ora le autorità ucraine hanno fatto sapere che gli incendi sono stati domati e le bombe non hanno provocato danni alle strutture essenziali.
Ne fanno le spese i listini europei con Milano, peggiore del Vecchio Continente, che chiude sui minimi di giornata a -6,24% ai minimi da febbraio 2021: dall'inizio del conflitto Piazza Affari ha ceduto il 13%, dai massimi di inizio gennaio il 20%. Anche Parigi e Francoforte segnano ribassi di quasi il 5% mentre Wall Street - con il dato sulla disoccupazione di febbraio migliore delle attese che da' spazio alla Fed per agire sui tassi - viaggia anch'essa in rosso ma finora non pesante. Chiusa invece la Borsa di Mosca, ferma per il quinto giorno consecutivo, per evitare un collasso finanziario mentre le agenzie di rating continuano a declassare il Paese. Così, mentre i carri armati russi si avvicinabno a Kiev, la borse europee sprofondano e bruciano nella seduta circa 400 miliardi di capitalizzazione.
Continuano a volare ovviamente le materie prime con il Wti a 112 dollari (+4%) mentre il gas, dopo avere sfondato quota 200 euro per Mwh, ora e' a 192, comunque in rialzo del 19%. A Milano pioggia di vendite sulle banche, in particolare su Unicredit che chiude a -14,5%, anche se la peggiore è ancora una volta Telecom Italia, che crolla di quasi il 16% dopo conti e piano. Intesa, Banco Bpm e Bper cedono oltre l'8%, Stellantis il 7,7%. Si salvano le utility con Snam in rialzo dello 0,5% e Terna sulla parita'.
Per quanto riguarda il mercato valutario: la moneta unica scivola sotto la soglia di 1,10 dollari per la prima volta da maggio 2020. Alla fine chiude a 1,091 (1,102 in avvio e 1,1076 ieri in chiusura) e a 125,3 yen (da 128,18). Il cambio dollaro/yen e' a 114,78 (da 115,49).
Infine, registrano valori record anche i prezzi del gas naturale in Europa: sulla piattaforma Ttf il contratto con scadenza aprile e' trattato a 202,4 euro al megawattora, in rialzo del 25,8% con la chiusura di ieri e la scadenza maggio si muove nella stessa misura a 196 euro al megawattora. Nel corso della giornata di ieri, i prezzi avevano solo sfiorato quota 200 euro, ora sfondata con l'aggravarsi continuo della crisi Ucraina.
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BTp: guerra Ucraina spinge acquisti reddito fisso, spread con Bund a 159 punti
Forti acquisti sui Bund e in generale sul comparto del reddito fisso in una seconda parte di seduta sul secondario telematico Mts nella quale si sono acuite le preoccupazioni legate al conflitto in Ucraina. I Bund decennali al termine della seduta tornano a registrare un rendimento negativo. I Btp si apprezzano ma non con la stessa velocita' e, di conseguenza, nel finale lo spread con i Bund torna a riallargarsi. Al closing il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005436693) e il pari durata tedesco si e' attestato a 159 punti base dai 156 dell'avvio (155 punti l'ultimo riferimento di giovedi'). Prosegue la flessione del rendimento del BTp benchmark decennale, indicato nel finale all'1,52% (1,57% stamani) dall'1,59% del closing della vigilia.
Intanto, S&P ha tagliato nuovamente il rating della Russia a "CCC-" (lo aveva già fatto la scorsa settimana riducendo il giudizio da "BBB-" a "BB+"), mantenuto in CreditWatch Negative, per il crescente rischio default. Per gli analisti di JP Morgan, la più grande banca mondiale, le sanzioni "colpiranno duramente l'economia russa, che ora sembra destinata a una profonda recessione". L'istituto guidato da Jamie Dimon prevede un calo del Pil da picco almeno dell'11%, in linea con il calo visto durante la crisi del debito del 1998.
Le sanzioni internazionali minano i due pilastri che promuovono la stabilità che sono le riserve valutarie di Russia e il suo surplus delle partite correnti, dicono da JpM. L'ampio avanzo delle partite correnti della Russia "avrebbe potuto accogliere ingenti deflussi di capitali, ma con le nuove sanzioni, oltre alle restrizioni precedenti, i proventi delle esportazioni della Russia saranno interrotti e i deflussi di capitali saranno probabilmente immediati". La pressione al ribasso sul rublo e la fuga di capitali "stanno spingendo la banca centrale ad aumentare drasticamente i tassi e ad imporre controlli sui capitali. Le importazioni e il Pil crolleranno", avverte JpM.
I future di Wall Street peggiorano e sfiora un passivo dell'1% e le vendite aumentano ancora sulle Borse europee con Milano che tocca anche -5%. Parigi e Francoforte lasciano sul terreno il 3,6%. Il tutto mentre la situazione bellica in Ucraina - anche se Putin ha appena dichiarato di "non avere cattive intenzioni con gli Stati vicini" - non sembra annunciare alcuna svolta positiva. Piazza Affari è penalizzata anche dalla giornata nera dei bancari (-5% lo Stoxx di settore) con Unicredit e Bper che cedono oltre il 9%, anche se la peggiore resta Telecom Italia che perde quasi l'11%.
La prospettiva di un continuo rialzo dei prezzi delle materie prime pesa anche sull'euro, che va verso la peggiore seduta nei confronti del dollaro in quasi due anni: la moneta unica è scesa fino a un minimo di 1,101 dollari, il punto più basso da maggio 2020, e passa ora di mano a 1,102 (1,1076 ieri in chiusura) e a 127,19 yen (da 128,18). Il cambio dollaro/yen è a 115,49. Il rublo rimane non lontano dal minimo storico di lunedi', con il cambio usd/rub a quota 110. La Banca Centrale Russa ha comunicato che la Borsa di Mosca, chiusa da lunedi', non riprenderà le contrattazioni fino a martedì 8 compreso.
Prosegue anche la forte volatilità dei prezzi del greggio, che vanno comunque verso la settimana migliore in quasi due anni e con il Wti che ha toccato il massimo dal 2008 a 116,57 dollari al barile: i contratti del Wti aprile salgono dell'1,25% a 109,02 dollari al barile, quelli del Brent maggio dell'1% a 111,57 dollari. In calo infine i prezzi del gas, con il contratto aprile scambiato ad Amsterdam in discesa del 3,31% a 155,5 euro al megawattora.
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Seduta da dimenticare per le Borse di Asia e Pacifico, in deciso calo. Tokyo in chiusura ha lasciato sul terreno, nell'ultima seduta della settimana, il 2,23%. Sydney invece lo 0,57% e Seul l'1,22%. In Cina gli operatori hanno alleggerito le posizioni con il peggioramento dello scenario.
A fine seduta l'indice Composite di Shanghai ha perso lo 0,96%, attestandosi a 3.447,65 punti, mentre quello di Shenzhen ha accusato un ribasso dell'1,28%, scivolando a quota 2.264,64 punti. Performance ancora peggiore per la Borsa di Hong Kong dove l'Indice Hang Seng ha terminato in calo del 2,5%, scivolando a 21.905,29 punti.
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